un’idea comune

Scritto da il 25 giugno 2008

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Molto bello il pezzo di Leonardo, forse solo un po’ discutibile la scelta di una bandiera “contro” anzichè a “favore di…”, ma pur sempre una lettura spietatamente realista:

«Non mi ricordo più chi (non era un blog) scrisse qualche mese fa che dietro a Berlusconi III non c’è soltanto la solita accozzaglia, ma un nuovo blocco sociale. (…) In questo blocco c’è l’operaio frustrato del nord che ha votato Lega e il sottoccupato siciliano che ha votato Autonomista; i tassinari romani e gli industrialotti, tutti, giovani e vecchi. (…)

C’è capitato a tutti di criticare il PD perché dietro alla somma aritmetica di un partito di sinistra con un partito democratico cristiano non scorgevamo nessun progetto. E magari eravamo ingiusti, magari un progetto c’era: il problema è che siamo in una fase di recessione, in cui ai progetti non crede nessuno, la gente crede agli scontrini della spesa. Ecco, non si è mai capito quali classi, quali categorie si sarebbero avvantaggiate da un governo PD – e non vale dire “tutteâ€??, perché non ci crede nessuno: i tassisti che fecero i caroselli la notte della vittoria di Alemanno sapevano bene di aver vinto a scapito di un’altra categoria (gli utenti); allo stesso modo il lunedì delle elezioni io sapevo benissimo di aver perso in quanto insegnante statale, mentre i miei colleghi delle scuole private avevano vinto. Ora il punto è: se quel lunedì avesse vinto Veltroni, chi avrebbe fatto i caroselli? Quali categorie, quali classi sociali avrebbero dovuto sentirsi avvantaggiate? Non si sa, non si capisce, nessun dirigente del PD ha mai avuto il coraggio di dirlo. Invece di scommettere su alcune fasce, alcune categorie, hanno cercato di prendere qualche rappresentante di tutte: l’industriale veneto, l’ambientalista, la tipa giovane, il tipo radicale. Con la pretesa di mettere d’accordo tutti a scapito di nessuno. (…)

In realtà ci sono delle fasce più sensibili al messaggio del PD, ma Veltroni & co. si sono guardati bene dallo scommettere su di loro. (…) tutto quel mondo che stiamo cominciando a chiamare cognitariato, nome brutto ma efficace: i proletari avevano solo la prole, i cognitari hanno solo… no, non i cognati, tranne in qualche caso fortunato.

Ora io mi rendo perfettamente conto che un’alleanza più solida con questa classe media non avrebbe fatto vincere il PD; però almeno poteva essere la solida pietra sulla quale costruire un blocco sociale alternativo. Quest’alleanza avrebbe avuto come suggello l’antiberlusconismo, perché l’antiberlusconismo storicamente è stato per anni la bandiera di quella precisa categoria sociale. Dietro a quella bandiera, poi, ci sarebbero state molte altre cose: un certo rigore giustizialista (l’impiegato medio va fiero della sua fedina penale immacolata), la lotta all’evasione (lui le tasse non può evaderle, e festeggia ogni scandalo finanziario con soddisfazione apolitica), più soldi alle strutture pubbliche e alla ricerca. Però sulla bandiera, già da anni, c’è la belva Berlus in manette: sarebbe lunga spiegare il perché, ma quello è il vitello d’oro intorno al quale abbiamo danzato in girotondo dal ’94. Il fatto che Veltroni abbia voluto rinunciarvi non l’abbiamo mandato giù tanto bene, ma se era per vincere le elezioni… però le elezioni alla fine le ha perse, e male, e adesso il vitello lo rivogliamo. Altrimenti votiamo Di Pietro, che è già lì bello comodo».

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