11 novembre: San Martino di Tours

scritto da il 11 novembre 2007

Nei miei ricordi delle elementari c’è anche la mia maestra che ci racconta la storia di San Martino, cavaliere che scende da cavallo e taglia con la spada il suo mantello, per dividerlo con un povero. Se prendete i vecchi testi scolastici non manca mai nelle pagine da leggere in novembre il racconto dell’estate di San Martino, con un caldo sole che splende simbolico a scaldare il cuore di chi ha fatto del bene. O forse non tanto simbolico, come il sole che sta rallegrando questa domenica!

Oggi a raccontare una “favola” così si rischia la denuncia. Peccato! Perchè San Martino ha ancora molto da insegnare a tutti, cristiani e non.

san Martino di Tours, vescovo (316c. – 397) (foto e notizie tratte da www.santantonio.org)

Martino, poco più che quindicenne, cavalcava, fiero della rutilante divisa di guardia imperiale, con il rosso mantello che il vento scompigliava. All’improvviso sul ciglio della strada apparve un poveraccio malvestito e tremante di freddo. A quella vista, il giovane cavaliere si fermò impietosito e, sguainata la spada, tagliò il proprio mantello in due e ne diede metà al povero. Quella notte a Martino apparve in sogno Gesù che lo ringraziava della cortesia usatagli. La leggenda racconta che a quel gesto di carità seguì un insolito mitigarsi del clima, che si perpetuò nel tempo diventando «l´estate di san Martino».

Martino era nato a Sabaria nel 316 circa, dove suo padre comandava una guarnigione posta a difesa dell’impero ai confini con l’Ungheria. Seguendo il padre, aveva trascorse la fanciullezza a Pavia, dove era venuto in contatto con il cristianesimo rimanendone affascinato. Martino chiese allora e ottenne di essere accolto nel catecumenato. A quindici anni dovette, suo malgrado, intraprendere la carriera militare nella guarnigione di Amiens. È in questo periodo che va collocato l´episodio del mantello.

Ad Amiens, nella Pasqua del 334 (a diciassette anni), Martino ricevette il battesimo. Successivamente partecipò alla campagna sul Reno con l´imperatore Costanzo, al termine della quale gli fu concesso il congedo. Libero dagli obblighi militari, si ritirò per un breve periodo a vita eremitica sull’isola di Gallinaria, sulla costa ligure e poi a Poitiers, dove il vescovo Ilario lo ordinò sacerdote offrendogli una villa a Ligugé, che egli trasformò in monastero, pensando di trascorrervi la vita in solitudine e in preghiera. Ma nel 371 morì il santo vescovo Ilario, e la città di Tours non trovò nessuno meglio di lui che potesse succedergli. E così Martino, soldato per forza, monaco per elezione, dovette fare il vescovo per dovere.

Fu un eccellente pastore. Grande evangelizzatore, convertì alla religione cristiana le tribù barbare dei galli, pacificò ariani ed eretici, resistette contro il potere civile che voleva intromettersi nelle gestioni della chiesa.

Non dimenticò neppure la vita monastica, il suo primo amore. Dopo il monastero di Ligugé, il più antico d´Europa, Martino ne fondò un altro a Marmoutier, a pochi chilometri da Tours, che divenne il primo centro di vita monastica in Francia. Morì a Candes l’8 novembre 397, fu proclamato patrono di quella nazione.

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