tabaccheria sicura

scritto da il 12 ottobre 2007

Tg2 delle 13 di oggi: parte il servizio-documentario-denuncia sulla situazione di emergenza sicurezza a Napoli. Tra i più colpiti sembrano esserci i tabaccai, tra cui la giovane e molto carina (così la presenta il servizio) intervistata dal giornalista.

Il servizio si conclude con l’opinione di un politico che asserisce l’inutilità della presenza dell’esercito. Non sono preparati per l’emergenza criminalità, è meglio che restino a casa dice il politico tagliando netto sulla possibilità. Ma l’esercito incapace di cui parla il politico (spero di rintracciarne il nome), non è lo stesso che nelle operazioni in giro per il mondo raccoglie consensi e favori per le ottime operazioni di polizia? E non è lo stesso esercito che quando è intervenuto anche per altre emergenze, leggi criminalità organizzata, ha ottenuto risultati anche nella lotta alla microcriminalità? Ah, forse ho capito…una presenza troppo fastidiosa…

Lasciatemi però tornare alla questione tabaccherie, non solo di Napoli ma di tutto il territorio nazionale: queste vengono, ingiustamente sia chiaro, rapinate perchè a fine giornata hanno sempre una discreta quantità di denaro liquido in cassa. Quelle che non hanno soldi non vengono colpite. La soluzione non è smettere di vendere, basta invece incoraggiare l’uso di mezzi di pagamento diversi dai contanti. Perchè pochissime tabaccherie hanno un sistema di bancomat? E’ vero che pagare con il bancomat un pacchetto di sigarette può sembrare ridicolo. Ma è ridicolo anche farsi rapinare a ogni chiusura di giornata…

Ps: sia chiaro che l’uso del bancomat non annulla il problema della delinquenza, lo sposta solamente su altri fronti. Ma intanto i tabaccai potrebbero vivere un po’ più sereni.

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opinioni sulle guide

scritto da il 10 ottobre 2007

Se volete conoscere qualche opinione interessante sulle guide dei vini, vi consiglio due post davvero piacevoli da leggere e ricchi di contenuto.

Il primo è di Aristide, la cui idea di fondo mi è parso di capire che sia: “bevete ciò che vi piace”. Ciò non toglie che uno possa crescere nella competenza di capire che cosa gli piace di più o di meno e, soprattutto, possa avvicinarsi alle fonti, alle cantine e agli uomini che in cantina lavorano. Alcune semplici, ma efficaci, regolette: se dovete comprate almeno due guide per poter confrontare; riguardo al vino conta solamente il vostro gusto personale e le esperienze di degustazione che vi capiterà di fare; degustate i vini da soli e in compagnia di amici cercando di ignorare le indicazioni delle guide per non farvi condizionare; guardate di quali vini acquistati avete vuotato i bicchieri… è il miglior metodo di valutazione! Confrontate tanto; compratevi dei libri sull’argomento; nel processo di acquisto cercate più che potete di acquistare il vino in cantina, stabilendo un rapporto con il produttore. Ricordate sempre che la sola cosa che conta è il vostro gusto (insieme al vostro portafoglio!).

Il secondo è di Lizzy (Vinopigro): sembra una storiella comica, una barzelletta. Invece è realtà. Arriva lo straniero (help! lo straniero!) alle 21, incurante della lunga giornata di lavoro del produttore, e pretende con guida-Parker alla mano di avere ciò che c’è scritto. Leggo una guida e pretendo di trovare ciò che c’è scritto, perchè è il giornalista che ha ragione non il papà-produttore del vino! In Francia hanno ovviato il problema pubblicizzando all’esterno della cantina che “I nostri vini NON sono stati recensiti da R.Parkerâ€??!

tempo di guide

scritto da il 10 ottobre 2007

Settembre, tempo di vendemmia. Ottobre, tempo di guide ai vini.

E tra i due non so cosa faccia più paura ai produttori! Bicchieri, bottiglie, grappoli, stelle…tutti i simboli possibili vengono usati per dare una classifica dei migliori vini d’Italia. Ma saranno davvero utili queste guide? Ma saranno davvero imparziali? Ma descriveranno veramente il vino che trovo in commercio?

Qualche tempo fa un signore, per il quale avevo organizzato una serata sull’estetica della degustazione, mi chiese via email: “Cosa ne pensi di Wine Spectator? E’ davvero la bibbia?”. Gli risposi come segue e la risposta penso che valga anche per tutte le altre guide che escono in questi giorni: “Si, è la bibbia per chi ci crede”.

La mia email poi continuava con altre informazioni, ma penso che questa sia più che sufficiente. Credete nelle guide? Allora saranno utili e quasi indispensabili. Altrimenti saranno buone solo come rialzo…

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ridicolo

scritto da il 10 ottobre 2007

Incredibile come la povertà di pensiero spesso riesca a tradursi anche in parole scritte…

(qui un esempio: http://www.lospillo.it/index.php?t=blog&id=1706)

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accade in Iraq

scritto da il 10 ottobre 2007

Leggo su Amisnet: “Baghdad. L’occupazione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti è stata accompagnata sin da subito dall’arrivo di decine di società private di sicurezza che spesso sono state oggetto di accuse di violenza contro i civili, mai seguite da provvedimenti o inchieste”.
L’articolo racconta che il 16 settembre un convoglio della Blackwater (il principale contractor privato americano in Iraq), che stava scortando un gruppo di funzionari dell’ambasciata americana a Bagdad (altre fonti che ho letto parlano di generici uomini d’affari), ha aperto il fuoco su un gruppo di civili uccidendo 11 persone, tra cui un bambino di nove anni.
Questa strage ha fatto crescere la tensione, al punto che il governo iracheno ha espulso la società dal suo paese, revocandole la licenza.
Qualche giorno fa, inoltre, è stato reso noto un un rapporto USA della Commissione di controllo sulle attività del governo, in cui si sostiene che dal 2005 a oggi la Blackwater, è stata coinvolta in almeno 195 conflitti a fuoco e che i suoi uomini hanno sparato per primi in più dell’ottanta per cento dei casi. Nel rapporto si accusa il Dipartimento di Stato di non aver chiesto conto alla società dei troppi incidenti, ma anzi di averla coperta ogni volta che accadevano.
Per i suoi servizi la Blackwater è costata al governo americano, solo in Iraq, oltre un miliardo di dollari: negli ultimi due anni ha preso 832 milioni di dollari dal Dipartimento di Stato, la metà dei quali senza neanche una gara d’appalto.

Accade in Iraq, ma non ne parlano al telegiornale.
Chi ha sfilato alla marcia della Pace di Assisi forse è stato meno incisivo nel panorama mondiale. Ma sicuramente ha creato meno dolore.

(scritto anche qui)

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soddisfazioni da interista

scritto da il 9 ottobre 2007

Di me stesso con soddisfazione posso dire, parafrasando ben più illustri precedenti: “Juventino, grazie a Dio”.

Gramellini oggi scrive: «Non c’è nulla di immorale nel comportamento dei pulcini dell’Inter che hanno battuto 40 a 0 i coetanei del Pergocrema. Un bambino non conosce il senso del limite e neanche, si spera, il gusto dell’irrisione. Ma gli adulti? (…) Gli unici adulti a non deludere le attese sono stati quelli dell’Inter. I tecnici hanno evitato di frenare l’esuberanza dei pulcini per timore che imparassero le regole del galateo sportivo, pregiudicandosi irreparabilmente la carriera. Il sito web della società ha titolato con giustificato orgoglio: «L’Inter ne fa 40 al Pergocrema». E Moratti, appresa la notizia, si affretterà a comprare per un milione di milioni di euro l’intero settore giovanile del Pergocrema».

Lasciamoli godere così. Forse un giorno cresceranno… non i pulcini, i loro dirigenti!

ps: per leggere la notizia dell’immagine, cliccateci sopra con il tasto destro del mouse e scegliete “visualizza immagine” o simili.

in marcia ad Assisi

scritto da il 9 ottobre 2007

Guardando le immagini che arrivavano dalla marcia per la Pace Perugia-Assisi, mi sorgeva un senso di perplessità. 200 mila persone sono tante ed è bello che ognuna porti le sue differenze…
200 mila persone non sono poche e sarebbero, con il loro impegno, più della classica goccia nell’oceano…
Ma 200 mila persone troppo differenti rischiano di essere pioggerellina. Rinfrescante ma non dissetante.
Ma forse la parola Pace esige questo: essere “semplicemente” capaci di camminare, fianco a fianco, rispettandoci nelle nostre espressioni più intime.
E penso che i monaci e il popolo birmano abbiano sentito, nel silenzio della loro sofferenza, la solidarietà dei frati di Assisi che hanno sfilato con il fazzoletto rosso. Forse più vicini, anche se a qualcuno dà fastidio, di chi ha sfilato al coperto della Galleria Vittorio a Milano.

(pubblicato anche qui)

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Plateau royal

scritto da il 8 ottobre 2007

Venerdì sera abbiamo scoperto un angolo di Bretagna nel centro di Torino. Se non amate il pesce evitate di continuare a leggere. Altrimenti seguitemi…

Avevo circa 11-12 anni quando, in compagnia degli zii, provai l’emozione di mangiare il pesce crudo in un ristorante di Parigi. Garnier si chiamava il locale. Non so se esiste ancora, la scelta era caduta su di lui perchè probabilmente mia zia l’aveva già testato. Nei miei ricordi di bambino c’è l’immagine di Parigi con diversi ristoranti in cui il pesce, spesso ancora vivo, era esposto davanti all’ingresso. E quando il cliente ordinava, veniva preso dal cameriere per essere cucinato. Per la prima volta assaggiai le lumachine di mare…

Gli anni sono passati, il ricordo non è mai svanito ma neppure rinfrescato. Perchè in Italia, purtroppo, non ci si può fidare in questo settore. Poi, la scorsa settimana, vediamo una pubblicità su Torino7 e, visto che venerdì si festeggiava, cogliamo l’opportunità. Prenotiamo.

Ristorante Simini, in realtà una gastronomia in cui, per tre-quattro sera la settimana, vengono serviti ostriche & frutti di mare. Il nostro tavolino era stato preparato davanti al bancone, una sistemazione di fortuna che si è rivelata fortunatissima: per tutta la serata abbiamo avuto la compagnia di Michael, le roi des Coquillages.

Plateau royal: ostriche, astice, granchio, scampi, gamberoni e gamberoni royale,lumache, lumachine, gamberetti grigi, vongole della Bretagna, mandorle di mare, tartufi, clams, cozze del Mont St Michel… tutto accompagnato da uno champagne che sembrava creato apposta! Due ore di assoluto piacere per finirlo. E chiudere con un Calvados.

Volete farvi un’idea? Il sito è www.ostrichefrancesi.com . Lo segue personalmente Michael ma, penso non faticherete a credermi, la sua specialità sono le ostriche. Si puo’ cenare lì, in corso Racconigi 30 a Torino, o portare a casa. Se vi fermate potrete chiacchierare, esercitandovi magari con il francese, con Michael, con sua moglie o con la cameriera futura dottoressa, scoprendo qualcosa di più della Bretagna.

Il prezzo? Per il pesce crudo prima conta la qualità. Poi, comunque, giudicate voi se non ne vale la pena.

Antefatto: il 4 ottobre, durante l’audizione parlamentare di presentazione della finanziaria, il ministro per l’economia Tommaso Padoa Schioppa ha avuto “parole d’amore” per i giovani. Illustrando le detrazioni fiscali previste sugli affitti per i giovani, il ministro ha parlato di “una misura interessante e importante”, perché “serve a mandare, quelli che io chiamo i bamboccioni, fuori di casa. Un’incentivazione a farli uscire visto che restano a casa fino a età inverosimili, non diventano autonomi, non si sposano mai”. Io avrei qualcosa da dirgli…

Spett.le (seppur poco gentile) ministro Tommaso Padoa Schioppa,

nella sua inutile esternazione, oltre ad essere poco sensibile ad un tema assai delicato, ha anche mostrato ben poca fantasia. Il termine “bamboccione” ha infatti ben più illustri precedenti.

Fu Fabrizio De Andrè, nella canzone “La città vecchia“, a parlare di un personaggio che amava sentirsi chiamare “micio bello e bamboccione”. Ma questo non era un trentenne, bensì un “vecchio professore” a cui chiedeva:

“cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie
quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie”.

Il bamboccione allora è un vecchio professore, in cerca di piacere da una prostituta. Un vecchio professore…ma sbaglio o anche lei non è più giovane? Ed è professore? Non si preoccupi per la sua coscienza, se mai ne ha una, perchè De Andrè, mostrando molta più umanità di lei, alla fine l’assolve

“ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo”.

Si ricordi anche lei, Padoa Schioppa, che noi trentenni ancora in casa potremmo essere vittime del mondo che lei ha costruito. Non chiediamo di essere mantenuti o di avere il lavoro da dirigente. Chiediamo solo che la vostra generazioni ci consegni ciò che a suo tempo ha ricevuto dai padri: la possibilità di lavorare.

Ma forse le mie parole sono inutili, perchè ho sentito che va dicendo: “Le tasse sono una cosa bellissima”. Che il cielo ci aiuti.

Saluti,

Massimo Sozzi

studenti

scritto da il 6 ottobre 2007

Qualche settimana fa, quasi un mese fa, era scoppiata la bolla degli ingressi truccati all’università. Test di ammissione che, chi pagava le persone “giuste”, era sicuro di superare, entrando così in corsi universitari che avrebbero garantito un futuro dorato. La cosa triste è che questi corsi sono quasi sempre legati all’ambito della medicina! Dove c’è una legge dello stato a imporre il numero programmato. E, caso strano(!), ambito in cui non pare esistere disoccupazione.

Test truccati, test sbagliati, test da rifare, citazioni in giudizio e indagini ministeriali. E, soprattutto, la solita voce polemica: “stop al numero chiuso”. A Torino erano scesi a fianco degli studenti, firmando una petizione contro il numero chiuso, anche volti noti come Walter Malosti, Enzo Garinei, Beppe Rosso, Marco Columbro, Ernesto Olivero e Luciana Littizzetto (fonte LaStampa). Questo perchè, a differenza di Medicina, per tutti gli altri corsi di laurea è a discrezione dell’Ateneo la scelta di imporre o meno il numero chiuso.

E così si attacca l’Ateneo perchè devo trovare risorse per fare immatricolare tutti quelli che lo vogliono. Salvo poi, sfornare a ogni sessione di laurea un esercito di felici acculturati disoccupati.

Quasi placata la polemica test, ecco scoppiare nella settimana trascorsa un altro bubbone: il ritorno degli esami di riparazione.  Per superare il ridicolo sistema dei debiti, che permetteva di conseguire un titolo con valore legale come il diploma pur in presenza di lacune certificate come debiti formativi, il ministro Fioroni ha decretato che da quest’anno tornano gli esami di riparazione: chi a fine anno non ha la sufficienza in una materia dovrà presentarsi, entro il 31 agosto o giù di lì, e dimostrare di essersi impegnato per colmare le lacune e passare così alla classe successiva.

Apriti cielo! Il solito comitato studentesco si è scagliato con forza: con questo sistema sarà promosso solo chi ha i soldi per pagarsi le lezioni private. Ma come, mi chiedo io, non è più sufficiente studiare durante l’anno?

Perchè in Italia qualunque sistema che premi il merito dev’essere visto come una limitazione? Un test di ingresso universitario che dia importanza al voto di maturità, una scuola superiore che promuova chi ha la sufficienza, non sono appannaggio dei ricchi ma, semplicemente, il solo modo per far crescere una generazione che non si debba più piegare per 800 euro al mese. Smettetela di protestare ed entrate in aula a studiare, perchè la campanella (d’allarme) è già suonata!

Ps: naturalmente il sistema meritocratico dovrà essere veramente tale, senza possibilità di corruzione.

Ps 2: personalmente non condivido neppure l’idea dell’esame di riparazione, a fine anno o promosso, se meritevole, o bocciato.

bullismo o fenomeno mafioso?

scritto da il 6 ottobre 2007

Sulla Stampa si possono leggere i risultati di una ricerca sul bullismo nella scuola. Per i (pochi) dettagli tecnici vi rimandano all’articolo. I risultati che escono dalla ricerca sono definiti «sconcertanti» e gli «interventi urgono» perchè dice l’articolo: «il bullismo esiste per 486 ragazzi e ragazze su 690. A 415 studenti (60,1%) è accaduto di assistere a prepotenze, a 140 (20,3%) di subirne e a 123 (17,8%) di metterne in atto.

Detto così, sembrerebbe che chi assiste non subisce e non mette in atto violenze, e viceversa. Non c’è bisogno di essere esperti di statistiche per capire che la divisione è un po’ forzata. Leggendo ancora scopriamo che «il 79,4% afferma di non aver subito prepotenze nell’ultimo mese, il 10,4% (72 persone) ammette di averne subita una, il 4,4% (31) due, lo 0,5% (4) tre, lo 0,7 (5) quattro. E il 4,3 (30) cinque e anche più. Una vita da non augurare a nessuno».

Indubbiamente. Ma il 79,4% che non subisce, cosa fa? Quando il bullo è in azione, come si comportano i compagni? Sono spaventati e scappano? «Con la possibilità di due risposte, «Fanno finta di niente» è stata l’opzione scelta da 322 studenti (46,7%), «Si divertono e fanno il tifo per il bullo» da 267 (38,7%), (…) «Sono spaventati» da 28 (4,1%)».

Io lo chiamerei fenomeno mafioso. E penso debba preoccupare più del bullismo.

(pubblicato anche qui)

fioretti d’Italia

scritto da il 5 ottobre 2007

Ieri a San Pietroburgo il fioretto femminile italiano ha conquistato, come a Torino l’anno scorso, le tre medaglie!
Rispetto a Torino è cambiato solo l’ordine sul podio: oro per Valentina Vezzali, argento per Margherita Granbassi e bronzo per Giovanna Trillini (con l’ungherese Aida Mohamed, perchè al Mondiale di scherma non c’è la finale per il terzo posto e il bronzo viene assegnato a pari merito a entrambre le atlete sconfitte in semifinale)!

l’america di bush

scritto da il 4 ottobre 2007

Tutto minuscolo nel titolo, perchè non si meritano di più: Bush ha usato il suo potere di veto, per la quarta volta da quando è alla Casa Bianca, per bloccare una legge approvata dal Congresso. Ha così negato l’assistenza medica gratuita a quasi quattro milioni di bambini americani, le cui famiglie non sono in grado di pagare le costose polizze assicurative private. La nuova legge avrebbe esteso ad altri 3,8 milioni di bambini i benefici sanitari già goduti, in base alla vecchia normativa, da 6,6 milioni di bambini. La spesa aggiuntiva sarebbe dovuta essere di 35 miliardi di dollari, coperti dall’aumento delle tasse sui prodotti derivati dal tabacco.

Bush, che vuole riportare sotto controllo il bilancio pubblico ha obiettato che la legge è troppo costosa (é disposto a stanziare solo 5 miliardi di dollari) e poi l’ampliamento spingerebbe migliaia di famiglie, oggi coperte dall’assicurazione privata, a chiedere l’aiuto pubblico creando un pericoloso precedente(?)! Contemporaneamente chiede altri 42 miliardi di dollari per la guerra in Iraq.

Anche in Italia c’è qualcuno che vuol farci credere che la salute non sia più un diritto; facciamo attenzione!

Ah, questo “bush” è lo stesso che appoggiate quando sostenete che la guerra in Iraq era un atto dovuto!

NB: le cifre non sono concordanti tra le fonti che ho letto (Ansa, il Corriere, l’Unità, Reuters), secondo alcuni la spesa aggiuntiva dovrebbe essere di 25 miliardi, portando la cifra totale da 35 a 60 miliardi di dollari. Tutti comunque concordano che la Casa Bianca, nel suo progetto di bilancio, aveva previsto di aggiungere appena 5 miliardi di dollari al programma, 1 miliardo ogni anno.

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Dal Monte dice no al doping!

scritto da il 4 ottobre 2007

Forse il titolo è poco serio e decoroso, spero che il Professor Antonio dal Monte non si offenda! Penso di no, almeno da quel poco che ho potuto vederlo in televisione mi è sembrato molto alla buona. Ma ciò non toglie nulla alla sua grande cultura e, come solo chi veramente conosce ciò di cui parla, alla sua capacità di comunicare.
Ve lo ricordate nello studio delle notti olimpiche di Atene? Spettacolare!
Oggi vi voglio invitare a leggere un’intervista che ha rilasciato a Panorama. Tutto nasce da una dichiarazione rilasciata da Salvatore Garritano, ex-calciatore anche del Toro dove vinse uno scudetto nella stagione 1975-76. L’ex-attaccante calabrese, classe 1955, poche settimane fa, dalle pagine del Quotidiano della Calabria, ha lanciato un’accusa pesante parlando della leucemia che l’ha colpito: “Il mio male potrebbe essere dovuto a quello che ci iniettavano quando giocavamoâ€??.
Leggetevi quanto dice a tal proposito il Professor dal Monte (l’intervista completa la trovate qui:
«Professor Dal Monte, molte di queste persone, che anche recentemente hanno fatto denunce, hanno ammesso di non sapere quali sostanze utilizzavano.
Io non capisco, non siamo nel 1300. Non posso credere che questa gente abbia fatto tutto in modo superficiale. È come chi fuma: sa che il fumo fa male, ma sta con la sigaretta all’angolo della bocca.
Secondo lei, perché allora questi atleti, e non solo nel caso di Garritano, escono allo scoperto all’improvviso?
Qualcuno va a caccia di notorietà. Altri ancora, invece, vogliono sondare il campo, cercando dei responsabili a cui magari poi chiedere dei soldi. Non vi è quindi un impegno morale, altrimenti avrebbero parlato molto prima, non le pare?
Ma cosa si può fare per arginare un fenomeno ormai dilagante come quello del doping?
Lo dico spesso nelle interviste: repressione, repressione, repressione. È solo la “strizza�? di essere beccati che poi fa dir loro certe cose. Credo poco a quelle persone che sulle soglie della pensione ci vengono a dire: “Non sapevo quale prodotto ero costretto ad assumere�?. Così fanno solo la figura degli sprovveduti.
(…)
Ma chi si dopa di più allora?
Le faccio io una domanda. Chi in genere cerca qualcosa, in questo caso atleti dopati, dove si concentra, dove c’è un caso o dove è possibile trovarne molti?
La seconda che ha detto…
Esatto. Quindi, per esempio i ciclisti, la smettano di farsi trovare positivi e vedrete che nessuno li cercherà più. Basta, alla fine, avere un po’ di buona volontà e magari lo sport sarà finalmente tale».

Speriamo! Per intanto, buon lavoro Professore!

(scritto su LoSpillo)

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la privacy

scritto da il 3 ottobre 2007

Ieri sera ho guardato Criminal Minds, un telefilm tra il poliziesco e l’introspettivo. Più introspettivo che poliziesco nella serie in onda in queste settimane. Due puntate, nella seconda la vicenda era imperniata su uno stupratore che sceglieva le sue vittime rubandone i dati che queste fornivano a una clinica della fertilità. La clinica a cui si rivolgevano le faceva compilare un modulo, con informazioni varie, che poi rivendeva a una società di vendite. Società in cui lavorava lo stupratore e in cui i dati erano liberamente accessibili da tutti i dipendenti per esigenze lavorative.

Se provate a tradurre il termine privacy con Google, troverete come significato il termine “segretezza”. Altri la traducono come “intimità” e “vita privata”.

Ma cos’è che deve rimanere segreto: ciò che faccio o il motivo per cui lo faccio? Ciò che sono o il motivo per cui lo sono?

Non è chiaro. Oggi, tanto più ci riempiamo bocca e testa (e anche il cuore) di privacy, tanto più regaliamo i nostri dati per tessere punti e raccolte premi omaggio. E tanto meno ci circondiamo di persone che ci conoscano e ci possano aiutare. Viviamo e moriamo in privacy, alla faccia di chi sostiene la necessità di un ritorno alla vita comunitaria. Salvo poi, spiattellare tutti i nostri segreti al primo contatto conosciuto in chat.

Abbiamo una legge che ci consente di firmare continuamente liberatorie, così da essere chiamati ad alta voce, con nome e cognome, magari per una visita medica un po’ delicata.

Conosco una scuola in cui non si poteva parlare dei problemi dei ragazzi, nemmeno nelle sedi opportune. Ma soprattutto, era assolutamente vietato parlare dei problemi delle famiglie che i ragazzi si portavano dietro. Rispetto della privacy, veniva detto! Chiunque abbia lavorato con i ragazzi, saprà come sia impossibile intervenire in modo efficace per aiutarli a crescere senza conoscerne la realtà familiare. Ho un bel da dire “chiamo il papà” a un ragazzo il cui padre è fuggito con la giovane amante. Il mio richiamo cadrà in un vuoto ironico, accentuando forse ancor di più la rabbia repressa per la situazione di abbandono di chi è richiamato.

Ma perchè questo rigido rispetto di una privacy non definibile? Quando si provava a chiedere più dialogo, la motivazione arrivava netta: “qui ci sono famiglie che pagano perchè nulla venga chiesto”.

La privacy? Sempre più una bella questione economica.

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