Si è parlato tanto, nei giorni scorsi, del celibato dei sacerdoti. Oggi sembra che con l’avvicinarsi del Natale la questione si allontani. Eppure…

Forse non era tanto il celibato sacerdotale in se a interessare, era solo il contorno del piatto forte. E il piatto forte era la notizia di una rottura tra Milingo e Roma. Un po’ di scandalo, un po’ di sexi-&-piccante, un po’ di questo e un po’ di quello e insieme il celibato sacerdotale. Poi, magicamente, la notizia perde d’interesse e tutto torna a tacere. Eppure…

Da qualche settimana, la rete-comunista Rai3 manda in onda al mercoledì sera, in prima serata, la Grande Storia. Ogni puntata è centrata su un papa del novecento, in ordine cronologico decrescente. Giovanni Paolo II, Giovanni Paolo I, Paolo Vi, e poi vedremo Giovanni XXIII e via discorrendo. Ne parlano con tono storico, tratteggiando ogni figura nel prima e nel dopo l’elezione al soglio pontificio. Parlano del papa e del suo tempo, e così scopro che negli anni ’60 i movimenti ecclesiastici erano decisamente più vivi e più vicini al gregge. Eppure…

Eppure…niente. Sembra che il papa dev’essere maschio perchè Gesù era maschio, mentre il celibato sacerdotale sia intoccabile anche se gli apostoli erano tutti maritati. La storia non solo la scrive chi vince, ma soprattutto chi vince la usa a proprio piacimento. E anche se si potrebbe dare una svolta a questa forma istituzionale, ripensandone ai principi ispiratori, le cose non cambieranno. E a noi non resta che sorridere con Luciana, che con ironia un po’ malinconica ci ricorda le suore, in tutta questa storia mai citate…

tratto da: “Il pensiero debole” di Luciana Litizzetto (15/12/2006)
E per non farci mancare niente adesso è partita la polemica sul matrimonio dei preti. La feral domanda è la seguente: I preti si devono sposare o non si devono sposare? Posso dire la mia? Io non sono convinta. Secondo me è meglio che i preti non si sposino. Che stiano da soli. Ma non per chissà cosa, ma perché penso alle mogli!!! Capisci??! Che vita?! Insomma già è difficile stare vicino ad un uomo normale che magari fa il ragioniere o l’imbianchino, stare con uno che di mestiere fa il prete, il vescovo o il cardinale deve essere una pizza mai più finita. Sai che prediche? «Cosa fai stasera, tesoro?». «Scrivo una enciclica». Parlapà. Hai idea fare la moglie di uno che si alza alle due di notte per andare a suonare le campane? E poi tutte le domeniche impegnato. Natale e Pasqua, lavora. Praticamente come un calciatore solo che guadagna molto meno. L’unico vantaggio è che a vestirlo costa poca fatica. Una palandrana nera e via, estate e inverno. Poi nera che tiene bene lo sporco… Devi solo riattaccargli qualche volta qualche bottone perché ne ha una sventagliata. Quello che non capisco è che si fa tanto parlare di preti. Ma le suore? Le suore, dico io, per par condicio le vogliamo considerare una volta tanto o no?

Quelle non le considera nessuno. Cosa devono fare le suore? Si possono sposare o non si possono sposare? O devono passare la vita a metter flebo e cambiare padelle, povere suore? Che è quello che si fa col marito, ma almeno 20 anni prima c’è stato del ciupa. Ci sono milioni di suore in Italia che si spaccano la schiena, lavorano silenziosamente come formiche operose, si sporcano le mani tutto il santo giorno e nessuno le tira dentro mai. Sorelle? Ribellatevi. Ma possibile? Ma ci vorrebbero un po’ di quote rosa anche lì, dalle loro parti. Poi, voglio dire, neanche il piacere di cambiarsi d’abito. Mai per tutta la vita. Agli uomini, anche se sono preti, si concede di più. Cominciano con la tonaca ma poi è un attimo, mettere il clergiman. E dal clergiman ai maglioncini giro collo, jeans e t-shirt il passo è veramente breve. Senza contare che se fai carriera e diventi vescovo o cardinale oltre a passare dal bianco al rosso ti metti in testa qualsiasi cosa: cappelli da gaucho, perette, feluche, dodecaedri, zuccotti algida e panettoni di ermellino.

Le suore no. Velo in testa e tira a campare. Per tutta la vita. E la Santanchè che non dice niente, tra l’altro. E nell’abito non un motivo, un richiamo, una bordura, una frangia, una passamaneria, un pizzo, uno strass…niente. Mai due dita di tacco, una extension al velo, un filo di perle di fiume, una passata di lucida labbra, niente. Per forza che poi qualcuna si lascia un po’ andare e si fa crescere sotto il naso quella peluria che non è ancora baffo ma poco ci manca. Io non credo che riuscirò a vedere il giorno in cui ai preti sarà permesso sposarsi, ma se quel giorno dovesse arrivare, mi auguro che alle suore sia almeno concesso di andare una volta la settimana in una balera onesta da dopolavoro a bersi una lemonsoda e imparare il tango figurato.