la lingua del Santo…

Scritto da il 15 febbraio 2007

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“Per i devoti di sant’Antonio il 15 febbraio è per antonomasia la Festa della Lingua o, per la precisione, la festa della Traslazione delle reliquie del Santo, la seconda per importanza nel calendario della devozione antoniana.

La festa ricorda la prima traslazione delle spoglie di Antonio, che ebbe luogo nel 1263 (nel corso della quale fu rinvenuto l’apparato vocale incorrotto), anche se la data prescelta si riferisce alla seconda ricognizione (quando invece fu rinvenuta la mandibola del Santo) che venne introdotta nel calendario liturgico dell’ordine francescano, ma che nella tradizione è passata in secondo piano rispetto alla prima.

Ma cerchiamo di ricostruire quel momento. In realtà, possiamo solo immaginarlo. Provare a calarci nei panni di quanti, l’otto aprile 1263, a 32 anni dalla morte, assistettero alla prima ricognizione del corpo di sant’Antonio, avvenuta in occasione della traslazione della salma dalla cappella di Santa Maria Mater Domini alla nuova tomba all’interno della basilica.

Un momento di tensione, di raccoglimento dinanzi ai resti di quel Santo di cui il mondo già allora parlava. E poi lo stupore per quella lingua (in realtà, come abbiamo già ricordato, si tratta dell’intero apparato vocale) miracolosamente intatta. L’organo della parola e strumento dell’apostolato di Antonio era lì, preservato dalla corruzione del sepolcro, simbolo di una presenza permanente del Santo nella Chiesa, segno di una voce che la morte non era riuscita a spegnere.

Tra i tanti, in quell’otto aprile era presente anche il ministro generale dell’ordine dei francescani, Bonaventura da Bagnoregio, più tardi innalzato alla gloria degli altari. E fu lui che, mostrando la reliquia ai fedeli presenti pronunciò quelle parole, divenute poi una delle più note preghiere tradizionali antoniane: «O lingua benedetta, che hai sempre benedetto il Signore e lo hai fatto benedire dagli altri, ora si conosce quanto grandi furono i tuoi meriti presso Dio».

Da quel momento in poi quelle reliquie vennero conservate in una teca (quella attuale è opera dell’orafo Giuliano da Firenze, discepolo del Ghiberti, vissuto nel XV secolo) ed esposte alla venerazione dei fedeli. Ci fu poi, a distanza di quasi un secolo – nel febbraio del 1350 – una seconda ricognizione, avvenuta a opera del cardinale Guido di Boulogne. In tale occasione si estrasse la mandibola, sistemata successivamente in un reliquiario in figura di mezzo busto.

Sia la mandibola (il cosiddetto «mento» di sant’Antonio) sia l’apparato vocale (la «lingua») sono attualmente esposte nella Cappella del Tesoro all’interno della basilica.” da www.santantonio.org

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