Prodi e Dottor House

Scritto da il 23 ottobre 2006

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Professor House di Massimo Gramellini

21/10/2006

COSA è successo a Romano Prodi, trasformatosi nel giro di qualche arrabbiatura da parroco di campagna a principe della notte: labbra contratte, voce tenebrosa e linguaggio così ispido che quando parla i suoi collaboratori sembrano sempre sul punto di svenire? Anche lui ha finalmente visto una puntata del Dottor House.
E’ comprensibile che il premier fosse incuriosito dal dominatore dell’autunno televisivo, i cui indici di popolarità risultano drammaticamente inversi ai suoi. House è zoppo, diffida dei colleghi (tranne un paio) e maltratta di continuo i pazienti. L’opposto di quanto prescrive il manuale del perfetto piacione che i politici italiani hanno copiato dai protagonisti delle fiction Rai, sempre così retorici e sorridenti da dare il voltastomaco. Prodi si è guardato allo specchio e ha intravisto straordinarie somiglianze: dei colleghi si fida poco pure lui, tranne un paio di emiliani dei quali si fida anche troppo. A maltrattare i pazienti ha provveduto con indubbio zelo quella purga di Finanziaria. Quanto alla zoppia, la sua è metaforica ma implacabile: l’assenza di un partito di riferimento e la striminzita vittoria elettorale che gli ha consegnato una maggioranza fragile e una legittimazione incerta. E allora come mai, a parità di condizioni, il Dottore sbanca l’Auditel mentre il Professore fa sbiancare persino chi lo votò? Perchè la vera forza di House risiede nella sua autostima: non gli importa cosa gli altri pensano di lui.
Detto fatto, il nuovo Prof si mostra colto da sincero entusiasmo all’idea che tutti gli italiani lo detestino. A questo punto non vorremmo deludere le sue aspettative di rimonta, però un terribile sospetto ci assale: che House piaccia tanto al pubblico perché è autorevole, e che sia autorevole perché le sue cure alla fine funzionano. Quelle di Prodi, mah.

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