L’autista di

scritto da il 21 marzo 2007

Volevo lasciare un solo post, quello di Libera, per oggi. Ma poi ho letto il Buongiorno di Gramellini e, come dire, mi ha dato il “buongiorno” per davvero.

Dedicato a chi ci butta negli occhi il fumo, il fumo di inutili scandali di inutili foto di inutili personaggi. Quando il vero scandalo è aver perso di vista il valore dell’uomo.

L’autista di

Vorrei inviare una carezza di carta alla moglie di Sayed Agha, l’autista di Daniele Mastrogiacomo che i talebani hanno sgozzato con la stessa pietà che il macellaio dedica a un prosciutto. Uno degli orrori delle guerre è che ci obbliga a selezionare le commozioni. Nessuno, a parte forse qualche santo, ha energie sufficienti per soffrire ogni giorno e per ogni corpo che cade. Perciò si finisce col concentrare l’emotività su un caso emblematico, di solito quello che vede protagonista un proprio connazionale. Meglio se giornalista o pacifista, al fine di conservare un’illusione pelosa (e penosa) di equidistanza fra le parti. Ma anche all’interno della microstoria che accidentalmente eleviamo a Storia non tutti i personaggi godono della stessa attenzione. Sayed è stato fin dall’inizio «l’autista di», come se non avesse un nome, un’identità, una dignità propria. Occupati a trepidare per la sorte dell’ostaggio italiano, abbiamo accolto con distrazione e quasi con indifferenza la notizia che era stato decapitato e che sua moglie, incinta di sei mesi, per il dolore aveva perso il bambino.

Ma adesso Mastrogiacomo è libero e ci sentiamo liberi anche noi di rivolgere il pensiero a una donna e al suo uomo, che aveva l’unico torto di guadagnarsi da vivere scarrozzando giornalisti lungo strade infestate da esseri umani nei cui gesti riesce davvero difficile trovare il barlume di quella divinità della quale si professano custodi.

 Massimo Gramellini 21 marzo 2007

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La giornata del 21 marzo, primo giorno di primavera, è il momento che Libera dedica alla memoria di tutti coloro che hanno dato la vita nel nostro Paese per contrastare le mafie: ogni anno, in questa l’occasione, Libera rilancia un impegno che non deve venire mai meno.
Quest’anno in continuità con le altre edizioni e con “Contromafie�?, i primi stati generali dell’antimafia di novembre scorso, ribadisce con forza la voglia di tanti di essere contro tutte le mafie, contro la corruzione politica e gli intrecci clientelari che alimentano gli affari delle organizzazioni criminali e l’illegalità, e di voler continuare a costruire percorsi di libertà, cittadinanza, informazione, legalità, giustizia, solidarietà.
Libera per la XII giornata ha scelto la Calabria, ha scelto Polistena cittadina al centro della Piana di Gioia Tauro.

“Calabria�? dal greco “kalon-brion�?: “faccio sor�gere il bene�?.

Proprio per testimoniare il bene e il positivo presenti in questa terra meravigliosa, Libera e Avviso Pubblico hanno scelto la Calabria per la dodicesima Giornata della memoria e dell’im�pegno, il prossimo 21 marzo, primo giorno di primavera. Un bene sorto nonostante i grandi problemi e le profonde contraddizioni che da troppo tempo lacerano questa regione, un bene che nasce dall’impegno di tanti cittadini onesti a cui dobbiamo riconoscenza e gratitudine. Penso a quella Chiesa impegnata, radicata nel tempo e nella storia delle persone, ferma nella denuncia e determinata nel costruire speranza. Ma penso anche alle numerose realtà laiche – amministra�zioni, associazioni, cooperative – che non hanno esitato a sporcarsi le mani e a mettersi in gioco per la legalità e la giustizia.

Memoria – ce lo ripetiamo da quel lontano 21 marzo del 1996 a Roma – è anche impegno. Un impegno che ci sentiamo di dover rendere a quanti sono stati uccisi per mano delle mafie e ai loro famigliari. Impegno verso la società tutta e, prima ancora, verso la nostra coscienza di cittadini, laici e cristiani, che vivono il proprio tempo con speranza, senza rassegnazione.

Speranza che sta nell’esserci. Nell’assumere di più le nostre responsabilità. Nella serena tena�cia dell’unire le nostre strade per fare di più e di meglio. Speranza che non è attesa passiva di un futuro migliore, ma presente che chiede di essere orientato e accompagnato con scelte coraggiose, gesti concreti, parole credibili.

«C’è un tempo per tacere e un tempo per parla�re » afferma un noto passo dell’Ecclesiaste (Qo 3,7). E molti segni – evidenti a chi sappia vedere e non solo guardare, ascoltare e non solo senti�re – ci dicono che il nostro è un tempo per par�lare. Tempo della parola che si fa atto coerente e responsabile.

Della parola che si mette al servizio della verità, diversamente dal silenzio e dalla rimozione che la verità invece nascondono.

L’impegno di questi anni ci ha fatto capire che non sono solo le armi ad uccidere. “Uccidono�? anche i silenzi, la disattenzione, la smemora�tezza, l’apparente normalità, la burocrazia, le deleghe. “Uccidono�? la sottrazione del futuro e la negazione della speranza. Ma “uccide�? anche l’assenza di verità, come ci hanno insegnato i tanti famigliari di vittime di mafia che attendono giustizia e, alcuni di loro, persino di conoscere il luogo dove sono stati uccisi e sepolti i loro cari.

E’ anche per questo – nella consapevolezza dei nostri limiti e senza facili generalizzazioni – che chiediamo alla politica di fare la sua parte. «Oc�corre una politica volta a eliminare le condizioni che favoriscono lo sviluppo del fenomeno mafio�so» diceva Pio La Torre «una politica che dia ordi�ne ai fatti economici, che organizzi e programmi lo sviluppo, che riduca lo spazio del liberismo selvaggio». Le parole di La Torre, a cui dobbiamo la legge che ha introdotto il reato di associazio�ne mafiosa e lo strumento della confisca dei beni – e di cui ricorre, il 30 aprile prossimo, il venticinquennale dell’assassinio – sono terribil�mente attuali. Abbiamo più che mai bisogno di una politica che recuperi il suo primato e la sua sostanza etica. Non onnipotente, ma nemmeno appiattita sulla pura gestione dell’esistente per la paura di perdere consenso. Una politica che sappia trasformare e guardare lontano, perché solo una politica capace di progetto – di tensio�ne, di sogno, di profezia – è una politica vicina alla vita.

Dobbiamo creare una vicinanza tra il senso del vivere e una politica che dia senso alla vita. Per�ché la politica ritorni a essere quel camminare insieme che riempie di libertà e speranza il no�stro essere cittadini.

don Luigi Ciotti

Presidente di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie

 www.libera.it

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