Gli alieni di Gramellini

Scritto da il 20 febbraio 2008

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Il finale agrodolce è imperdibile!

«Sono atterrati da mondi lontanissimi con un unico sogno nel cuore: salvare l’Italia, riparando i guasti dei soliti ignoti. C’è il marziano S. B. che vuole ridurre le tasse e snellire la burocrazia, a differenza di quanto abbiano fatto i governi di sinistra e quel suo sosia meno capelluto che in cinque anni di maggioranza bulgara non riuscì a liberalizzare neppure una pianta di ficus. E c’è il venusiano W. V., che evoca con toni onirici la necessità di una riscossa della politica, come se lui finora avesse fatto parte dell’Ordine dei notai o dei trapezisti, insieme a molti dei suoi probabili ministri, gli stessi del governo Prodi. Il plutoniano F. R. si ricandida a sindaco di Roma «auspicando un forte rinnovamento»: recenti scavi archeologici dimostrerebbero che negli ultimi tre lustri Roma non è stata governata dallo stesso F. R. e da W. V., ma da Caligola, con Nerone capo dei pompieri e Vespasiano assessore alla nettezza urbana.

Da qualche pianeta misterioso è giunta poi un’astronave chiamata Rosa Bianca, che si batte per farla finita una volta per tutte con le solite facce. A guidarla è Baccini, che sembrava un vecchio democristiano già quand’era giovane. Dovrà vedersela con un altro figlio di Star Trek, il vulcaniano Pierferdi, al quale sono bastate poche ore (e vent’anni di Parlamento) per scoprire che l’Italia non ha un piano energetico e che la meritocrazia conta meno della raccomandazione di una zia. Siamo ancora in attesa dell’atterraggio del lunare Bassolino: quando scoprirà che Napoli è sommersa dai rifiuti, c’è da scommettere che si indignerà moltissimo» (di Massimo Gramellini).

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