tempo d’estate

Scritto da il 16 giugno 2007

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Anche se guardando fuori dalla finestra, tra nuvole, pioggia, vento in copiosa quantità, non sembrerebbe, sta arrivando l’estate che porta con sè la fine della scuola. Ma finendo la scuola c’è bisogno di trovare qualcosa da far fare ai bambini-ragazzini. Ed ecco arriva in soccorso l’ampia scelta tra mille attività estive: “centri estivi”, “estate ragazzi”, corsi di qualunque cosa in qualunque posto, “campi scuola” per supplire alla scuola chiusa per le vacanze… Una variegata offerta per tutti i gusti… degli adulti!

In realtà penso che chi oggi ha tra i 6 e i 15-16 anni sia molto più fortunato della mia generazione, per la quantità e qualità di possibilità che gli vengono offerte. Poter passare un mese all’estero o vivere un’avventura in barca a vela, sono occasioni che vengono offerte solo ai super-manager o a chi oggi vive la sua adolescenza.

Un po’ meno bello e simpatico è quando un bambino si trova a fare 3 mesi di centro estivo (esperienza che ho visto in prima persona), non tanto perchè deve andare al centro, che può essere anche il migliore di questo mondo, ma piuttosto perchè si ritrova a vivere con gli stessi ritmi dell’anno scolastico anche il periodo delle vacanze, che dovrebbe invece spezzare la faticosa routine. E poi, se deve passare 3 mesi così, vuol dire che i genitori non possono guardarlo, ma vuol anche dire che mancano anche le figure parentali come i nonni e gli zii, che dovrebbero sostenere la figura genitoriale. E se mancano d’estate è perchè nel resto dell’anno non devono essere molto più presenti. L’attività sempre organizzata del “centro estivo” o “estate ragazzi” è sicuramente studiata per fare divertire e crescere, ma poter vivere il cortile di casa, la via del palazzo con i pari-età è una palestra che manca ai nostri piccoli.

Ben vengano le attività estive, ma non sempre è tutto oro ciò che luccica…

Ps: se portate i vostri pargoli in un centro estivo eporediese, che potrebbe assomigliare ad un’agenzia viaggi per il parco pullman di cui è fornito, lanciate un’occhiata al gazebo vicino al cancello di ingresso. L’anno scorso c’era una persona che stava lì, quest’anno non so. Stava lì perchè era convinto che le persone vanno rispettate in quanto tali. Stava lì, tra l’indifferenza e l’incomprensione di colleghi e non colleghi che preferivano, allora come oggi, guardare ad altro…

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