Premessa: ho resistito a MySpace ma sono caduto in Facebook. Continuo a restarci pur nutrendo diversi dubbi sulla sua effettiva utilità. Ho già espresso il dubbio che si tratti della vera cyber-droga…

Fatta la doverosa premessa, volevo segnalare due video dedicati al fenomeno, ormai sociologico e non più solo tecnologico, del momento: Facebook. Ieri sera leggevo un articolo su Internet Magazine, in cui si sostiene la possibilità che Facebook abbia annullato la regola del numero di Dunbar, o regola del 150, secondo cui la dimensione di una rete sociale che una persona riesce a “controllare” è di 150.

Diverse persone hanno su Facebook molto più di 150 “amici” e tramite questo strumento gestiscono il loro capitale sociale (oppure qui), cioè l’insieme delle potenzialità delle loro relazioni sociali, quelle utili per diversi scopi: dal cercare il partner a quelli lavorativi. Sorpassando quindi Dunbar.

E’ davvero morto il numero di Dunbar? Penso di no. Penso che questa lettura, che ricorre in rete, sia un po’ superficiale. Non si fanno distinzioni tra livelli, come insegna la teoria ecologica di Bronfenbrenner per studiare la società, e si fa collimare il concetto di capitale sociale con quello di “amici” su Facebook. I due concetti non sono perfettamente sovrapponibili perchè il capitale sociale non è solo un numero di contatti, come gli “amici” di Facebook, ma è rappresentato dalle potenzialià della propria rete. Posso avere una rete di milioni di contatti ma se poi questa non si attiva, o non la faccio attivare, per fornire risorse, il capitale sociale equivarrà a zero!

Volevo solo segnalarvi due video e mi sono perso nella sociologia! Andiamo ai video: il primo (segnalato da magnaromagna.it) ha un po’ di parolacce e immagini psichedeliche, ma rende bene il concetto. Il secondo è sicuramente più gradevole ma…in inglese…facile! L’ho capito io!

Al fondo dei video, vi lascio un epilogo…

Epilogo: il concetto finale è chiaro: per essere amici, e magari capitale sociale, non basta che me lo proponi su Facebook, prova a salutarmi anche per strada!

Ma se è così negativo, perchè non ne esci? Perchè le persone con cui si intrattengono più contatti “sani” sono quelle che poi si incontrano anche fuori. Allora Facebook è solo un bello strumento in più!

Acuta osservazione quella di Petrolio:

«I TG di ieri avevano del surreale. Servizio su Berlusconi, che annuncia il New Deal: “Sblocco di 16 miliardi di euro per le grandi opere!” Subito dopo, ecco Bertolaso che riferisce alla Nazione la disastrata situazione delle scuole: “Occorrono 13 miliardi per rimetterle in sicurezza, ma non li abbiamo!”».

Riassumendo: per le “grandi opere”, magari da appaltare a qualche amico, il soldi ci sono. Per le scuole, la stessa cifra, anzi meno, non c’è! Qualcuno qui fa gli scherzi!

Il post di Petrolio non si limita a segnalare l’assurdità del governo, prova a dare qualche intelligente suggerimento: «Quale occasione migliore di una crisi economica, per avviare ad esempio spese pubbliche vòlte a rimettere in sicurezza le scuole, sistemare gli acquedotti che perdono il 30% dell’acqua, bonificare le aree notoriamente inquinate, sovvenzionare le energie alternative? Se lo scopo è creare lavoro, certo non mancherà. E ci ritroveremo con qualcosa di utile in mano, di utile a tutti».

Io condivido.

Commenti disabilitati su 16 miliardi: ci sono oppure no? Dipende…

saldi: ottimismo a 40 euro?

scritto da il 26 novembre 2008

State uscendo anche voi per andare ad acquistare l’ottimismo? Chissà se accetteranno la “social card” di Tremonti?

da Repubblica.it:

«Tremonti presenta la social card

ROMA – Un bancomat “anonimo”, azzurro, del valore di 40 euro mensili più gli sconti delle catene commerciali convenzionate. (…) E, a regime, sulle casse dello Stato peserà per 450 milioni di euro. (…) Un rammarico: solo il 5% della grande distribuzione, quindi le catene di supermercati, ha aderito al progetto della social card. (…) “Non è carità”. “Rifiutiamo l’interpretazione – sottolinea Tremonti – della social card quale visione compassionevole della società”. (…) Garantito l’anonimato. La social card, o carta acquisti, “è anonima – ha spiegato il rirolare dell’Economia – quindi nessuno può dire che segna i portatori. La può usare chiunque”. (…) Per eventuali chiarimenti, ha concluso il ministro, “confidiamo nell’Inps, nelle associazioni di volontariato e nei Caaf”».

Riassumendo: nessun grande supermercato ha aderito; vale poco più di niente (con 40 euro mensili che ci fai?); non è carità (penso che mettendosi a un incrocio a lavare vetri si guadagnerebbe di più); allo stato costa un casino; possono fregartela e usarla al posto tuo; chi la presenta, non avendo capito bene per primo a cosa serve, rimanda a terzi… Scommettiamo che l’unico felice è l’industriale che le produce?

Ho paura che anche con la “social card” non si riesca ad acquistare l’ottimismo!

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l’ottimismo è buono?

scritto da il 26 novembre 2008

«Roma, 25 novembre 2008 “L’ottimismo, il coraggio, la volontà e la speranza possono farci uscire e in fretta dalla crisi che domina da alcune settimane: se tutti mettessimo in campo lo stesso ottimismo, potremmo guardare con più sicurezza al futuro che ci aspetta”. Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi(…)» (da www.rai.it).

Allora, ha detto mia mamma che l’ottimismo ce lo preparerà per cena. Deve solo andarlo a comprare, ma sicuramente potrà pagarlo con un po’ di volontà e speranza.

Ho paura che si avvicini la dieta…

PS: ma non bastava il Tonino Guerra e il suo odioso “l’ottimismo è il profumo della vita”?!

utopia dell’educazione

scritto da il 24 novembre 2008

Nel fine settimana abbiamo partecipato ad alcuni incontri del Festival di Antropologia di Ivrea.

Intanto ci sono da fare i complimenti per le scelte organizzative. Migliorabili per alcuni aspetti logistici, ma sicuramente azzeccate a partire dalla scelta dei relatori e degli argomenti: vari, diversi come diversi sono i volti dell’antropologia e dell’uomo stesso.

Dagli incontri mi sono portato a casa due appunti.

Il primo parte da uno dei riti di possessione africani: secondo la tradizione ha più valore l’uomo posseduto da più spiriti. Non quello univoco, non l’uomo fisso nelle sue credenze e convinzioni. Ma quello apparentemente in balia di più agenti; in realtà capace di aver più identità e quindi più possibilità. Una differenza notevole con la nostra concezione occidentale che vede il vero uomo in colui che ha sempre un solo, aggiungo io sterile, pensiero. Una “storia” che già conoscevo ma di cui troppo spesso non mi ricordo. Una storia forse banale, elementaristica ma che in realtà offre un punto di vista formidabile!

Il secondo appunto arriva dalla conferenza di sabato sera di Marc Augé. Per il futuro, Augé vede una sola meta in grado di migliorare il nostro mondo: l’utopia dell’educazione. Educazione intesa come accesso alla conoscenza: una possibilità che oggi sta venendo a mancare. Per cambiare c’è bisogno, ammette Augé, di una spesa enorme (altro che i tagli nostrani). L’utopia spesso si identifica con qualcosa di irrealizzabile, in questo caso non dev’essere così: “l’utopia dell’educazione” deve servirci per reinventare il quotidiano, per fare esistenzialismo politico ovvero per guidarci come presenza viva e attiva nella società. E continuare a lottare contro i tagli all’unica risorsa che potrà davvero cambiare il nostro futuro: l’educazione come accesso alla conoscenza.

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giù al nord

scritto da il 22 novembre 2008

Un consiglio: ANDATE A VEDERLO!!! Bellissimo!

Philippe Abrams è il direttore dell’ufficio postale di Salon-de-Provence. E’ sposato con Julie, donna soggetta alla depressione che gli rende la vita impossibile. Per farle piacere e per farsi trasferire in Costa Azzurra, Philippe tenta un inghippo ma viene scoperto e trasferito a Bergues, una cittadina del Nord del paese. Per gli Abrams, sudisti accaniti pieni di pregiudizi, il Nord è l’inferno: una regione perennemente ghiacciata, abitata da persone rudi che parlano un dialetto incomprensibile, lo Ch’tis.

(trama e locandina presa da trovacinema.repubblica.it)

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una rivoluzione

scritto da il 21 novembre 2008

Martedì scorso il Tg3 del Piemonte ha intervistato il Professor Petrini riguardo al rinvio a giudizio nel processo Thyssen. Guardate il video, poi leggete sotto…

«(…)altre volte i magistrati si sono trovati davanti a casi come questi nei quali ritengono (…) che l’atteggiamento dei datori di lavoro sia accettare il rischio di far verificare un grave disastro e sono stati più timidi(…)

se un datore di lavoro pur prevedendo la possibilità che si verifichi un grave disastro continua nella sua atteggiamento (…) allora questa contestazione è del tutto corretta (…) è una grande rivoluzione».

Parole da ricordare quando qualcuno si scaglia contro “certa magistratura”. Quando la si accusa di essere “politicizzata”. Per fortuna che l’azione della magistratura è anche politica, ovvero un’azione a vantaggio del popolo. Perchè se così non fosse, difficilmente troverebbe il coraggio per perseguire chi, coscientemente, mette a repentaglio la vita di altri esseri umani allo scopo di guadagnare di più.

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Festival di Antropologia a Ivrea

scritto da il 20 novembre 2008

Grazie al servizio di informazioni sms della Città di Ivrea, ho scoperto che da venerdì 21 a domenica 23 novembre (questo fine settimana), ci sarà il Festival di Antropologia presso la Sala Cupola della Serra di Ivrea.

Leggendo il programma su Localport: sabato gli interventi metteranno in evidenza come l’Identità, tema centrale della riflessione antropologica, sia oggetto di una profonda rielaborazione, alla luce delle acquisizione delle altre scienze sociali, delle neuroscienze e della filosofia.

Domenica si parlerà di Africa come area nella quale complessi ed articolati modelli culturali tradizionali si confrontano con la modernizzazione, dando luogo a sintesi sorprendenti.

Io mi segnato il pomeriggio di domenica che vedrà, tra gli altri, anche la partecipazione di Roberto Beneduce. Il suo esame di Antropologia era ENORME!!! Ma le sue lezioni era davvero molto interessanti!

Senza dimenticare la presenza, sabato, di Francesco Remotti, un maestro dell’Antropologia in Italia.

Il programma completo lo potete trovare sul sito del Comune o su Localport. Qui ve ne lascio un piccolo riassunto:

Venerdì 21.11.2008
h. 17.30, Sala Cupola della Serra
* Apertura del Festival: intervento dell’Assessore alla Cultura della Regione Piemonte e del Sindaco di Ivrea
* Prolusione di Marc Augé sul tema “ Il mestiere dell’Antropologo oggi e domani�?

Sabato 22.11.2008
h. 17.00, Sala Cupola della Serra
* “ Le finzioni dell’identità e la ricerca antropologica�?:
Francesco Remotti illustra come il concetto di identità venga inteso nell’antropologia contemporanea

h. 18.00, Sala ABC della Serra
* Tavola rotonda sul tema “Il concetto di identità in una prospettiva interdisciplinare�?
Intervengono Jeanloup Amselle, Marco Aime, Edoardo Boncinelli, Francesco Remotti, Gianni Vattimo. Modera Marc Augé

h. 21.00, Sala Cupola della Serra
* Marc Augè presenta le proprie riflessioni sul tema “Culture, identità e integrazione�?

Domenica 23.11.2008
h. 15.30, Sala Cupola della Serra
Proiezione dei film
* “ Les Maitres Fous “di Jean Rouch, 1955, durata 29’
* “ Kampala Babel “ di Cecilia Pennaccini, 2008, durata 54’

h. 17.00, Sala Cupola della Serra
* 17.00 – 18.30Roberto Beneduce e Cecilia Pennacini parlano del tema
* 18.30 – 19.00 Chiara Pussetti parla di “Koitadesa: emozioni, marginalità e ferite delle culture africane�?

h. 19.00 – 20,30
Proiezione del film
* L’incubo di Darwin, di Hubert Sauper, 2008, durata 58’

h. 21.00, Sala Cupola della Serra
* Incontro di chiusura con Jeanloup Amsellesul tema “ Africa: Culture meticce�?

Camillo Olivetti di Laura Curino

scritto da il 18 novembre 2008

Non c’era solo Vittorio Pasteris domenica sera alle Officine H! C’eravamo anche noi, forse anche qualche posto più avanti del 300. C’erano tante persone…

E Laura Curino ci ha regalato un’interpretazione davvero emozionante

C’erano tante persone in piedi ad applaudirla.

Grazie Signora Curino!

Grazie Camillo!

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Jerry Yang

scritto da il 18 novembre 2008

Jerry Yang si è dimesso dal ruolo di amministratore delegato di Yahoo. Vi state immaginato Jerry Yang? Vecchietto? State pensando a quanto ha preso di liquidazione? State pensando a quale azienda andrà adesso a dirigere?

Jerry Yang ha 40 anni, è stato fondatore di Yahoo, ha (probabilmente) sbagliato a non accettare un’offerta di acquisizione di Microsoft. Oggi il titolo in borsa è molto basso ma l’azienda non ha fallito.

Jerry Yang ha lasciato l’incarico di ad, ma rimane in azienda tornando a dirigere la ricerca (cose che gli riesce decisamente meglio!). Jerry non lascia la barca che rischia di affondare. Ma, avendo sbagliato, torna a livelli più bassi.

Anche in Italia funziona così. Volete un esempio? Eccovene uno:

Giancarlo Cimoli, classe 1939: nel 1996 (57 anni) il governo Prodi lo sceglie come risanatore delle Ferrovie dello Stato, i risultati della sua amministrazione sono deleteri e portano le Ferrovie Italiane al disastro economico e ad una totale inefficienza del servizio. Lascia FS nel 2004 (65 anni) con un premio di buona uscita di 6 milioni e 700.000 euro e viene nominato dal governo Berlusconi al vertice della compagnia Alitalia. Nel 2007 il governo Prodi constata la crisi prossima al fallimento dell’Alitalia e scioglie il consiglio di amministrazione, Cimoli se ne esce con quasi 3 milioni di euro (da wikipedia).

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Devo ammetterlo, un po’ ammiro il ministro Brunetta. Perchè non possiamo negarlo che in Italia ci siano delle grosse sacche di spreco e che ridurle, o addirittura eliminarle, sarebbe un grande risultato.

Ammiro…ammiro un po’ meno…forse ammiravo…

Ogni tanto, però, mi sorge il dubbio che il nostro Brunetta non sia così un grande (ed evitate battute sull’altezza!). Vedi gli interventi sulla mutua per gli statali: 1 ora al giorno per poter uscire, 1 ora in cui solitamente i medici non fanno ambulatorio!

L’ultima amenità l’ho scoperta da un articolo di Anna Masera: l’Associazione per il Software Libero cerca da 3 mesi di prendere visione dei protocolli d’intesa sottoscritti dal Ministro Brunetta con Microsoft senza successo. Gli ha scritto una lettera aperta, di cui vi riporto alcuni passaggi:

«On.le Ministro Renato Brunetta,
il 16.08.08 Le abbiamo spedito una lettera (ricevuta il 03.09.08) con la quale domandavamo di avere accesso a due protocolli d’intesa da Lei sottoscritti con Microsoft Italia S.r.l.(…).
La notizia di quegli accordi ha destato in noi viva preoccupazione: in primo luogo perché la P.A. spende ogni anno molti milioni di euro in licenze software (274 nel solo 2003), in secondo luogo perché l’azienda Microsoft è stata condannata in sede europea per abuso di posizione dominante e in terzo luogo perché in qualità di Ministro della Repubblica Lei non può ignorare che il software libero offre una valida alternativa e che la legge (art. 68 D.Lgs. 82/05) impone di realizzare una valutazione comparativa prima d’acquisire il software da utilizzare.
Abbiamo pensato che Lei, Signor Ministro, fosse stato mal consigliato e che fosse nostro dovere aiutarLa.
Ci siamo precipitati a scriverLe nel week end di ferragosto, ma, ad oggi, siamo ancora in attesa di risposta. L’inerzia del Suo Ministero ci ha infine costretti a ricorrere alla Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi.
(…)
Infatti, il software libero può essere riutilizzato senza costi di licenza da tutta la P.A..
Ritardare l’uso del software libero da parte della P.A. danneggia la nostra economia, rende il mercato meno libero e favorisce un gruppo minoritario di aziende che privano il nostro paese di cospicui introiti fiscali. Sa che, per fare un esempio, Microsoft (ma analogo discorso vale per molti dei principali produttori di software proprietario) fattura le licenze vendute in Italia esclusivamente dalla filiale Irlandese (per un totale di 750 Milioni di Euro nel 2003) e che quindi comprando licenze di software proprietario si incide negativamente sulla bilancia dei pagamenti ?
(…)
Qualcuno potrebbe dire che non abbiamo ricevuto risposta per l’inerzia dei Suoi uffici, per una pratica dimenticata sulla scrivania di qualche dipendente fannullone perennemente in malattia o per qualche dirigente ignavo o menefreghista.
Certo che, se queste cose succedono proprio nel Suo dicastero, proprio nel periodo in cui, a quanto sembra, la “crociata contro i fannulloniâ€?? sta dando il massimo risultato, c’è ancora molto da fare.
Nella speranza di riuscire a penetrare la fitta trama di ostacoli che Le impedisce di dare la dovuta attenzione alle istanze del software libero, restiamo in attesa di una Sua gradita risposta.
Con ogni osservanza,
per l’Associazione per il software libero
Marco Ciurcina».

Io penso che questa lettera dovrebbe diventare interpellanza parlamentare. Magari attraverso Di Pietro che, in questo periodo, sembra particolarmente vicino al mondo di Internet e offre assistenza legale contro il provvedimento “ammazza-blog” (sempre via Anna Masera).

legittimo l’uso della forza?

scritto da il 11 novembre 2008

Guardate il video qui sotto, è un servizio del Tg3 Piemonte sulla Tav. Ma non è quello che mi ha colpito (e di cui voglio parlare). Perciò l’ho tagliato in alcune parti, ma senza snaturarne il senso. Guardatelo e poi continuate a leggere.

Sentito? L’uso della forza? Parole di assoluto buon senso.

Non deve scandalizzare: è legittimo in uno stato di diritto.

Adesso mettetele insieme a questa notizia presa da www.repubblica.it: «UNO STATO che vessa e maltratta le persone private della libertà non è uno Stato democratico. Una polizia che usa la forza non per impedire reati, ma per commetterne, non può essere considerata “forza dell’ordine”. Fatti di questo genere distruggono la credibilità delle istituzioni più di tanti insuccessi dei poteri pubblici”. Valerio Onida, giudice emerito della Corte Costituzionale. Sono parole che bisogna tenere a mente ora che il processo per le violenze della polizia nella scuola “Diaz”, durante i giorni del G8 di Genova, è prossimo alla sentenza ()».

Leggetelo tutto l’articolo. Racconta di come lo Stato può usare la violenza.

E poi ditemi se l’uso della forza non deve scandalizzare. No, deve far inorridire!

«uno Stato che si presenta nelle vesti di sbirro e carnefice fa assai presto a diventare uno Stato criminale quando il dissidente, il non conforme, l’altro diventa un “nemico” da annientare».

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Obama non chiama l’Italia

scritto da il 7 novembre 2008

Berlusconi: «avete visto come sono stato accolto dal presidente Bush? La stessa cosa avverra’ con la nuova amministrazione(…). Sono sicuro che avremo modo di collaborare, cosi’ come abbiamo fatto con Clinton, grazie all’amicizia che abbiamo con il partito democratico e con Nancy Pelosi’» (www.ansa.it).

«Obama, chiama al telefono tutti i principali capi di governo, tranne quello italiano» (peacereporter.net).

(immagine di BD)

E non aggiungo altro! Minchia che rrrrrrridere!!!!!

figure di merda n° 1 bis

scritto da il 7 novembre 2008

Mai fermarsi al primo danno!

Chi, come il Pd, ha sparato a zero su quel suo ”abbronzato” rivolto al presidente eletto degli Stati Uniti d’America: ”Li conoscevamo gia’ ma non pensavamo fossero cosi’ tanto imbecilli”.

”Perche’? C’e’ qualcuno che ha obiettato? Uno puo’ sempre prendere la laurea del coglione quando vuole. Se uno vuole prendersi una laurea pubblica, ogni occasione e’ buona”

Cosi’ il premier Silvio Berlusconi, lasciando lasciando Mosca, diretto a Bruxelles per il Consiglio europeo straordinario, ha risposto ai cronisti italiani dopo le critiche per le sue parole su Barack Obama (fonte ANSA.it).

la Vespa è stata punta…

scritto da il 6 novembre 2008

Non capisco come possano esserci giornalisti che dissertino su qualunque argomento: dall’allevamento di lama sulle Ande alla crisi dell’economia mondiale, passando per l’arte del tombolo sul Lago Maggiore.

Novelli Pico De Paperis (oppure qui) dell’informazione, non lo fanno nel silenzio di un piccolo giornale di provincia. No! Pretendono la prima rete nazionale.

Ma voi, che amate sbirciare modellini di tristi ville valdostane, fate attenzione:

«(ANSA) – ROMA, 6 NOV – Bruno Vespa e la giornalista di ‘Porta a Porta’ Valentina Finetti sono stati condannati per diffamazione (…)».

Il pungiglione è un’arma a doppio taglio!

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