Camila si racconta

Scritto da il 18 ottobre 2006

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Mi sono imbattuto un paio di volte nella trasmissione Loveline di MTV. E la domanda è sempre stata: ma ci sono o ci fanno?! In realtà chi mi “colpiva” di più era il sessuologo che purtroppo deve avere anche qualche titolo scientifico riconosciuto!

Ma se anche voi siete rimasti perplessi di fronte a questa tv-cultura, leggete l’intervista rilasciata da a Camila a Repubblica. Tante cose vi saranno più chiare… Non tanto perchè “Le maestre si arrabbiarono perché dicevo ‘vagina’, ma a casa mia si girava nudi” ma forse perchè “Fu difficile integrarsi a Milano, io avevo vissuto da sola già a 9 anni…”, diciamo che le cure dei caregiver sono venute un po’ a mancare!

In realtà devo confessare che la ragazza mi sta anche simpatica! L’intervista è in occasione dell’uscita del libro “Lo rifarei” racconto dell’infanzia in un ashram, con due genitori un po’ speciali L’India, il sesso, la vita vagabonda.

Camila, una figlia dei fiori in tv

di CARLOTTA MISMETTI CAPUA

HA deciso di scrivere un libro il giorno che, per l’ennesima volta, lavandosi i denti, ha letto la targhetta sullo specchio: “Se vuoi sapere dove vai, devi sapere da dove vieni”. È il Talmud. Il libro – che poi ha scritto – si intitola Lo rifarei, esce il 18 ottobre per Baldini&Castoldi. Il posto da cui viene Camila Raznovich – la conduttrice di Loveline su Mtv, il più serio e spassoso programma di sesso che ci sia in giro, in cui si dice pane al pane, orgasmo all’orgasmo – sono gli anni Settanta. Hair, figli dei fiori, sesso libero. E ashram indiani: è là che i suoi genitori la portarono a vivere, fino ai 10 anni. In giro per le comunità del mondo, duecento mamme e trecento fratelli, tutti seguaci di Osho, mistico indiano, re dei fricchettoni. Camila – 32 anni, il cane Veeresh, un divorzio, la carriera fra Londra e New York – fumava i bidies (le sigarettine all’eucalipto) a 6 anni, è cresciuta ascoltando Astor Piazzolla e Violeta Parra.

La sua somiglia a tante storie di famiglie toccate dal Sessantotto. Chi era bambino non è rimasto indenne. “Le maestre chiamarono mio padre perché dicevo ‘pisello’ e ‘vagina’. A casa mi insegnavano il nome delle cose, niente pistolino e patatina. Così diedi scandalo alla ‘Ruffini’, scuola bene milanese dove tutti parevano usciti dalla pubblicità dell’ovetto Kinder e io andavo in giro col poncho. Diversa? Sì, ma stavo bene”.

Camila, lei è un prototipo di figlia dei fiori. Ma lo ha tenuto sempre nascosto.
“Un po’. Il libro mi ha permesso di riconciliarmi con questa parte strana della mia esistenza. Per anni ho vissuto una dicotomia tra la vita con i miei genitori in India e quella dopo, carriera, soldi, paillette. Ho due anime. Questo libro le rimette isieme”.

Come è finita in un ashram?
“I miei venivano dall’Argentina, mio padre era architetto, mia madre si occupava di arredamento. Dopo il golpe erano scappati a Milano, la consideravano abbastanza internazionale. Poi si sono trasferiti in India per seguire Osho, il maestro spirituale. Tutti, anch’io e mio fratello, siamo finiti nell’ashram”.

Si sente una cosmopolita o una vagabonda?
“In famiglia abbiamo il gene del vagabondaggio, mio padre era ebreo, ho parenti in tutto il mondo. Purtroppo non padroneggio la cultura italiana quanto quella internazionale. Non sono cresciuta coi libri, la musica, i film italiani. Quando alle cene si parla di queste cose non capisco niente”.

Due genitori così, le hanno mai creato imbarazzi?
“Mia madre terribilmente. Femminista scatenata, faceva scenate pure al facchino del supermercato. La rivoluzione non si faceva ai cortei ma tutti i giorni, in casa. Mi ha commossa e divertita il film Little Miss Sunshine: mi sentivo come quella bambina lì, felice, unita alla mia famiglia, e speciale”.

Una vita fuori dagli schemi a confronto con la realtà degli altri: come si trovò a Milano?
“Ci sono stati momenti duri. Rientrare nei ranghi, le scuole italiane, le altre famiglie… Io avevo anche vissuto da sola, a 9 anni mia madre mi aveva spedita in una comunità Osho per bimbi, in Inghilterra. Il primo mese ho pianto tutte le notti, ma mi sono divertita”.

Dolori?
“Due giganteschi: la separazione da mio marito e la morte di mio padre. La meditazione, e i gruppi di sostegno, mi hanno aiutata. Questo libro è stato un po’ la mia seduta di analisi, ci ho messo un anno. Il dolore ti fa crescere, mi ha insegnato tutto quello che so. Poveretto chi non prova dolore, perché non può sapere cos’è l’armonia. Il dolore dà solidità alla gioia”.

Il suo Loveline è molto seguito: parla di sesso con serietà e leggerezza.
“Devo ringraziare l’educazione che ho ricevuto, senza tabù e ipocrisie. A casa si girava nudi. Antonio Campo dall’Orto (ad di Mtv Italia, ndr) mi ha chiamata dopo che, una sera di tanti anni fa, a Ibiza, avevamo chiacchierato di sesso. Lo colpii perché ne parlavo come se niente fosse. Avevo solo 22 anni…”.

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