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Non voglio stabilire un ordine di valore tra due morti. Non puo’ esistere perchè la vita è una e unica. Ma piuttosto esprimere un po’ di tristezza. Si, perchè se a morire, in seguito alla ferita ricevuta da un ombrello, è un’italiana. Se a usare l’ombrello sono due rumene, per di più prostitute…allora casca il mondo e tutti giù per terra!

Indignazione e proteste. E se io fossi stato rumeno in questi giorni a Roma me la sarei fatta sotto. Quando, durante il funerale della povera Vanessa, il parroco parla di perdono viene zittito dai presenti. Mentre l’Osservatore Romano era impegnato a osservare altrove e non rileva. E quando, come riporta Gennaro Carotenuto: «iersera a Otto e mezzo il parroco ha anche lamentato di come dopo il funerale alcuni partecipanti si siano lasciati andare a vari danneggiamenti, marciapiedi divelti. Giuliano Ferrara l’ha di nuovo zittito: sono esuberanze normali di un popolo ferito, come fate a non capire, che vuoi che sia l’arredo urbano di fronte alla morte di una ragazza… In altri casi lo stesso Ferrara ha sostenuto che rompere una vetrina o fischiare un politico erano atti di terrorismo, ma forse ricordo male».

Ma com’è diverso il caso della piccola Karolina. Li ad uccidere è stato un italiano e non aveva un’arma terribile come un ombrello! Aveva solo una pistola con cui spara due volte. E poi, povero l’italiano, non l’ha trovata per caso in metropolitana la bimba. No. Stava proprio cercando il papà di Karolina, per dargli una lezione dopo una lite al bar. E che lezione!

E che rabbia! Nel non poter prendere per il cravattino quella manica di stronzi che urlavano durante la Messa per Vanessa. Quelli che non potevano perdonare, perchè esiste il perdono ma non con “loro”. Poterli prendere per il cravattino e trascinarli a casa della famiglia di Karolina a raccontare che “loro” sono cattivi perchè non italiani. Ad una famiglia che adesso chiede solo di riportare il povero corpicino in Polonia.

E l’Italia? E i suoi mezzi di informazione? Cosa ci hanno raccontato di Karolina? Poche scarne righe. Che vergogna!

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