Sandro Pertini, 31 dicembre 1979

Scritto da il 1 gennaio 2008

ATTENZIONE: questo post e' piu' vecchio di 12 mesi. I commenti sono stati percio' chiusi. Per qualunque segnalazione usate la maschera contattami.

Non sapevo come fare gli auguri di Buon Anno a chi passava di qua. Poi ho letto questo post di Verdespirito e ho pensato che non c’era modo migliore!

Il 31 dicembre 1979, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini rivolgeva questo messaggio di Auguri agli italiani. Io ne riporto qualche pezzo, è un po’ lunghetto ma di un’attualità disarmante. Terrificante pensare che quasi trent’anni sono passati eppure sarebbe ancora oggi valido. Peccato che non ci sia qualcuno in grado di pronunciarlo…

Buon 2008 a tutti!

«Miei cari amici, 

Eccomi qui per la seconda volta a rivolgervi i miei auguri per l’anno che sta per sorgere. Ve li rivolgo senza nessuna formalità, fuori da ogni norma protocollare, il protocollo, lo sanno i miei collaboratori, mi dà sempre fastidio, come fossi seduto alla vostra tavola, alzare con voi il bicchiere, bere alla vostra salute, alla salute del popolo italiano. E anche alla mia salute. 

Il mio pensiero corre in modo particolare in questo momento agli italiani che sono stati costretti a lasciare l’Italia per andare all’estero a trovare lavoro. E’ un’esperienza che io ho conosciuto nella mia lontana giovinezza. Ed io so che questi italiani sentono in questi giorni un desiderio, una nostalgia struggente del loro paese, dei loro parenti e dei loro amici. 

Io vi rivolgo questi auguri con un ánimo preoccupato, ma anche nel mio animo vi sono delle speranze. Sono preoccupato soprattutto per la disoccupazione che vi è nel nostro paese, e per la disoccupazione in modo particolare giovanile. La disoccupazione giovanile è un campo fertile, amici miei, per la droga e per il terrorismo. 

Per la droga. Io lo so perchè ne ho avvicinati di questi giovani, giovani che si sentono, perchè senza lavoro, emarginati, depressi, demoralizzati, mal consigliati. Varcano la soglia dei cosiddetti “paradisi artificiali”, che, poi, invece è un inferno che porta alla rovina. E pensano in questo modo di poter trovare un’evasione, ed invece trovano la loro rovina personale. 

Bene, vedete, io mi rivolgo agli anziani, ai genitori, agli educatori, talvolta basta una parola di comprensione verso questi giovani depressi, basta una conversazione fatta con loro amichevolmente per evitare che essi possano varcare la soglia della droga e, quindì,della perdizione. Sta a voi genitori ed educatori, stare vicino a questi giovani per salvarli dalla loro rovina. 

Ho detto che è anche un terreno fertile per il terrorismo. Risulta da informazioni che molti giovani disoccupati che, pur di guadagnare qualche migliaio di lire,  finiscono per diventare dei cooperatori, dei collaboratori dei terroristi. E quindi anche questa è un’altra strada che per i giovani significa la loro perdizione. 

(…) Ma noi dobbiamo pensare a queste forze dell’ordine (…). Devono essere anche forniti di mezzi moderni, attrezzata meglio, devono essere aumentati gli effettivi, perchè non è più ammissibile che costoro facciano dei servizi defatiganti tali da rendere loro impossibile, poi, di lavorare, di sorvegliare come dovrebbero sorvegliare. 

(…) Ma io mi vado chiedendo, amici miei, come mai proprio in Italia si è scatenato questo terrorismo? Si erano già verificati atti di terrorismo in Francia e in Germania, ma ormai il terrorismo è spento in quelle nazioni. Come mai invece si è scatenato qui in Italia, e continua in Italia? 

Io ho fatto delle mie considerazioni, che possono essere anche infondate, le sottopongo al vostro esame. L’Italia, vedete, è un ponte che unisce l’Europa all’Africa e al Medio Oriente. Quindi un ponte, da un punto di vista strategico, molto importante. Orbene, se per dannata ipotesi i terroristi dovessero destabilizzare il sistema democratico nel nostro paese, sarebbe un grave danno per noi, ma sarebbe un danno anche per tutta l’Europa e per la pace nel mondo. A mio avviso, qui posso anche sbagliarmi, è un’ipotesi mia personale, e ve la offro come tale, la centrale del terrorismo non è in Italia, è all’estero. 

(…) Dietro ogni articolo della carta costituzionale, amici che mi ascoltate, stanno centinaia di giovani morti nella resistenza, quindi la repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi. Ma dobbiamo difenderla anche dalla corruzione. La corruzione è una nemica della repubblica. E i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà. E dare la solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti. E l’esempio, soprattutto, in questo deve darlo la classe dirigente, ed in primo luogo, naturalmente, chi vi parla in questo momento. 

(…) Io credo nella nostra gioventù, a differenza di molti anziani che in questo momento mi ascoltano. La stragrande maggioranza della nostra gioventu’ è politicamente e moralmente sana. Vedete, amici miei, io ho instaurato al quirinale lo stesso metodo che avevo instaurato alla camera dei deputati quando ne ero presidente. Cioè io ricevo qui al quirinale scolaresche; giovani ne ho già ricevuti – in questi mesi e in questi anni che sono qui alla presidenza della repubblica – diciotto mila studenti, di tutte le classi e di tutte le regioni. 

Ebbene da questi giovani io mi sono sempre sentito e mi sento porre delle domande molto serie. Non faccio loro dei discorsi, intreccio con loro una conversazione, un dialogo, come fossimo antichi amici, e ci riesco sempre. Ed allora ecco perchè io mi sono persuaso che la nostra gioventù è molto sana. E’ vero sono giovani, non possono avere la mentalità degli anziani, ed è un errore grave che compiono gli anziani, siano essi genitori o educatori, di voler imporre ai giovani la loro mentalità di anziani. E quindi scavano un solco fra essi e i giovani. Io valico questo solco e vado incontro ai giovani comprendendo la loro mentalità di giovani, che è stata la mia mentalità quando giovane ero come loro.  

E mi avvicino a loro senza alcuna presunzione, senza alcuna arroganza, come fossi un loro amico da tanto tempo. E dico ai giovani questo: giovani, vedete,voi avete le vostre speranze, le vostre visioni, voi avete un animo puro, noi invece abbiamo la nostra esperienza. E dovete credermi, giovani, se io vi dico che questa nostra esperienza è tessuta di molti sacrifici e di molte rinunce. Abbiamo pagato anche per voi giovani, perchè voi foste veramente liberi. 

Bene, io vi dico: camminiamo di conserva, fianco a fianco, camminiamo insieme, voi con le vostre visioni, noi con la nostra esperienza. Cerchiamo di camminare insieme sul sentiero della vita. E finchè, vedete, un alito di vita mi animerà, io sarò al vostro fianco, giovani che mi ascoltate, per aiutarvi a rimuovere dal vostro cammino gli ostacoli che incontrerete, onde voi possiate percorrerlo con passo fermo e sicuro. 

(…) Giovani, se voi volete vivere la vostra vita degnamente, fieramente, nella buona e nella cattiva sorte, fate che la vostra vita sia illuminata dalla luce di una nobile idea. Scegliete voi, liberamente, senza lasciarvi suggestionare da qualcuno. Fate voi la vostra scelta, purchè questo presupponga, però, il principio di libertà, altrimenti dovrete respingerla, per la vostra salvezza. 

Oh, è vero, giovani, le dittature si presentano apparentemente più ordinate, nessun clamore si leva da esse. Ma è l’ordine delle galere e il silenzio dei cimiteri. 

Vedete, giovani, io alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie. Fate quindi la vostra scelta, e sia una scelta
di libertà, giovani che mi ascoltate. 

Ebbene, è con questo animo che io mi rivolgo ai nostri giovani, perchè in loro credo. E se non credessi, oh anziani che mi ascoltate, genitori ed educatori, se io non credessi nella nostra gioventù, dovrei disperare dell’avvenire della patria, perchè non lo rappresentiamo più noi questo avvenire, lo rappresentano i giovani che mi ascoltano. E quindi io penso al loro domani. E vorrei che fosse un domani di tranquillità e di serenità per la nostra gioventù. 

Eppure questo domani, non dobbiamo nasconderlo, è minacciato da pericoli di guerra. Sì, si vanno oggi tessendo trattati, si vanno stabilendo, si dice, degli equilibri fra le due grandi potenze sulle armi, per quanto riguarda le armi nucleari. Ma gli equilibri,  lo sta a dimostrare la storia, non sono mai stati duraturi. Basta un atto di follia di qualcuno, basta un errore di calcolo, che questi equilibri finiscono per crollare. 

Ebbene, se questo avvenisse, come io temo possa avvenire, perchè la pace è molto fragile, e gli ultimi avvenimenti internazionali stanno a provare il fondamento di questa mia affermazione, la pace è molto fragile. E se per dannata ipotesi la guerra dovesse esplodere sarebbe la fine dell’umanità intera, del nostro pianeta.

Se i popoli della terra, coralmente, potessero esprimersi, al di sopra di ogni differenza ideologica, politica, di ogni razza, al di sopra di ogni credo, e di ogni differenza di credo religioso, tutti i popoli della terra si pronuncerebbero per la pace contro la guerra. 

Orbene, chi rappresenta questi popoli, chi detiene nelle loro mani i destini di questi popoli, deve raccogliere questa loro volontà e fare in modo che la pace veramente sia duratura. Si spendono miliardi per costruire ordigni di guerra, che se per dannata ipotesi, ripeto, fossero usati sarebbe la fine dell’umanità intera del nostro pianeta. 

E mentre si spendono miliardi per costruire ordigni di morte,vi sono migliaia e migliaia di creature umane che nel mondo stanno morendo di fame. Nel 1979, amici che mi ascoltate, sono morti nel mondo 18 milioni di bambini per denutrizione. 

Questa strage di innocenti pesa come una severa condanna sulla coscienza degli uomini di stato e, quindi, anche sulla mia coscienza. 

Io ripeto qui quello che vi ho detto l’anno scorso facendovi il mio saluto augurale: si svuotino gli arsenali, si colmino i granai. 

Con questo auspicio io formulo per voi, cari amici, i piu’ fervidi auguri. Non dobbiamo disperare. Vedrete che riusciremo ad uscire da questo tunnel della violenza, della disoccupazione, della recessione economica perchè io credo nel popolo italiano. (…)

Dunque vedete che sono gli stranieri ad apprezzarci. Talvolta noi, ripeto, ci disistimiamo. Io ho quindi ragione di credere nel popolo italiano, un popolo che ha saputo superare situazioni ben più difficili di questa. E saprà superare anche questa situazione. 

Ed allora è al popolo italiano che io mi rivolgo in questo momento. E mi rivolgo esprimendo la mia ammirazione, la mia riconoscenza e l’augurio più fervido. Vedrete che ce la faremo, amici miei, ad uscire da questa situazione. 

Ce la faremo, state certi. 

Buon anno amici miei».

2 Commenti per “Sandro Pertini, 31 dicembre 1979”

  1. Andrea D'Ambra scrive:
    1 gennaio 2008 at 19:54

    Ho fatto anche io la stessa riflessione sul mio blog… ridateci Pertini!

  2. massimo.sozzi scrive:
    3 gennaio 2008 at 12:17

    Ridateci Pertini per la capacità di leggere il presente.
    Ma risolviamo anche i problemi che c’erano già trent’anni fa!