Dico e non dico…

Scritto da il 14 febbraio 2007

ATTENZIONE: questo post e' piu' vecchio di 12 mesi. I commenti sono stati percio' chiusi. Per qualunque segnalazione usate la maschera contattami.

Tra le diverse newsletter a cui sono abbonato, ce n’è una che non sempre condivido. Ma quando i concetti sono espressi in modo chiaro e intelligente, si legge volentieri anche un pensiero diverso dal proprio. E a volte si condivide anche…

E’ il caso della mail di StranaU dell’11 febbraio.

“11.2.2007

Ciao a tutti,
dalla proposta di legge riDICOla (NB: questo non lo condivido. Massimo) sulle coppie di fatto – quella che il GR1 venerdì presentava con “i PACS in Italia si chiamano DICO”, tanto per chiarire di che si stava parlando – ci salveranno le poste italiane.
Il comma 3 dell’art. 1 della suddetta legge, infatti, dice che, se i conviventi non si recano insieme all’anagrafe per registrarsi, può andare anche solo uno dei due, che deve poi comunicare all’altro la registrazione avvenuta, mandandogli una raccomandata con ricevuta di ritorno.
Già l’idea di affidare l’ambaradam sulle coppie di fatto ad una raccomandata è cosa da brivido, da thriller, da appassionati di sport estremi, insomma. Nel migliore dei casi, va per le lunghe. Già si pensava ai nuovi regali per San Valentino: non più bigliettini con le frasi dei baci perugina, ma fantastici prestampati di moduli per raccomandate, e magari le poste, romantiche, predisporranno ricevute di ritorno azzurre, rosa o arcobaleno, a seconda del tipo di coppie.
Ma se ho capito bene quel comma – e chiedo aiuto ad avvocati ed esperti on line – e se la legge venisse approvata così com’è, ne verrebbe fuori un pasticcio esilarante.
Visto che all’anagrafe ci può andare anche un solo convivente, che poi “ha l’onere di darne comunicazione mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento all’altro convivente; la mancata comunicazione preclude la possibilità di utilizzare le risultanze anagrafiche a fini probatori ai sensi della presente legge”, e visto che la ricevuta di ritorno, se convivono, la manda al suo stesso indirizzo, e visto che la ricevuta di ritorno la può firmare chiunque, anche la donna delle pulizie, può benissimo succedere che uno dei due conviventi dichiari la convivenza senza che l’altro lo sappia.
Cioè Tizio e Caia vivono insieme. Caia va all’anagrafe, manda a Tizio la raccomandata, che arriva quando Tizio è al lavoro, a casa c’è lei – perchè convive – e firma la ricevuta, oppure a casa c’è la donna delle pulizie, che dà la raccomandata a lei, e Tizio non sa che ha fatto un DICO.
Qualcuno mi spieghi se ho capito male.
Perchè se ho capito bene, potete immaginare da soli cosa significa tutto questo.
Insomma: se i due non vanno a registrarsi all’anagrafe, insieme o separatamente, come fanno all’anagrafe ad essere sicuri che quei due vogliono dichiararsi come coppia di fatto?
La cosa è ancora più riDICOla se si legge l’art. 6
“1. Il cittadino straniero extracomunitario o apolide, convivente con un cittadino italiano e comunitario, che non ha un autonomo diritto di soggiorno, può chiedere il rilascio di un permesso di soggiorno per convivenza.”
In pratica, Tizio fa venire Caia come badante, dal Kazakistan. Tizio non la mette in regola, ma fa un DICO: va all’anagrafe, le manda una raccomandata – rigorosamente in italiano – con ricevuta di ritorno, e il gioco è fatto. Non le pagherà mai i contributi, ma lei è regolare.
Oppure Tizio, dallo Yemen, viene in Italia a lavorare, e fa venire Caia, dal Pakistan, e fa un DICO. Dopo due anni la manda via, e fa venire Sempronia, e fa un altro DICO. E così via. Tizio deve solo mandare raccomandate – rigorosamente in italiano, a casa sua, a donne pakistane, magari pure analfabete : siamo certi di non coprire una situazione di sfruttamento? siamo certi che la nostra anagrafe potrà controllare che Tizio, Caia, Sempronia, non siano sposati nei loro paesi?
E poi c’è un problema: la legge non spiega come si chiudono, i DICO. Non c’è scritto. Non lo DICOno.
Ma come, tutta questa canea, e poi neanche si possono lasciare? Coppie di fatto indissolubili? Ma gliel’hanno detto al Vaticano?
Probabilmente si deve dedurre che i due si separano così come si sono messi insieme. Di nuovo con una raccomandata? Ancora con ricevuta di ritorno? Quella che può mandare solo uno dei due, quella che la ricevuta la firma la donna delle pulizie e l’altro non lo sa che si sono lasciati? Come all’inizio, insomma? E se basta solo uno dei due, per lasciarsi, che si fa, il ripudio? Per lettera? E come saranno, i moduli delle ricevute di ritorno, listati a lutto?
Ci sarebbero tanti altri spunti interessanti – per avere gli alimenti dopo la rottura della convivenza devono passare tre anni, per decidere sulla donazione degli organi no, oppure, due persone che per motivi di lavoro vivono in due città diverse – Braunschweig e Assisi, per esempio – e si incontrano due volte al mese, possono considerarsi conviventi stabili – ?(…)”

I commenti sono chiusi.