La notizia è di qualche giorno fa: due guru della galassia Internet propongono un codice di buona condotta per i blogger. Jimmy Wales, il fondatore dell’enciclopedia aperta Wikipedia, e Tim ÒReilly, filosofo della nuova generazione di comunicazioni interattive, scrivono un programma in sette punti, che mira a introdurre regole di «civiltà» negli oltre 70 milioni di diari sparsi sulla rete delle reti. In risposta, ottengono un coro di accuse e qualche insulto. (qui i 7 punti in originale) (notizia originale sulla Stampa.it)

Puo’ essere utile rimuovere i messaggi anonimi oppure ignorare i commenti a contenuto offensivo? E ancora, indicare che l’adesione al codice di buona condotta mette veramente in guardia i malintenzionati?

La comunità blogger sembra non aver accolto troppo bene la notizia. Forse perchè, in questi ultimi tempi, ha dimostrato che, pur non avendo regole e ordini professionale, sta diventando sempre più matura e attendibile dell’informazione “istituzionale”, che di regole invece ne ha tante. Un esempio? Provate a guardare quante notizie dei telegiornali (soprattutto nella seconda parte dei tg) nascono da notizie girate sui blog già qualche giorno, se non settimana, prima.

Personalmente però non trovo del tutto sbagliato il concetto. Se uno capita per la prima volta sul mio blog, puo’ anche essere un atto di cortesia fargli trovare il codice di condotta. Una sorta di epistemologia che sta alla base di ciò che uno esprime, e senza la quale diventa difficile collocare le idee. Così, con l’aiuto involontario di uno più esperto, ma con un nome che è una garanzia (Massimo Mantellini), ho scritto una paginetta per spiegare cosa viene fatto da queste parti: “il mio codice di condotta“.

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