S. Massimo di Napoli

scritto da il 10 giugno 2007

Visto che la mia mamma me l’ha segnalato, oggi dedico il post al mio onomastico. Anche se in realtà, questo di Napoli io non lo conoscevo, e preferisco, con gusti un po’ da nordico, il San Massimo primo vescovo di Torino che si festeggia fra qualche giorno. Occasione per doppi auguri!

Massimo, vescovo (IV secolo)

Fu vescovo di Napoli e successe a san Fortunato alla guida della Chiesa partenopea, che diresse  con audacia e grandi capacità umane e pastorali, ai tempi in cui sul trono di Roma sedeva l´imperatore Costanzo Il (337-361). Eccellente teologo, Massimo difese con coraggio l´ortodossia proclamata dal Concilio di Nicea contro Ario, sostenendo (queste erano le tesi conciliari) che Gesù, Figlio di Dio, è della identica natura del Padre. E la cosa non piacque all’imperatore che condannò il vescovo napoletano  all´esilio in Oriente (355- 356), seguendo il destino di molti altri vescovi della Chiesa occidentale.

Allontanato il vescovo legittimo, il suo posto fu preso da un usurpatore ariano, Zosimo, che a Napoli rimase per più di sei anni. A nulla valsero le suppliche e l´anatema che Massimo gli rivolse dall´esilio. Ma la tracotanza di Zosimo, secondo una leggenda, fu debitamente punita. Una lezione con i fiocchi: gli piovve dall’alto e consistette in un blocco totale delle corde vocali ogni volta che doveva prendere la parola in pubblico. Una bella rogna. A Napoli peggio che altrove. E così non riuscendo in alcun modo a parlare, e quindi a predicare, dovette far fagotto e andarsene.

Umanamente parlando a Massimo andò peggio: incappò nelle ire di qualche funzionario zelante nel mettere in pratica le leggi imperiali che volevano lo sterminio dei cristiani. morì martire, in esilio, prima che l´imperatore Giuliano l’apostata (361-363´) decretasse il rientro dei vescovi esiliati. Ma morire per Cristo, spiritualmente parlando, è il massimo.

(La storia è tratta dal sito del Messaggero di Sant’Antonio da Padova)

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