in occasione del Vinitaly 2

scritto da il 31 marzo 2007

L’etichetta di un buon Nebbiolo, ma quello che mi ha colpito di più è proprio l’etichetta. Penso che, se presente al Vinitaly, possa attirare l’attenzione!

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in occasione del Vinitaly 1

scritto da il 31 marzo 2007

L’omaggio al vino di un grande Uomo che purtroppo con c’è più… E che non so se è mai andato al Vinitaly…

sabato 12 marzo 2005: E’ morto Bartolo Mascarello: Barolo e il mondo del Barolo sono in lutto
Più filosofo che produttore, Bartolo custodiva in sé la memoria storica del Barolo, dalle origini ai giorni nostri. Non di rado amava raccontare episodi della sua vita legati al mondo del vino, ma era anche uno strenuo difensore della tradizione langarola e delle sue profonde radici culturali. I suoi Barolo sono sempre stati emozionanti e non hanno subito l’influenza dei tempi moderni. Da quando, alcuni anni fa, a causa di una salute sempre più precaria dovette rinunciare alla sua attività di vignaiolo, non volle allontanarsi dal suo grande amore e decise di disegnare personalmente le etichette dei suoi vini, una delle quali è rimasta famosa per la scritta “No Barrique – No Berlusconi”, che fece scalpore alle ultime elezioni per il sequestro operato dai carabinieri presso l’Enoteca Marchisio di Alba, dove era esposta.

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Marines: stop ai tatuaggi!

scritto da il 30 marzo 2007

Da domenica dovranno fare meno paura, chissà se faranno anche meno danni?

Secondo un nuovo provvedimento, dalla prossima domenica i Marines statunitensi non potranno più tatuarsi, pena la reclusione carceraria fino a due anni. “Credo che i tatuaggi di natura eccessiva non rappresentino i nostri valori tradizionali” ha affermato il comandante James Conway, ribadendo che “alcuni marines si sono presi la libertà di coprirsi di tatuaggi fino al punto di andare contro il nostro spirito professionale e gli standard di eccellenza del Corpo”. Ad essere banditi i disegni su capo e collo, quelli visibili indossando magliette a maniche corte e più in generale quelli di ampie dimensioni. Ai comandanti delle diverse unità è stato dato il compito di creare un database contenente le fotografie dei tatuaggi già fatti dai marines. In questo modo potranno verificare che i militari non ne aggiungano di nuovi. (fonte: www.peacereporter.net)

Oppure se la fotografia migliore continuerà ad essere questa barzelletta?

La polizia di Los Angeles, la CIA e la FBI cercano di dimostrare chi tra i loro ha gli uomini più preparati ed in grado di catturare i criminali el minor tempo possibile.
Il Presidente decide di sottoporli ad un test.
Cosi’ il Presidente libera un coniglio nella foresta e lascia via libera lle tre squadre.
Entra la CIA.
Piazzano informatori tra gli animali in tutta la foresta. Interrogano tutte le piante ed anche eventuali testimoni appartenenti al regno minerale. Dopo tre mesi di intensa investigazione concludono che i conigli non esistono.
Quindi e’ il turno della FBI.
Dopo due settimane senza indizi bruciano la foresta uccidendo tutto quello che c’era dentro, coniglio incluso, e non chiedono neanche scusa. Il coniglio le ha avute.
Infine e’ il turno del Dipartimento di Polizia di Los Angeles.
Vengono fuori dalla foresta circa due ore più tardi, con un procione malmenato a sangue.
Il procione grida: “OK, ok !!!! Sono un coniglio !!! Sono un coniglio !!!”.

Ps: anche se, continuando a guardare CSI e NCSI a me ‘sti marines  cominciano a stare simpatici… Semper fidelis!

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dialogando con Alfredo…

scritto da il 29 marzo 2007

(…) Ma il nostro riferimento quale è, le nostre radici dove sono ? Nel cristianesimo o nel cattolicesimo ?Il cristianesimo, spogliato della sua componente trascendente, rappresenta una istanza sociale, di giustizia sociale, di fratellanza, di sussidiarietà, di solidarietà e di abolizione della schiavitù, sulla quale oggi più nessuno avrebbe nulla da ridire, rappresenta un nobilissimo ed umanissimo ideale. Anche questa è la religiosità sulla quale sono piantate le nostre radici.

In questo quadro, mi dica, cosa c’entrano le spedizioni punitive dette CROCIATE, Il TRIBUNALE DELLA INQUISIZIONE, L’IMPERIALISMO MILITARISTA DI PAPA GIULIO II, IL TRIBUNALE DELLA INQUISIZIONE, I GENOCIDI DOVUTI ALLA CONTRO RIFORMA, I ROGHI DI VANINI E GIORDANO BRUNO, L’ABIURA IMPOSTA A GALILEO, LE PREPOTENZE E LE DENUNCE DI APOSTASIA ED ERESIA SCAGLIATE SU POVERI INNOCENTI PER CONDANNARLI AL ROGO, vuole che continui ? Con questa tradizione Cattolica io non voglio proprio entrarci, non voglio averci proprio nulla a che fare ! Non ho proprio nulla da spartire ! Ho certamente più a che fare con Spartaco o con Tito Lucrezio Caro, quindi le mie radici affondano nel pensiero occidentale, sia cristiano che pagano. (…)

Questa è la parte centrale dell’ultima battuta di un bellissimo dialogo che si è aperto (lo trovate qui) con il signor Alfredo, riguardo alle radici cristiane dell’Europa. Lo porto in “prima pagina” perchè mi fa piacere, perchè mi impegna e insieme mi da modo di pensare e crescere.

Gentilissimo Alfredo, io purtroppo non sono capace di rispondere alle sue domande. O meglio, la risposta che le darei sò già che sarebbe acqua che non disseta.

Non c’entra nulla l’elenco delle barbarie commesse nel nome di Dio con lo Stesso. E in prima persona potrai continuare ad elencare soprusi e violenze (meno gravi certo, ma pur sempre ripugnanti) perpetuate da cosidetti “uomini di Dio”! Ma non è a questo che voglio arrivare (almeno non in questo caso). Mi voglio fermare alle radici dell’Europa.

Anch’io non voglio spartire nulla con gli omicidi della Chiesa.

Però ho l’impressione che l’Europa voglia costruirsi come gigante, ma con piedi d’argilla! Se vogliamo costruire un futuro dobbiamo prima riconoscere il nostro passato. Apprezzare e condannare, ma prima riconoscere. Sapere come abbiamo fatto ad arrivare fino qui e quali strade, giuste o sbagliate, abbiamo percorso.

Ignorare, far finta di niente, peggio ancora dimenticare, rischia solamente di far ricommettere gli stessi errori!

Nell’affiancare la vignetta al testo, mi chiedevo se la prima non fosse più un “boomerang” che uno “sputo a piacimento”. Forse non sono riuscito a spiegarmi, ma propendo per il boomerang: deridere il papa e la chiesa, almeno in questo caso, fa correre il rischio di non costruirsi un piano d’appoggio. E un gigante con piedi d’argilla è destinato a cadere…

Non sarebbe più utile riconoscere quelle che sono state le tradizioni europee, prendere atto del passato, di quanto influisce nel presente e poi, più serenamente, lavorare per il futuro? Giocare a carte scoperte non sarebbe più costruttivo?

Mi permetta una concretizzazione, forse anche banale: nel dialogo con uno straniero io sarò un italiano, con tutto il suo passato, da Roma a Mussolini, dai Comuni medioevali alla Repubblica, popolo di santi, poeti e navigatori, ecc… Se tolgo una parte di questa Storia, facendo finta che non ci sia, sono ancora un italiano? Io penso che non sarei neanche più Massimo, perchè quello che oggi sono è il frutto del passato. Un frutto non automatico e passivo, ma dinamica rivisitazione e ricostruzione dei significati. E speranza di un futuro nuovo e magari diverso!

Gentilissimo Alfredo, non penso di riuscire a rispondere alle sue domande, che in fondo dovrebbero essere un po’ di tutti. Ma sono contento di dialogare con Lei.

Cordialmente la saluto!

Massimo

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immagini2: ritorni dal passato

scritto da il 29 marzo 2007

Vedere un’immagine, come quella sotto, vi procura qualche emozione? (suggerimento: aprite l’immagine per non vederla troppo sgranata)

 

Se la vostra risposta è “SI”, allora:

1- prenotate una visita dallo psicologo, perchè una macchina che vi da emozioni puo’ essere patologico!

2- sentitevi degli antenati ma non sperate nella pensione!

3- se volete continuare a farvi del male, il sito per voi è: www.guidebookgallery.org . In particolare nella sezione screenshots da cui ho preso l’immagine che vi turba!

Ps: l’articolo di programmazione.it, da cui ho preso la notizia, fa notare anche la presenza di un tutorial sull’uso del mouse…di cui forse ci sarebbe ancora oggi bisogno!

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immagini1: illusioni di donna

scritto da il 29 marzo 2007

 

 

 

Se volete saperne di più, la pagina da cui le ho prese è: http://www.moillusions.com/2007/03/pretty-girl-double-pictures.html

Vi darei anche qualche notizia io, ma sapete che con la lingua della “perfida Albione” non corre buon sangue!

Una riflessione che ho trovato molto significativa:

Mattutino a cura di G. Ravasi del 20 Marzo 2007 su Avvenire
COPIARE
Copiare da un altro autore è un reato di plagio. Copiare da più autori è, invece, un’opera meritevole e viene chiamata «ricerca».
Trovo questa battuta su una rivista, in una rubrica di «detti», e la «copio» per proporla oggi ai miei lettori. Certo, anch’io cado sotto le forche caudine di quel motto: ogni giorno compio un atto di plagio «copiando» una frase altrui, oppure, reimpastando più di una frase o idea, passo al genere della «ricerca» che però è pur sempre dipendenza. In verità, tra «copiare» e «ricercare» la differenza c’è e basta solo comparare il compito di un ragazzo che è ricorso a Internet per la sua «ricerca» e il saggio di uno studioso che gronda di riferimenti bibliografici. È, comunque, possibile costruire attorno alla battuta citata un paio di considerazioni.
La prima è all’insegna dell’umiltà o almeno del ritegno. Un autore medievale, Bernardo di Chartres, ha coniato una frase spesso citata: «Noi siamo nani sulle spalle di giganti». Solo per questo riusciamo a vedere un po’ più in là di loro. Fanno ridere certi autori che sbeffeggiano secoli di pensiero occidentale per rifilarci i loro prodotti che spesso sono solo pessime rimasticature del già detto o infime novità. «Copiare» dal passato può essere, quindi, un atto necessario e segno di intelligenza. Il grande Montaigne non esitava a confessare di ricorrere alle citazioni per «far dire agli altri quello che non so dire bene, talora per debolezza del mio linguaggio, altre volte per debolezza della mia intelligenza». L’altra considerazione è conseguente alla prima: per «copiare» bisogna leggere. L’augurio è che, in un paese come il nostro di non-lettori, questa pratica cresca senza riserve e remore, soprattutto quando si tratta di classici.

Commenti disabilitati su si puo’ copiare…solo dopo aver letto!

tutti i campioni di Cuorgnè

scritto da il 27 marzo 2007

da Localport: “Anche a Cuorgnè è partita la raccolta delle figurine di “Tutti Campioniâ€?? A cura di f.d.
La raccolta di figurine dell’album “Tutti Campioni�? sta contagiando un po’ tutti e oltre a Rivarolo Canavese adesso anche Cuorgnè può vantare il suo album stile Panini.

Ben 800 le figurine, raffiguranti tutti gli sportivi appartenenti alle varie società del paese, che dovranno essere raccolte il prima possibile per aggiudicarsi una bellissima mountain bike bi-ammortizzata o una freestyle di ultima generazione.

Sia a Rivarolo che a Cuorgnè sono infatti in palio diversi premi per i più rapidi che riusciranno a completare la raccolta e verranno organizzate serate e incontri per agevolare lo scambio di figurine tra i partecipanti.

Il progetto vuole conciliare i giovani ragazzi con la cultura, l’arte e lo sport e nello stesso tempo ampliare la conoscenza delle numerose associazioni sportive a tutto il territorio canavesano.”

Non sapevo di vivere in un paese dalle grandi potenzialità sportiva. Dopo il diario dello Sport 2006/2007, scaricabile in pdf dal sito del Comune, ecco l’album delle figurine! Mi piacciono queste iniziative, sono nuove e portano aria fresca in un paese che ne ha bisogno. Se poi in questo album trovano spazio anche gli sport minori, è ancora meglio.

Ma… mi sorge solo un dubbio… che si voglia ricoprire di figurine anche la Manifattura, che a distanza di pochissimi anni dal suo restauro è nuovamente in condizioni pietose? O che si vogliano riempire con le figurine le giornate di maggio, orfane del loro Torneo?

Non penso che una risposta arriverà, e allora mi tengo il dubbio…

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La vignetta l’ho vista su Macchianera, ma l’origine è su rododentro.

Il pezzo scritto invece è di Antonio Socci, tratto dall’articolo “I CRISTIANI: INVISIBILI O “CRETINIâ€?? ?© “Liberoâ€?? 4 marzo 2007″:
“(…) Quelle migliaia di persone non contano. E’ gente che non ha voce, le cui speranze, la cui fede, le cui domande non sembrano aver diritto di cittadinanza. Sono i cristiani.

Meritano tutto il disprezzo. Meritano derisione e invettive. Uno degli opinionisti più rumorosi della stampa laica, Piergiorgio Odifreddi ha appena pubblicato un pamphlet nel quale afferma tranquillamente che il Cristianesimo “essendo una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che sono stati condannati a non esserlo�?. Questo – secondo Odifreddi – “spiegherebbe anche in parte la fortuna del Cristianesimo: perché, come insegna la statistica, metà della popolazione mondiale ha un’intelligenza inferiore alla media(na) ed è dunque nella disposizione di spirito adatta a questa e altre beatitudini�?.

Odifreddi conclude: “il Cristianesimo è indegno della razionalità e dell’intelligenza dell’uomoâ€??. Non gli importa se proprio attraverso la Chiesa è stata tramandata la civiltà antica e sono sbocciate le università e la scienza. Agostino d’Ippona, Benedetto da Norcia, Tommaso d’Aquino, Dante Alighieri, Niccolò Copernico, Cristoforo Colombo, Michelangelo, Ignazio di Loyola, Bach, Galileo Galilei, Alessandro Manzoni, Mozart, Francesco d’Assisi, Cimabue, Giotto, Teresa d’Avila, Caravaggio, Kierkegaard, Aleksandr Solzenicyn, Madre Teresa, padre Pio, padre Kolbe, Martin Luther King, Karol Wojtyla – essendo ardenti cristiani – sono tutti da classificare fra i cretini. Mentre Odifreddi – che ha studiato in Unione Sovietica (come recita la terza di copertina del libro) – è il vero gigante del pensiero.

Chiunque può impunemente scrivere questi cose dei cristiani (provate a dirlo dei musulmani o di altri gruppi religiosi…). Sui cristiani si può sputare a piacimento. Si può rovesciare tutto il disprezzo. Sono il gruppo umano e religioso più perseguitato e massacrato, anche nel Novecento, ma non per questo sono onorati come vittime: vengono coperti di accuse e derisi come cretini. Secondo la World Christian Encyclopedia (Oxford University Press, 2001, seconda edizione, II voll.) di David B. Barrett, George T. Kurian e Todd M. Johnson, in duemila anni la storia cristiana ha avuto circa 70 milioni di martiri. Di questi, 45 milioni sono stati uccisi nel corso del XX secolo. (…)”

Questa, invece è la mia riflessione: già concordavo con il pezzo di Socci (inserito in un articolo più ampio di cui invece non condivido l’intero pensiero), ieri vedendo la vignetta mi è tornato prepotentemente alla memoria. Possiamo collegare la vignetta con l’articolo? La vignetta è un esempio di sputo a piacimento?

Oppure la vignetta è come un boomerang che torna indietro? Come una palla-pazza (ve le ricordate, quelle che da piccoli scappavano ovunque, aumentando di velocità nel rimbalzare?) che lanciata per colpire la Chiesa finisce per colpire tutt’altro?

Io propendo per la seconda perchè, pur riconoscendo i grandi errori della chiesa e dei suoi “pastori”, pur pensando che sia sempre meno apostolica e santa,  penso, e la storia lo dimostra, che l’Europa ha le sue radici nel Cristianesimo.

Forse più un Cristianesimo intellettuale che spirituale, un movimento più politico che religioso. Ma sempre con riferimento al Cristo.

Non riconoscere e deridere queste radici equivale a scavarsi la fossa. E come sono piccole le radici del vignettista! Amen.

Torino e South Park

scritto da il 24 marzo 2007

Cos’hanno in comune Torino e South Park? Penso niente, ma volevo segnalare due siti e non mi è uscito un titolo migliore!

Il primo è dedicato a Torino, o meglio a foto di Torino. E’ il sito di Fabrizio Ikol22: Torino daily photo (con la raccolta IKOL22dotcom). Sono foto, ma guardandole si sente uscire la vitalità della realtà che ritagliano. Da non perdere per chi piace Torino e per chi piacciono le foto. (segnalato da Danix’s thoughts, un blog che vi consiglio di seguire perchè la proprietaria è destinata a far carriera!)

Il secondo è segnalato da Davide e riguarda proprio South Park. Sul sito Planetarium trovate quello che Janina, la creatrice, chiama game: un programmino online per costruire una (propria o altrui) immagine, o avatar, in stile “South Park”.

Buona visione!

notizie sparse sul Canavese

scritto da il 23 marzo 2007

Se ne parlava ieri sera a cena e oggi leggo su Localport:

“Il “Torneo di maggioâ€?? quest’anno non si farà (A cura di Francesca Dighera)

Tra un paio di mesi, i borghi e i gruppi storici di Cuorgnè sarebbero dovuti sfilare per le vie della città con i loro costumi medievali e invece, quest’anno, non accadrà niente di tutto ciò. Il “Torneo di Maggio�?, una delle rievocazioni storiche più importanti dell’alto Canavese, con ben una ventina di edizioni alle spalle, non si farà.

La macchina organizzatrice non è partita e poi non è stato ancora eletto il nuovo direttivo della Pro Loco (il mandato dell’ex presidente, Giancarlo Guidetti si è concluso a fine anno). Insomma una serie di intoppi che fanno pensare allo slittamento della manifestazione al prossimo anno (…)”

Fanno pensare o si è già deciso? Si fa oppure no? Mi pare che le cose non siano ancora chiare e definite. Ma per quanto non ci sia nulla di definito, è decisamente chiara la posizione assai defilata delle istituzioni. Nessun accenno al Comune e ai suoi amministratori.  Questo fa pensare… ma capita anche in Comuni più grandi, con antiche tradizioni carnascialesche, che l’amministrazione se ne lavi le mani. Pilato docet…

Altro tipo di notizia invece su Torino7 (super-mitico allegato della Stampa del venerdì) di oggi, dove trovate un articolo intitolato “Chi sono i Persiana Jones”. Ve ne riporto uno stralcio:

“Nascono nel 1988 a Rivarolo Canavese, a pochi chilometri da Torino, con il nome di “Persiana Jones e le tapparelle maledetteâ€??, e si mettono presto in luce come una delle migliori band ska italiane. Nel ’90 esce, prodotto da Madaski, “Impazzireâ€??, disco contenente quattro brani che a sorpresa vende oltre 3000 copie. Due anni dopo il gruppo passa per la prima volta in televisione in occasione di un concerto tenuto all’Olimpico di Roma davanti a 15 mila persone.

Dal ’94 in avanti i Persiana Jones intensificano l’attività discografica e le presenze in radio e in televisione. Intanto le lusinghiere critiche d’oltre confine fanno si che la band vada in tournèe in Austria e Germania, dove si esibisce con i migliori gruppi europei del genere ska. Nel solo 1998 i Persiana tengono in giro per l’Europa ben 123 date del “Brivido caldo tour�?.

Anno 2001, esce “Agarra la Onda�?. Il suono della band diviene ancora più potente: i fiati passano in secondo piano e lasciano spazio alle chitarre, per un mix di ska-core e punk-rock. Il disco entra immediatamente nelle play-list delle radio universitarie americane e europee.

Il tour di lancio di “Agarra la Ondaâ€?? tocca quota 330 mila spettatori. In seguito i cinque musicisti iniziano una frenetica (e inarrestabile, oltre che fortunata) attività festivaliera in giro per tutta Europa. (continua…)”

L’unica cosa che l’articolo non riporta è l’indirizzo del loro sito, ma per questo rimedio io: www.persianajones.com. Fateci un giro e poi ditemi, secondo me hanno un bellissimo intro ma poi si perdono un po’ nell’interno, soprattutto nel diario.

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compulsive hoarding digitale

scritto da il 22 marzo 2007

Siete tra quelli (che come il sottoscritto) downloadano tutto il downloadabile e sono alla continua ricerca di nuvo materiale,  possiedono ogni episodio di qualsiasi serie, ogni traccia audio di qualsiasi discografia, conservano tutte le e-mail inviate e ricevute da anni, non buttano nel cestino mai un documento, hanno una colonnina di preferiti lunga come un’autostrada, scaricano tutti i film possibili e immaginabili anche se sanno perfettamente che non li vedranno mai?Bene (o forse male?!), potete allora rientrare nella figura diagnostica di “accumulatore digitale compulsivo”. Il confine fra normale passione collezionistica e patologia è evidentemente molto complesso da tracciare. Ma se la vostra vita digitale è un inferno, fatto di ricerche di file persi in un mare magnum di byte, e lentamente annulla la vita extra-digitale, allora iniziate a farvi venire il dubbio…

Per la cronaca: il compulsive hoarding è un disturbo ossessivo compulsivo che costringe chi ne è vittima ad accumulare senza freni un grande quantitativo di oggetti, anche quando la loro conservazione impedisce e/o riduce sensibilmente la possibilità fisica di girare per casa. Leggendo su Wikipedia mi è parso di capire che non è riconosciuto ufficialmente dal DSM, ma di questo chiedo conferma a chi ama la lingua della perfida Albione. Con il termine disposofobia si intende la complementare paura di gettar via le cose.

La “versione digitale” non deve stupire, semmai è l’ennesima conferma di come tante malattie siano frutto del tempo e della cultura in cui si sviluppano. Non penso che troverete un malato di compulsive hoarding digitale in un paese senza pc!
fonte: “Vivere sommersi dai file: la disposofobia digitale” su PsicoCafé

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L’autista di

scritto da il 21 marzo 2007

Volevo lasciare un solo post, quello di Libera, per oggi. Ma poi ho letto il Buongiorno di Gramellini e, come dire, mi ha dato il “buongiorno” per davvero.

Dedicato a chi ci butta negli occhi il fumo, il fumo di inutili scandali di inutili foto di inutili personaggi. Quando il vero scandalo è aver perso di vista il valore dell’uomo.

L’autista di

Vorrei inviare una carezza di carta alla moglie di Sayed Agha, l’autista di Daniele Mastrogiacomo che i talebani hanno sgozzato con la stessa pietà che il macellaio dedica a un prosciutto. Uno degli orrori delle guerre è che ci obbliga a selezionare le commozioni. Nessuno, a parte forse qualche santo, ha energie sufficienti per soffrire ogni giorno e per ogni corpo che cade. Perciò si finisce col concentrare l’emotività su un caso emblematico, di solito quello che vede protagonista un proprio connazionale. Meglio se giornalista o pacifista, al fine di conservare un’illusione pelosa (e penosa) di equidistanza fra le parti. Ma anche all’interno della microstoria che accidentalmente eleviamo a Storia non tutti i personaggi godono della stessa attenzione. Sayed è stato fin dall’inizio «l’autista di», come se non avesse un nome, un’identità, una dignità propria. Occupati a trepidare per la sorte dell’ostaggio italiano, abbiamo accolto con distrazione e quasi con indifferenza la notizia che era stato decapitato e che sua moglie, incinta di sei mesi, per il dolore aveva perso il bambino.

Ma adesso Mastrogiacomo è libero e ci sentiamo liberi anche noi di rivolgere il pensiero a una donna e al suo uomo, che aveva l’unico torto di guadagnarsi da vivere scarrozzando giornalisti lungo strade infestate da esseri umani nei cui gesti riesce davvero difficile trovare il barlume di quella divinità della quale si professano custodi.

 Massimo Gramellini 21 marzo 2007

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La giornata del 21 marzo, primo giorno di primavera, è il momento che Libera dedica alla memoria di tutti coloro che hanno dato la vita nel nostro Paese per contrastare le mafie: ogni anno, in questa l’occasione, Libera rilancia un impegno che non deve venire mai meno.
Quest’anno in continuità con le altre edizioni e con “Contromafie�?, i primi stati generali dell’antimafia di novembre scorso, ribadisce con forza la voglia di tanti di essere contro tutte le mafie, contro la corruzione politica e gli intrecci clientelari che alimentano gli affari delle organizzazioni criminali e l’illegalità, e di voler continuare a costruire percorsi di libertà, cittadinanza, informazione, legalità, giustizia, solidarietà.
Libera per la XII giornata ha scelto la Calabria, ha scelto Polistena cittadina al centro della Piana di Gioia Tauro.

“Calabria�? dal greco “kalon-brion�?: “faccio sor�gere il bene�?.

Proprio per testimoniare il bene e il positivo presenti in questa terra meravigliosa, Libera e Avviso Pubblico hanno scelto la Calabria per la dodicesima Giornata della memoria e dell’im�pegno, il prossimo 21 marzo, primo giorno di primavera. Un bene sorto nonostante i grandi problemi e le profonde contraddizioni che da troppo tempo lacerano questa regione, un bene che nasce dall’impegno di tanti cittadini onesti a cui dobbiamo riconoscenza e gratitudine. Penso a quella Chiesa impegnata, radicata nel tempo e nella storia delle persone, ferma nella denuncia e determinata nel costruire speranza. Ma penso anche alle numerose realtà laiche – amministra�zioni, associazioni, cooperative – che non hanno esitato a sporcarsi le mani e a mettersi in gioco per la legalità e la giustizia.

Memoria – ce lo ripetiamo da quel lontano 21 marzo del 1996 a Roma – è anche impegno. Un impegno che ci sentiamo di dover rendere a quanti sono stati uccisi per mano delle mafie e ai loro famigliari. Impegno verso la società tutta e, prima ancora, verso la nostra coscienza di cittadini, laici e cristiani, che vivono il proprio tempo con speranza, senza rassegnazione.

Speranza che sta nell’esserci. Nell’assumere di più le nostre responsabilità. Nella serena tena�cia dell’unire le nostre strade per fare di più e di meglio. Speranza che non è attesa passiva di un futuro migliore, ma presente che chiede di essere orientato e accompagnato con scelte coraggiose, gesti concreti, parole credibili.

«C’è un tempo per tacere e un tempo per parla�re » afferma un noto passo dell’Ecclesiaste (Qo 3,7). E molti segni – evidenti a chi sappia vedere e non solo guardare, ascoltare e non solo senti�re – ci dicono che il nostro è un tempo per par�lare. Tempo della parola che si fa atto coerente e responsabile.

Della parola che si mette al servizio della verità, diversamente dal silenzio e dalla rimozione che la verità invece nascondono.

L’impegno di questi anni ci ha fatto capire che non sono solo le armi ad uccidere. “Uccidono�? anche i silenzi, la disattenzione, la smemora�tezza, l’apparente normalità, la burocrazia, le deleghe. “Uccidono�? la sottrazione del futuro e la negazione della speranza. Ma “uccide�? anche l’assenza di verità, come ci hanno insegnato i tanti famigliari di vittime di mafia che attendono giustizia e, alcuni di loro, persino di conoscere il luogo dove sono stati uccisi e sepolti i loro cari.

E’ anche per questo – nella consapevolezza dei nostri limiti e senza facili generalizzazioni – che chiediamo alla politica di fare la sua parte. «Oc�corre una politica volta a eliminare le condizioni che favoriscono lo sviluppo del fenomeno mafio�so» diceva Pio La Torre «una politica che dia ordi�ne ai fatti economici, che organizzi e programmi lo sviluppo, che riduca lo spazio del liberismo selvaggio». Le parole di La Torre, a cui dobbiamo la legge che ha introdotto il reato di associazio�ne mafiosa e lo strumento della confisca dei beni – e di cui ricorre, il 30 aprile prossimo, il venticinquennale dell’assassinio – sono terribil�mente attuali. Abbiamo più che mai bisogno di una politica che recuperi il suo primato e la sua sostanza etica. Non onnipotente, ma nemmeno appiattita sulla pura gestione dell’esistente per la paura di perdere consenso. Una politica che sappia trasformare e guardare lontano, perché solo una politica capace di progetto – di tensio�ne, di sogno, di profezia – è una politica vicina alla vita.

Dobbiamo creare una vicinanza tra il senso del vivere e una politica che dia senso alla vita. Per�ché la politica ritorni a essere quel camminare insieme che riempie di libertà e speranza il no�stro essere cittadini.

don Luigi Ciotti

Presidente di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie

 www.libera.it

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succede in America

scritto da il 20 marzo 2007

Premessa: i contenuti di questo post possono offendere il senso morale e di pudore di qualcuno. Siete perciò invitati a non proseguire la lettura se di vedute poco aperte.

Bene, dopo questa premessa sono quasi certo di aver guadagnato qualche lettore in più. E a voi che resistete, voglio regalarvi le due facce dell’America, prese dalla penna informatica di due blog.

Prima di lasciarvi alla lettura del sunto dei due post, premetto la mia conclusione: non stupiamoci (per entrambi i casi) se diventati “grandi” votano sbagliato e continuano a creare guerre in mezzo pianeta.

Faccia n° 1: da (Re)Think America “Il ballo della purezza”.

“Potrebbe essere la versione evangelica del ballo delle debuttanti: abiti principeschi e decori lussuosi ma al posto del principe azzurro il proprio papa‘. E nel bel mezzo della serata non la presentazione alla societa’, ma il giuramento di fronte a Dio di restare caste sino al matrimonio. E’ il Purity Ball, il ballo della purezza, organizzato per la prima volta nel 1998 a Colorado Spring e da allora diffusosi in 48 stati USA. (…)

Durante il ballo anche il papa’ e’ tenuto a pronunciare un giuramento a voce alta di fronte a tutti che recita cosi’: “Io, padre di X, scelgo di fronte a Dio di vegliare sopra mia figlia come garante e protettore della sua purezza. Io stesso mi manterro’ puro come uomo, marito e padre. Saro’ un uomo di integrita’ morale e responsabilita’ mentre guidero’ e preghero’ per mia figlia e la mia famiglia, come il piu importante sacerdote della mia casa. Questa protezione sara’ usata da Dio per influenzare le generazioni che verranno“. (versione originale qui )

Ma nonostante promesse e giuramenti, sembra che il ballo non sempre riesca nel suo intento. Anzi quasi mai: l’88% delle partecipanti al Purity Ball hanno infranto il patto ed avuto rapporti sessuali prima del matrimonio.”

Faccia n° 2: da Lexi Amberson “E’ qui la festa?”.

“Parte I: Caduti dal pero

(…) Non è la prima volta che in un serial tv si fa accenno a questo fenomeno diffusosi da alcuni anni tra i ragazzi e le ragazze della California del Sud. Per chi non lo sapesse il Rainbow Party è una festa in cui un gruppo di ragazze, ognuna con un colore diverso di rossetto sulle labbra, pratica sesso orale su uno o più ragazzi. Ognuna si dedica alla sua porzione di pompino cercando di lasciare tracce del proprio colore su parti d’uccello ancora intoccate, fino a far sembrare il medesimo un piccolo raggio d’arcobaleno. Grande onore, alla fine, per il ragazzo che potrà sfoggiare il cazzo-arcobaleno più variopinto e per la ragazza che sarà riuscita a lasciare la propria traccia il più vicino possibile alla radice del pene. Ossia, quella che lo ha preso di più in bocca.

(…ndr: nel post originale c’è una riflessione sul rapporto tra le nuove generazioni, i loro genitori e la società)

Parte II: Games people play

(…) vado ora a descrivere una serie di giochi, meno famosi del Rainbow Party ma ugualmente praticati.

Una versione più anonima del Rainbow Party è il Lipstick Party. A questo gioco partecipano ragazzi e ragazze in egual numero. Anche in questo caso le ragazze dovranno mettersi un abbondante strato di rossetto, ognuna di un colore diverso. Successivamente, senza mai parlare, le ragazze entrano in una stanza del tutto buia, dove già si trovano i ragazzi. Formate le coppie, ogni ragazza provvede a fare un pompino al cavaliere che la sorte le ha riservato. Durante l’atto non è consentito al ragazzo cercare d’individuare l’identità della femmina toccandole parte del corpo o i capelli. (…) si riaccendono le luci e gli uccelli vengono visionati accuratamente per cercare di determinare, dai rispettivi colori, chi ha succhiato chi. Ma non è detto che i misteri vengano tutti inequivocabilmente sciolti.

Considerato che, nello slang, il termine lipstick indica il pompino ma anche una lesbica, è bene sapere che esiste anche la versione saffica del Lipstick Party. Che è però, più semplicemente, una forma di sesso di gruppo (per sole donne). (…)

Uno dei giochi più rough & raunchy è il Gagsuck (o Gag On My Cock). Qui le coppie si decidono in precedenza. Nel corso della serata ogni ragazza dovrà riempirsi il più possibile di liquidi. Lo scopo della gara è riuscire a vomitare mentre si fa un pompino al proprio compagno di squadra. I parametri del giudizio sono due: velocità e consistenza. Viene infatti cronometrato il tempo impiegato prima di vomitare e il riscontro che si tratti effettivamente di vomito e non di semplice saliva mista a sputo. (…)

Per disputare il Cum To Drink è necessaria la presenza di un ragazzo in più rispetto al numero delle ragazze. Le quali si schierano nel mezzo di una stanza. I ragazzi, in piedi e di fronte a loro, devono masturbarsi, ricevendo però spesso risate di scherno, offese e incitamenti negativi, allo scopo di rendere più difficile l’eccitazione. Man mano (…) le ragazze raccolgono in contenitori separati il succo dello sforzo. Di tutti, tranne dell’ultimo arrivato, che non potrà fermarsi e dovrà eiaculare tristemente sul pavimento ricevendo l’umiliazione generale. Dopo aver stabilito a chi tocca la vittoria morale come eiaculatore più abbondante, lo sperma collettivo viene messo in un unico contenitore, shakerato, versato in piccoli bicchierini e offerto alle ragazze che dovranno berlo in un solo fiato, aiutandosi a mandarlo giù con la bevanda che si preferisce. (…)”

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