un punto per Tremonti?

scritto da il 16 maggio 2008

ANSA: «L’Italia deve affrontare una situazione difficile e non potrà contare su nessun tesoretto fiscale. Ma a fare sacrifici stavolta non saranno i ‘soliti noti’. Ora tocca a banche e petrolieri(…). L’idea è del neo ministro all’Economia, Giulio Tremonti(…)».

Qui non si sa davvero più cosa pensare! E tanto meno a cosa credere!

Dobbiamo concordare con Barenghi, che sulla Stampa di oggi scrive:

«Bisognava aspettare Giulio Tremonti per riuscire ad ascoltare qualcosa di sinistra, o quantomeno di buonsenso progressista da un ministro dell’Economia.

Eppure il centrosinistra ha governato questo Paese per sette anni, e di ministri intelligenti, capaci e anche progressisti ne ha avuti addirittura quattro (Ciampi, Amato, Visco e Padoa-Schioppa). Ma non è mai successo che uno di loro dicesse quel che Tremonti ha avuto il coraggio di dire (…). Demagogia, facile populismo, parole al vento alle quali non seguiranno i fatti? Può darsi, magari il neo responsabile dei conti pubblici non riuscirà a fare quel che ha detto, probabilmente le lobby si muoveranno (si stanno già muovendo) con tutte le loro armate per impedire questo «esproprio proletario» ai loro danni. Ma intanto Tremonti l’ha detto, (…)

Ci voleva molto per i ministri dell’altro campo dire una cosa analoga (…) due anni fa quando le tasse sono invece state aumentate per tutti (tranne che per le banche e i petrolieri)? Purtroppo sì, ci voleva molto. Ci voleva uno sforzo titanico per vincere la paura della propria ombra.

Pensate a quale putiferio si sarebbe scatenato, alle reazioni violente di tutta l’opposizione (magari anche dello stesso Tremonti) (…) Potevano quantomeno provarci e pure se non ci fossero riusciti sarebbe stato quantomeno apprezzato il tentativo. Macché, troppo attenti a non farsi sparare addosso, spasmodicamente sensibili a qualsiasi refolo provenisse da quei settori del capitalismo che li guardavano con sospetto, tragicamente tremebondi di fronte a ogni articolo di fondo uscisse sui giornali, troppo legati psicologicamente al loro passato per non avere paura che qualcuno glielo ributtasse addosso. (…) piansero tutti (tranne le banche e i petrolieri) e tra una lacrima e l’altra votarono per Berlusconi (e per Tremonti)».

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