educazione per non abortire

scritto da il 14 febbraio 2008

I fatti sembrano essere chiari: secondo una nota della «Procura di Napoli (…): “Intorno alle 20 di lunedì la centrale operativa della Questura ha ricevuto una segnalazione (…) una donna che si era chiusa nel bagno del reparto e stava partorendo da sola “consumando pertanto un infanticidio”. A quel punto veniva inviata una pattuglia e “veniva nel contempo avvertito il magistrato di turno(…)”. La poliziotta riferiva al pm che “una donna ivi ricoverata poco prima aveva espulso il feto nel bagno a seguito di trattamento farmacologico induttivo all’aborto (…) la paziente si trovava in sala operatoria per le cure del caso e sembrava trattarsi di aborto terapeutico”. A quel punto il pm “dava incarico all’ispettrice di acquisire informazioni più dettagliate dal sanitario responsabile e dalle persone informate sull’accaduto. Con una successiva telefonata veniva comunicato che la donna era uscita dalla sala operatoria ed era in condizione di rilasciare dichiarazioni”» (www.repubblica.it). Così si è proceduto «acquisendo informazioni sommarie dai presenti e sequestrando il feto» (www.agi.it).

Le interpretazioni invece sono un po’ differenti: secondo Maria Luisa Di Pietro, docente di bioetica e co-presidente dell’Associazione “Scienza e vita”, “è mancata alla donna un’informazione adeguata sul caso in esame” (www.toscanaoggi.it); per il capogruppo Udc alla Camera, Luca Volontè è stato un caso di eugenetica, un tentativo di selezionare il feto (notizie.alice.it); il ministro della Salute Livia Turco è profondamente turbata da quella che definisce una nuova caccia alle streghe (salute.agi.it).

Io, invece, mi chiedo questo: quanto ancora bisognerà aspettare perchè si cominci ad educare le persone non a rifiutare l’aborto ma proprio a non arrivare nelle condizioni di dover scegliere? Sono fermamente contrario all’aborto, lo reputo equiparabile a un omicidio. Le teorie pro-abortiste che si fondano sul rispetto dell’identità di femminile mi paiono stronzate, perchè la dolcezza della femminilità non può che cozzare contro l’orrore del feto ucciso. A livello psichico i danni sono non da poco, ma nessuno ne parla perchè a dominare sono gli psichiatri che risolvono tutto con due pasticche.

Rifiuto l’aborto e mi è capitato di dirlo anche a persone amiche che stavano compiendo questa scelta, perchè penso che quello della vita sia un valore imprescindibile.

Però non capisco perchè non si cominci ad educare. Educare alla vita, al rispetto e all’amore per questo dono. Educare a un incontro sereno con l’altro sesso, incontro mentale e fisico. Incontro che deve portare piacere. Ma non per questo dev’essere procreativo. Una nuova vita è un dono che bisogna essere preparati e pronti ad accogliere. I metodi per evitare di non essere pronti ci sono, perchè ci si rifiuta di parlarne e di educare a conoscerli e usarli?

Sottolineatura forse scontata: ci sono delle differenze tra aborti, casi in cui c’è a rischio la vita della madre, aborti spontanei, gravidanze extrauterine. Tanti casi che non si possono mettere in un solo calderone.

Il caso di Napoli non è quello di una quindicenne che è rimasta incinta per “sbaglio”. Ma anche in questo caso un po’ di cultura in più non avrebbe guastato, a partire da chi ha anonimamente denunciato il nulla…

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