non urlate sull’eutanasia…

scritto da il 26 settembre 2006

Chissà se, nel grande caos che si sta scatenando, qualcuno proverà ad accostarsi a un malato terminale, a una persona che non riesce più a tirare avanti eppure ogni mattina si risveglia, e che ha un’idea differente dalla sua per provare a dialogare… Da una parte e dall’altra penso che si cercherà più il rifugio nelle proprie personali convinzioni, attenti solo ad accusare con enfasi l’altra parte. Difficilmente il laico progressista affronterà la persona che pur soffrendo riconosce e ama la sacralità della vita. E difficilmente il credente proibizionista andrà a trovare un Uomo ridotto a vegetale…
Io, per mia grande fortuna, non mi sono mai trovato in una situazione di “vita-non-vita”. E se ti dovesse capitare? Beh, spero di non essere da solo, e poi spero di aver la lucidità sufficiente per leggere la situazione senza troppi errori.

Perchè non possiamo lanciare un’idea così grande ed esigere che sia valida per tutti! Chi, da ammalato, invoca (o chi rifiuta) l’eutanasia lo fa con alle spalle una sua storia, una serie di esperienze fisiche e mentali, con ricadute nel suo modo di vedere la vita oggi e vederla nel futuro. Lo fa con un bagaglio di risorse e difficoltà fisiche e anche materiali. Proponiamo la nostra idea ma senza urlarla, perchè ci sarà sempre qualcuno che ha più diritto di no di urlare. E lasciamo sempre lo spazio pe ascoltare l’idea altrui…

Infine, se mi posso permettere, ho una domanda: fino a che punto è lecito costringere un corpo a vivere? Non è lecita l’eutanasia procurata con un’iniezione, ma quanto è lecito usare macchine per costringere un uomo a non morire? Non si sfiora abbondantemente l’accanimento terapeutico?