ATTENZIONE: questo post e' piu' vecchio di 12 mesi. I commenti sono stati percio' chiusi. Per qualunque segnalazione usate la maschera contattami.

«Tra gli emendamenti accolti nella notte c’è quello che prevede le impronte digitali per tutti sulla carta d’identità dal primo gennaio 2010. La norma, raddoppia a 10 anni la validità della carta d’identità, che oltre alla fotografia dovrà essere munita anche delle impronte digitali. (…) In materia c’è una direttiva dell’Unione europea» (da www.repubblica.it).

Qualcuno mi spiega a cosa servirà? A me pare un’anacronistica inutile complicazione burocratica…

Forse aiuta a dimenticare i tagli di 3,2 miliardi di euro al comparto sicurezza. Anomalo per chi ha fatto una campagna elettorale sulla sicurezza…

ps: la direttiva europea? Un governo intelligente direbbe: “chi se ne frega!”.

6 Commenti per “carta d’identità con le impronte digitali: a cosa serve?”

  1. Alessandro scrive:
    17 luglio 2008 at 01:25

    Caro Massimo,

    ‘anacronistica inutile complicazione burocratica’ mi sembra un commento molto – troppo – leggero.

    L’operazione di raccolta delle impronte digitali è – a parer mio – parte integrante di un sistema che mira a controllare sempre più il cittadino. I fenomeni dell’immigrazione clandestina e della microcriminalità sono stati strumentalizzati ad arte per spaventare il cittadino e indurlo ad invocare più sicurezza come hai giustamente sottolineato tu.

    Una volta vinte le elezioni cavalcando quest’onda la situazione è – prevedibilmente – rimasta la stessa. Tg e giornali hanno indotto a credere che l’esercito nelle città, l’inasprimento delle pene per i reati commessi da stranieri (aggravante puramente razzista), la semplificazione delle espulsioni, la raccolta delle impronte digitali e in generale il ‘pacchetto sicurezza’ abbiano portato una ventata di ordine, di pulizia e di sicurezza. Peccato che nello stesso pacchetto ci sia una norma che blocca qualcosa come 100.000 processi – molti dei quali legati proprio alla microcriminalità o a reati commessi da clandestini. Peccato che ci sia una norma che impedisce ai magistrati di fare le intercettazioni e di scoprire i reati, e di trovare le prove per incastrare i colpevoli di quei reati. Peccato che Tremonti abbia presentato una legge che tagli i fondi per la giustizia fino al 40%.

    Ma questo nessuno lo spiega al cittadino impaurito. E allora via con la schedatura delle persone tramite la raccolta delle impronte digitali, via con le telecamere onnipresenti e sempre più sofisticate, via con l’esercito nelle strade, via con le infrastrutture presidiate dalle forze armate, via con i finanziamenti sempre più cospicui.

    L’importante è far credere che l’attuazione di tutte queste misure garantiranno maggiore sicurezza.. che poi sia effettivamente così è un altro discorso.

  2. massimo.sozzi scrive:
    17 luglio 2008 at 15:10

    “molto-troppo-leggero” mi sembra alludere a una condivisione dell’idea.
    Non ritengo per nulla condivisibile l’idea delle impronte digitali. Penso invece che definirla “anacronistica inutile complicazione burocratica”, ne sottolinei in modo rapido e preciso tutti i suoi grossi limiti.
    Per il resto, tutta la manovra è tesa solo alla “percezione” della sicurezza…

  3. giordano giordani scrive:
    5 settembre 2008 at 16:54

    buona sera.
    tre anni fa, nel 2005, nel mio comune (pordenone – friuli) ho fatto la carta d’identità essendo scaduta quella che avevo. mi è stata fatta la nuova carta, ed ho lasciato la mia impronta digitale. credo che, da buoni italiani, stiamo facendo tempeste in bicchieri d’acqua con secondi fini.
    mandi dal friul

  4. massimo.sozzi scrive:
    6 settembre 2008 at 09:46

    Il problema non è lasciare l’impronta, ma l’utilità di lasciarla sulla carta d’identità! Capirei ancora se venisse creato un sistema informatizzato e centralizzato, ovvero accessibile da tutta Italia in tempo reale.

  5. mario scrive:
    8 settembre 2008 at 10:02

    Ciao,

    torno su un argomento che, nonostante siano passati alcuni mesi, è sempre d’attualità.

    Premettendo che sono infastidito (per usare un eufemismo) da qualsiasi tentativo di controllo che riguardi la mia persona, ricordo però una cosa. Sino a pochi anni or sono, a tutti i cittadini maschi italiani, più o meno intorno al giorno del loro diciottesimo compleanno, un uomo in grigioverde prendeva le impronte digitali! Impronte che dovrebbero essere custodite negli archivi dei distretti militari, ma che forse hanno alimentato anche qualche altro database…

  6. massimo.sozzi scrive:
    9 settembre 2008 at 23:39

    Già! Non mi ricordavo neanche più!
    Di tracce in giro ne abbiamo lasciate. Il problema che permane è il modo in cui vengono usate. O meglio, i fini a cui vengono destinate.
    Dubito che le nostre impronte lasciate al distretto militare, possano un giorno servire a risolvere un caso di nera!