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L’abbiamo, l’ho attesa per settimane la no-fly zone nei confronti della Libia.

Mi ero chiesto se gli interessi economici erano così forti da far preferire Gheddafi agli insorti, neo-risorgimentali, libici.

Alla fine è arrivata. Ma non è quello che mi aspettavo.

Se cercate una definizione di no-fly zone ne troverete diverse; io non ne ho trovata nessuna “ufficiale” ma definizioni tendenzialmente tutte simili. Wikipedia scrive «Una zona d’esclusione aerea (in inglese No-fly zone, acronimo: NFZ) è un territorio sul quale vige il divieto di volare. Tali zone vengono di solito dichiarate in un contesto di controllo militare degli spazi aerei per delimitare una zona demilitarizzata del cielo».

Il dizionario online Hoepli è più stringato: «in aree di guerra, spazio aereo interdetto ai voli non autorizzati», ma la sostanza non cambia.

Le definizioni rimandano a una risoluzione dell’ONU, la 688, emessa nel 1992 per l’Iraq di Saddam. Risoluzione che, secondo alcuni, non menzionerebbe neppure la no-fly zone. La chiarezza è il punto forte della diplomazia ONU!

Oggi però parliamo della Libia del 2011. Per la quale è stata approvata la risoluzione 1973.

La no-fly zone avrebbe dovuto essere approvata un mese fa: quando gli insorti avevano praticamente conquistato, o meglio: liberato, il loro paese. Avevano bisogno di essere protetti e non lo abbiamo fatto.

Approvarlo ora fa sentire la puzza di neocolonialismo.

Un mese fa avrebbe risparmiato vite umane, oggi no.

Nessuno è così ingenuo da pensare che una no-fly zone voglia dire sorrisi, baci e abbracci: era chiaro che, una volta istituita, si sarebbe dovuto farla rispettare anche con azioni militari e quindi azioni potenzialmente mortifere.

Istituita la no-fly zone, chi non l’avrebbe rispettata sarebbe stato abbattuto. Ucciso.

Ma questo non vuol dire bombardare preventivamente ciò che si vuole.

La risoluzione 1973, secondo Wikipedia:

* chiede l’istituzione immediata di una tregua e la fine completa delle violenze e degli attacchi ai danni dei civili;
* impone una zona di divieto di sorvolo sopra i cieli libici;
* autorizza tutti i mezzi necessari a proteggere i civili e le aree popolate da civili, ad esclusione di qualsiasi azione che comporti la presenza di una “forza occupante”;
* rafforza l’embargo sulle armi e in particolare l’azione contro i mercenari, consentendo ispezioni forzate in “porti e aeroporti, in alto mare, su navi e aerei”;
* impone la proibizione di tutti i voli commerciali libici per fermare l’afflusso di denaro nelle casse del dittatore o l’arrivo di nuovi mercenari;
* impone il congelamento dei beni e delle proprietà delle autorità libiche e ribadisce che le attività di queste ultime dovrebbero essere indirizzate a beneficio del popolo libico;
* estende alcuni punti della Risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad un certo numero di altri individui ed entità libiche;
* istituisce una commissione di esperti per monitorare e promuovere l’applicazione delle sanzioni.

Siamo ben lontani da ciò che oggi capita in Libia. No-fly zone non voleva dire guerra per accaparrarsi il petrolio libico!

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