Grande pomeriggio enoico, quello di ieri ad Aymavilles per la decima Esposizione dei Vini Doc della Valle d’Aosta. Una manifestazione biennale che già nel 1977 festeggiava il decennale (ma non era ancora dei vini Doc), ma che non mostra i segni del tempo.

Eravamo io, Federica di quel di San Martino, l’Emanuela da Piossasco in un fugace incontro con il mitico maestro Mauro da Castellamonte, e in fila per acquistare il nostro bicchiere, passepartout per ogni degustazione…

Stop! Abbandoniamo Minà e cerchiamo di essere seri… Iniziamo con le note negative: la scelta del Castello di Aymavilles offre sicuramente una cornice più prestigiosa del tendone in piazza ad Aosta, purtroppo però le due sale dedicate ai produttori valdostani sono proprio un po’ piccole e il caos in certi momenti è quasi insopportabile. Per fortuna c’è il parco in cui uscire a fare due passi. Due amici dell’Ais valdostana ci hanno però detto di essere molto contenti della scelta di spostarsi ad Aymavilles, perchè c’è stata una scrematura del pubblico a vantaggio della qualità dell’Esposizione. Altro? Direi niente perchè ancora quasi alle 22, i servizi igienici erano perfettamente usufruibili e penso che sia un segnale non da poco.

Passiamo ai vini? Non vogliamo annoiare e non sono capace di scrivere relazioni di degustazione. Penso sempre più che il vino deve piacere, da subito nel senso che non devi sforzarti di trovargli un pregio ma devo comunicartelo lui.  Noi ci siamo dedicati a due vini in particolare più qualche extra. Io ve li racconto alla buona, divisi per produttore nell’ordine in cui si presentavano in sala.

Pavese Ermes: il suo Vin Blanc de Morgex et de La Salle 2006 ti invoglia a berlo, il Nathan 2005, cioè la versione barricata, ci è parso…diciamo inutile.

Di Barrò: vince di gran lunga il Torrette Superieur 2005, passato sapientemente in botte, rispetto al Torrette 2006. Mentre il Torrette Superieur Vigne de Torrette 2004 non riesce a giustificare il suo prezzo rispetto ai fratelli “minori”. Due bottiglie in cantina del 2005 le vorrei avere.

Grosjean: un Petite Arvine 2006 dai grandi profumi e dal bel colore, un Torrette Superieur 2006 che affascina per la franchezza del profumo di vino. Un Petite Arvine Vendenge Tardive 2004 da ribattezzare, purtroppo, “profumo vs gusto” e non in positivo. Rimangono i primi due come ottimi!

Chateau Feuillet: due anni fa il suo Petite Arvine era stato, per noi, il migliore. Quest’anno il 2006 continua ad essere un grande vino, fatto con attenzione e con cura. Purtroppo, o per fortuna, anche altri hanno migliorato e si avvicinano. Ma il Petite Arvine 2006 di Chateau Feuillet continua ad essere il migliore.

Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle: un Metodo Classico Brut 2005 che porta al naso il miele. Poi un vino particolare, estremo nel modo di farlo e di concepirlo, proposto in versione ferma (non in commercio) e Metodo Classico.  Ma ci vorrebbe un post a parte.

Les Cretes: Petite Arvine 2006…mah?!

Rosset – Quinson: Pierre Quinson è enologo per Rosset ma poi è anche viticoltore e produttore di suoi vini. Di Rosset il Cornalin 2005 è un vino da tutto pasto (non a base di crostacei!). Quinson con il Gamay 2006 non ci ha convinto, mentre molto più interessante è stato il Vin de Table Rouge. Da rividere.

La Crotta di Vegneron: un Cornalin 2006 dall’acidità troppo elevata. Un Muller Thurgau Vendemmia Tardiva 2005, premiato al concorso del Cervim, che abbiamo trovato un po’ debole. E poi due fuoriclasse: Nus Malvoisie Fletri 200, il nome non inganni è un Pinot Gris, il cui gioco dolce/acido è spettacolare. E il re: Chambave Moscato Passito 2005…non stanca mai!

Les Granges: un Cornalin 2006 interessante ma la signora aveva difficoltà a comunicare. O forse gli stavamo antipatici?

Institut Agricole Regional: un Petite Arvine 2006 dai grandi profumi anche a bicchiere fermo. Un Cornalin 2006 brillante, un vino dai profumi erbacei che piace. Di tutti i Cornalin sicuramente il più elegante!

Bregy et Gillioz: Podium, un Petite Arvine passito molto particolare. Qualità continua come due anni fa a un prezzo onesto.

Feudo di San Maurizio: etichette sempre molto belle.

Poi ci sono stati anche i vini del concorso del Cervim, ma questi le vediamo un altro giorno! Ci siamo fatti una bella panoramica sul Petite Arvine, un vino fatto sempre meglio, dai profumi piacevoli ma dal quale, secondo me, non bisognerà pretendere troppo. Pena lo snaturarlo. Belle le esperienze con i passiti. Interessante il vitigno Cornalin, anche se con differenze non piccole tra produttori.

Abbiamo anche degustato: La Kiuva, Petite Arvine 2005; Maison Agricole D & D, Petite Arvine 2006; La Source, Petite Arvine 2006