No, Craxi no!!!

scritto da il 14 gennaio 2010

Intitolargli una via per “superare le divisioni” è la proposta di Letizia Moratti. E per fortuna che non fa più il ministro della pubblica istruzione, altrimenti potremmo trovarci a studiare Caligola come esempio di politica ecologicamente impegnata!

Ma Alessandria riesce a battere Milano! Scrive Gramellini: «Alessandria ha intestato una via a Bettino Craxi, prima città del Nord a rendere omaggio allo statista condannato per tangenti, in anticipo persino sulla sua Milano. Per assicurarsi l’astensione del Pd, la maggioranza di centrodestra ha intitolato strade anche a Nilde Iotti e a Norberto Bobbio. (…) Siamo alla pacificazione nazionale, ottenuta attraverso quei morti che da vivi non poterono o non vollero realizzarla. (…) Chi riesce a far convivere Craxi, la Iotti e Almirante in una stessa delibera potrà ben trovare un accordo su questioni più semplici, come la riforma della magistratura. L’unico rischio è l’inevitabile irrigidimento dei socialisti, appena scopriranno che la via dedicata con un po’ di perfidia al loro Bettino è quella che conduce alla tangenziale».

Ieri poi è arrivato il direttore del Tg1, Minzolini a sparar…ops! dire la sua: «Craxi è stato trasformato nel capro espiatorio di un sistema che era stato l’ultimo residuo della guerra fredda, una democrazia costosa permise al paese di restare per cinquant’anni nel mondo libero».

Talmente grossa che anche il mio amico Diego si è ribellato: «Vien da pensare, in malafede appunto, che ci sia in corso una grossa operazione di revisionismo adesso che i fatti sono lontani dalla memoria. Che si voglia parlare bene dell’ Ante Silvio per poter parlare meglio, anche e soprattutto, del Silvio attuale. Che si voglia riabilitare il ladro certo, (perché questo Craxi era per la legge italiana, non per gli anti socialisti, ma per la legge italiana) per scudare ancora di più quello presunto».

Alla Moratti voglio solo questo: intitolare la via a Craxi è vero che aiuta a superare le divisioni. Le divisioni, oramai sempre più labili, tra onestà e disonestà. A vantaggio della seconda.

E prima di dimenticarcene, ascoltiamo bene cosa cantava Paolo Rossi:

«A me è capitato, io ho volato una volta, e ho visto Milano dall’alto e volevo descriverla. Ecco: Milano dall’alto è come la cellula del DNA. Fateci caso. Io non ho presente com’è la cellula del DNA, ma la prima cosa che mi ha ricordato è stata questa. Ma c’è qualcosa di più. Prendiamo le circonvallazioni che dall’alto si vedono benissimo: sono a cerchi concentrici, come i cerchi delle Olimpiadi, ma uno dentro l’altro e, fateci caso: le strade principali partono dalla periferia e arrivano al centro tagliando la città come una torta. Come fette di torta. Ecco, questo la dice lunga sul destino che questo luogo ha avuto poi in seguito, ma il problema non è tanto questo, cerchiamo di capire… cerchiamo di capire, questo è abbastanza facile, abbastanza scontato, il problema è un altro. Il problema è che io dall’alto ho notato che c’è un buco nero, da qualche parte al centro, che in qualche modo ha ciucciato delle cose. Io questo buco nero scientificamente l’ho chiamato il Big Black Bigul, il Grande Pirla Nero che, ciucciando, ha portato via migliaia di unità operaie, fabbriche, latterie, oratori, calcio balilla, un casino di roba. I milanesi per resistere a questo ciucciamento del Big Black Bigul si aggrappano ai mestieri più straordinari e assurdi, non sapete… operatore ecoturista vegetariano, animatore macrobiotico steineriano, comico cabarettista, assessore, primo ministro, i mestieri più assurdi, più cretini. Insomma, tutti ciucciati da questo buco nero, ma il problema non è quanti si salvano e quanto o quanti vengono ciucciati, ma, cioé, se… io ho fatto il perito chimico e quindi ho un’educazione un po’ scientifica: se c’è un risucchio, qualcosa parte da un luogo e va in un altro, questo è matematico. E se c’è il ciucciamento, cioé: tira, ma dove va? Cioé, sparisce forse?”
Cochi: “Scusi l’impertinenza, ma dove va a finire tutta questa roba?”
Paolo Rossi: “La mia domanda che mi pongo da scienziato, proprio: il Big Black Bigul… io, insomma, un’idea piccolina ce l’avrei…”

Paolo Rossi: Ad Hammamet»

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