parlando con Carlo

Scritto da il 6 luglio 2007

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L’altra notte si parlava con Carlo, percorrendo i portici illuminati di via Po, di quali sensazioni ti scatenano il vino e i suoi profumi.

Carlo si chiedeva, facendoci partecipi delle sue riflessioni, come si formano i gusti nei bambini. Come si faccia a dire questo mi piace e questo proprio non mi va. Perchè, quando poi ci troviamo a degustare un vino, spesso se ne esaltano o quantomeno se ne apprezzano profumi come il catrame, la pelliccia, la foglia di pomodoro e altri ancora. Tutti profumi che non vengono di solito catalogati come tali, ma piuttosto come puzze.

Forse perchè le esperienze più sensoriali ci permettono di tornare indietro, di rivedere e rivalutare i nostri parametri di “gusto”. L’edonismo della degustazione, così come i piaceri della carne, liberano i nostri sensi dagli stereotipi e ci lasciano ricreare nuove tabelle valoriali.

Ma chi è che ci costringe in certi canoni valutativi? La risposta non è certa ma siamo giunti ad attribuirne la colpa alla cultura. Una costruzione talmente forte da sovrastare oggi quella forma si lotta per la sopravvivenza che era la procreazione. Ma questa è un’altra storia…

Ps: chi è Carlo? Un amico filosofo che ama la vita, favorito dal poter ammirare la Mole dal suo letto. E chi non l’ha mai vista, mi creda che la Mole illuminata di notte, imponente di giorno, le riflessioni le obbliga. Se chiedete a lui però vi dirà che lavora in un ufficio tralasciando le mie definizioni.

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