Dal blog di Fede Mello: «Costanzo e (…) Santoro (…) nel 1991 uno sullo Rai, l’altro su Mediaset, realizzano in diretta una trasmissione congiunta per parlare di Mafia. Nel salotto di Costanzo, tra gli altri, c’è il giudice Falcone. Nella platea di Santoro, da Palermo, ci sono esponenti locali della politica e della società civile.
Ad un certo punto, dal pubblico di Santoro, un siciliano vero, di quelli che vogliono difendere il buon nome della Sicilia, prende in mano il microfono e si sfoga per cinque lunghissimi, interminabili minuti. Dice tra l’altro che “un giudice corrotto delegittima e mette a repentaglio la classe dirigente siciliana, solo perché è manovrato, perché tutto questo serve al Nord�?.
Costanzo chiede a Falcone: “ma è di te che parla?�?. Falcone, rassegnato, fa di sì con un cenno del capo.
Oggi, quindici anni dopo, quel siciliano verace è Presidente della Regione Sicilia (ndr Totò Cuffaro). Già al secondo mandato. Quel giudice, invece, è six feet under, morto ammazzato sepolto nella terra di un cimitero siciliano».

Giovanni Brusca, il mafioso che il 23 maggio 1992 fece saltare in aria Giovanni Falcone e la sua scorta, ha detto: “Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la mia prima volta: avevo già adoperato l’auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. (…) Non ho mai avuto modo di conoscere il dottor Falcone. Il mio risentimento nei suoi confronti era identico a quello di tutti gli affiliati a Cosa Nostra: era il primo magistrato, dopo Rocco Chinnici, che era riuscito a metterci seriamente in difficoltà, quella che aveva inaugurato la pagina del pentitismo, che aveva istruito, anche se non da solo, il primo «maxi processo» contro di noi. Era riuscito a entrare dentro Cosa Nostra, sia perché ne capiva le logiche, sia perché aveva trovato le chiavi giuste. Lo odiavamo, lo abbiamo sempre odiato”.

Stamattina, a 15 anni dalla strage di Capaci, il procuratore nazionale antimafia Grasso ha detto: “L’esperienza ci insegna che non bisogna mai abbassare la guardia. Palermo ha sicuramente una maggiore consapevolezza ma sarebbe stupido dire che i problemi sono stati risolti Paolo e Giovanni ci hanno lasciato un testamento morale di rigore ed equilibrio che non dobbiamo disperdere“.

E nel suo messaggio, il Presidente della Repubblica Napolitano scrive parole ancora più chiare e pesanti: «Questa battaglia contro la mafia va ripresa e sviluppata, con l’impegno di tutte le forze politiche e sociali e con la partecipazione convinta dei cittadini».

Mettete insieme questi 4 punti. E non lasciamo soli questi ragazzi…

foto trovate su LaStampa.it

Nella strage di Capaci del 23 maggio 1992 persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta della Polizia di Stato Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro.

Commenti disabilitati su Capaci 23 maggio 1992…15 anni dopo