A Ivrea l’aria è inquinata. A gennaio, in 20 giorni su 31, sono stati superati i limiti stabiliti per legge relativi alle polveri sottili, comunemente conosciute come PM10. A febbraio anche peggio: al 12 si sono superati per ben 10 volte.

Bisogna correre ai ripari!

E cosa decidono di fare i nostri amministratori? La Sentinella lo ha chiesto all’Assessore alla Mobilità, Giovanna Codato, che ha risposto così: «ciò che compromette la qualità dell’aria in città è il transito delle auto che provengono dall’esterno e devono attraversarla per imboccare le arterie per Milano, Torino, la Valle D’Aosta (…) Come giunta stiamo operando per insegnare alla gente ad usare mezzi alternativi. Negli ultimi anni è salito il numero di chi usa la bicicletta e di certo, in futuro, con la presenza del ponte passerella, la cui costruzione è imminente, avremo più persone che utilizzeranno di meno l’auto».

Io ho riletto la risposta per una decina di volte. E poi ho dovuto arrendermi.

Riconosciuto che il problema nasce dal transito di auto non eporediesi, la Codato propone, o impone, una soluzione che tale non è: punire le auto eporediesi (sic!).

Non conosco di persona la signora Codato e perciò mi fermo qui. Ma prima di chiudere, le ricordo che da anni ci sono cittadini che hanno individuato soluzioni decisamente più utili: l’uso della rete autostradale come circonvallazione di Ivrea. Non sarebbe una soluzione davvero efficace?

Ma è sicuramente più facile punire i cittadini anzichè toccare i privilegi della casta autostradale…vero signora Codato?

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Diocesi di Ivrea: sede vacante

scritto da il 27 febbraio 2012

La notizia è stata confermata: Monsignor Arrigo Miglio è il nuovo arcivescovo di Cagliari.

E, conseguenza diretta, la diocesi di Ivrea è sede vacante!

Tranquilli, non è nulla di grave e non capiterà nulla di imprevisto: è tutto regolato dal Codice di Diritto Canonico. Che, nel Libro II, Parte seconda, Sezione II, ha un articolo apposito: la sede vacante.

«Can. 416 – La sede episcopale diviene vacante con la morte del Vescovo diocesano, con la rinuncia accettata dal Romano Pontefice, col trasferimento e con la privazione intimata al Vescovo stesso.

Can. 417 – Tutto ciò che viene compiuto dal Vicario generale o dal Vicario episcopale ha valore finché non hanno ricevuto notizia certa della morte del Vescovo diocesano; così pure ha valore tutto ciò che viene compiuto dal Vescovo diocesano o dal Vicario generale o episcopale finché non abbiano ricevuto notizia certa degli atti pontifici sopra menzionati.

Can. 418 – §1. Dal momento che ha ricevuto notizia certa del trasferimento il Vescovo, entro due mesi, deve raggiungere la diocesi alla quale è destinato e prenderne possesso canonico; dal giorno della presa di possesso canonico della nuova diocesi, la diocesi di provenienza diviene vacante.

§2. Dal momento che ha ricevuto notizia certa del trasferimento fino alla presa di possesso canonico della nuova diocesi, il Vescovo trasferito nella diocesi di provenienza: 1) ha la potestà di Amministratore diocesano ed è tenuto agli agli obblighi relativi, mentre cessa ogni potestà del Vicario generale e del Vicario episcopale, salvo tuttavia il can. 409, §2; 2) percepisce l’intera rimunerazione propria dell’ufficio.

Can. 419 – Quando la sede diviene vacante, il governo della diocesi, fino alla costituzione dell’Amministratore diocesano, passa al Vescovo ausiliare e, se sono più d’uno, al più anziano per promozione; se manca il Vescovo ausiliare, è affidato al collegio dei consultori, a meno che la Santa Sede non abbia provveduto diversamente. Colui che assume in tal modo il governo della diocesi convochi senza indugio il collegio competente a nominare l’Amministratore diocesano.

(…) Can. 421 – §1. Entro otto giorni dal momento in cui si è ricevuta notizia che la sede episcopale è vacante, il collegio dei consultori, fermo restando il disposto del can. 502, §3, deve eleggere l’Amministratore diocesano con il compito di reggere interinalmente la diocesi.

§2. Se l’Amministratore diocesano per qualsiasi causa non viene eletto legittimamente entro il tempo prescritto, la sua nomina passa al Metropolita e se è vacante la stessa sede metropolitana o, contemporaneamente, la sede metropolitana e quella suffraganea, passa al Vescovo suffraganeo più anziano per promozione.

(…) Can. 423 – §1. Si nomini un solo Amministratore diocesano, riprovata qualsiasi consuetudine contraria; altrimenti l’elezione è nulla.

§2. L’Amministratore diocesano non sia contemporaneamente economo; perciò se l’economo della diocesi viene eletto Amministratore, il consiglio per gli affari economici elegga temporaneamente un altro economo.

Can. 424 – L’Amministratore diocesano venga eletto a norma dei cann. 165-178.

Can. 425 – §1. All’ufficio di Amministratore diocesano può essere destinato validamente solo un sacerdote che abbia compiuto i trentacinque anni di età e che non sia già stato eletto, nominato o presentato per la medesima sede vacante.

§2. Venga eletto Amministratore diocesano un sacerdote che si distingua per dottrina e prudenza.

(…) Can. 426 – Colui che, mentre la sede è vacante, regge la diocesi prima della nomina dell’Amministratore diocesano, ha la stessa potestà che il diritto riconosce al Vicario generale.

Can. 427 – §1. L’Amministratore diocesano è tenuto agli stessi obblighi e ha la potestà del Vescovo diocesano, escluso ciò che non gli compete o per la natura della cosa o per il diritto stesso.

§2. L’Amministratore diocesano ottiene la relativa potestà dal momento in cui accetta l’elezione, senza bisogno di conferma da parte di alcuno, fermo restando quanto prescrive il can. 833, n. 4.

Can. 428 – §1. Mentre la sede è vacante non si proceda a innovazioni.

§2. A coloro che provvedono interinalmente al governo della diocesi è proibito compiere qualsiasi atto che possa arrecare pregiudizio alla diocesi o ai diritti episcopali; in modo speciale è proibito a loro e perciò a chiunque altro, sia personalmente, sia attraverso altri, di sottrarre o distruggere o modificare qualsiasi documento della curia diocesana.

Can. 429 – L’Amministratore diocesano è tenuto all’obbligo di risiedere nella diocesi e di applicare la Messa per il popolo, a norma del can. 388.

Can. 430 – §1. L’ufficio dell’Amministratore diocesano cessa con la presa di possesso della diocesi da parte del nuovo Vescovo.

§2. La rimozione dell’Amministratore diocesano è riservata alla Santa Sede; l’eventuale rinuncia deve essere presentata in forma autentica al collegio competente per la sua elezione, e non ha bisogno di essere accettata; in caso di rimozione, di rinuncia o di morte dell’Amministratore diocesano, ne venga eletto un altro, a norma del can. 421» (dal Codice di Diritto Canonico).

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Monsignor Miglio lascia Ivrea

scritto da il 25 febbraio 2012

Appena letto su laSentinella.it: «Monsignor Arrigo Miglio è il nuovo arcivescovo di Cagliari. La nomina dell’attuale vescovo di Ivrea alla guida della diocesi cagliaritana in sostituzione di mons. Giuseppe Mani, sarà annunciata domani in Cattedrale. (…) E’ probabile che l’ingresso nella nuova sede arcivescovile coinciderà col ventennale della sua consacrazione a vescovo, che cade il 25 aprile. Mons. Miglio compirà 70 anni nel prossimo mese di luglio.».

Secondo l’articolo, la notizia è stata data in anteprima da un giornalista ed è già stata rilanciata anche dall’Ansa. Al momento però, sui siti delle diocesi di Cagliari e Ivrea non compare ancora nulla.

Alcune voci già circolavano, anche perchè Monsignor Miglio fu nominato vescovo nel 1992 e fu assegnato, fino al 1999, alla guida della Diocesi di Iglesias. Solo l’altro sabato, un sacerdote di Iglesias, in visita a Ivrea, ricordava come Monsignor Arrigo dicesse “noi sardi”. E solo un sardo può essere arcivescovo di Cagliari.

la Rai al servizio della camorra

scritto da il 13 febbraio 2012

Causa il grosso problema della neve invernale, una notizia come quella che segue non ha sicuramente spazio. Ma anche in assenza totale di neve, questa notizia non avrebbe trovato spazio: perchè la Rai dovrebbe smetterla di chiamare canone quello che in realtà è un pizzo…

«Lo scrittore Roberto Saviano ha pubblicato oggi sul proprio profilo Facebook un’altra storia scivolata in silenzio. La storia di Gaetano McKay Marino, boss degli Scissionisti, in platea in un programma Rai mentre sua figlia canta un brano a lui dedicato. Tutto ammantato da una commozione televisiva, imposta.

“Questa è una storia passata inosservata”, scrive Roberto Saviano. “Strana, dura pochi minuti. Ma minuti televisivi. Arriva in milioni di case nei giorni che si preparano al Capodanno. Ma il racconto di questi minuti televisivi non avrebbe senso se non si conoscesse la storia di Gaetano McKay Marino”, scrive Saviano. Che continua: “Gaetano Marino è ai vertici degli Scissionisti, detti anche Spagnoli, usciti vincitori della guerra interna al cartello dei Di Lauro. (…) Gaetano fu scovato nel dicembre 2004 in un albergo di lusso della costiera sorrentina, si nascondeva lì per sfuggire alla vendetta dei killer rivali che lo cercavano, ed era sempre accompagnato dal suo maggiordomo che aveva il compito di accudirlo. Gaetano Marino (…) perse entrambe le mani per lo scoppio di un ordigno. Guerra di camorra con i Ruocco, anni ’90, si voleva fargli saltare la villa e una bomba gli esplose in mano. (…) Altri dicono che perse le mani perché stava lanciando una bomba a mano esplosa prima del tempo. Gaetano Marino è stato per la camorra una sorta di ambasciatore dei sodalizi di Secondigliano con la mafia albanese, come dimostrato dall’inchiesta del Gico di bari dell’ottobre 2010”.

“Il 29 dicembre del 2010 una bambina presentata come Mary Marino – piccola, di dodici anni – viene invitata a chiudere la trasmissione di capodanno ‘Canzoni e Sfide’ condotta da Lorena Bianchetti e trasmessa da Raidue. La presentatrice annuncia l’ospite: ‘Vogliamo a questo punto proporvi un’esibizione veramente intensa. Lei è una bambina, ma ha voluto scrivere e dedicare una lettera al suo papà, davvero molto toccante’. La bambina, ovviamente incolpevole, viene invitata a cantare un brano che è un inno a suo padre, Gaetano Marino. ‘Tu sei il padre più bello del mondo che non cambierei’.

E’ Saviano a porsi le domande e scrive “Naturalmente a stupire non è che una bambina ami suo padre e voglia dedicargli una canzone. Non stupisce nemmeno che la figlia e nipote dell’aristocrazia del narcotraffico italiano, vada in televisione – in Rai – a cantare una canzone per suo padre. Per una figlia, per una bambina, un padre anche quando camorrista è soltanto un padre. Su tutto questo, si potrebbe sorvolare e superare l’imbarazzo. Ma alla fine dell’esibizione Lorena Bianchetti le si avvicina e le dice: ‘È bellissimo questo brano’ poi continua, ‘Ti va di fare una sorpresa a papà? Ti va di dargli un bacino? Dov’è… signor papà, c’è Mary che vorrebbe darle un bacino’. E lì, in prima fila, ecco Gaetano Marino (ripreso senza inquadrare le mani di legno) che dà un bacio a sua figlia. Incredibile. Mi domando, perché questo omaggio? Perché il Politeama di Catanzaro ha tenuto Gaetano Marino come ospite d’onore in prima fila. Perché la RAI ha messo in scena questa celebrazione? Il mondo degli appalti che riguardano lo spettacolo è da sempre infiltrato. Catering, palchi, concerti, teatri. Maurizio Prestieri, boss del Rione Monterosa e ora collaboratore di giustizia, conosce sin nel dettaglio questi meccanismi. Prima o poi si riuscirà a svelare i legami tra mafie, televisioni, musica e spettacolo”» (da Repubblica.it del 10/02/2012).

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appello per le olimpiadi 2020

scritto da il 9 febbraio 2012

60 atleti di altissimo livello hanno firmato un appello al premier Monti: Caro Monti, sottoscriva l’impegno del Governo per Roma 2020!

60 atleti e, soprattutto, un testimonial d’eccezione di cui riportiamo la foto: Gianni Alemanno!

L’immagine di una città attiva, pronta ai grandi eventi, capace di agire e intervenire tempestivamente, pronta a rimboccarsi le maniche.

Alemanno, un testimonial davvero credibile. A cui, però, non è stato detto che si parla delle olimpiadi estive…

Alemanno con la pala testimonial olimpiadi Roma 2020

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no a qualunque lavoro

scritto da il 7 febbraio 2012

Cancellieri, Fornero, Martone, Monti: cos’hanno in comune queste quattro figure?

Appartengono allo stesso governo? Si, ma non è la loro peculiarità. La loro forza, la loro quintessenza, risiede nella capacità di insultare una buona parte, probabilmente quella più sana, del Paese.

Sono stati capaci, in 3 mesi scarsi, di battere la premiata ditta BS&C (Brunetta, Sacconi & Cicchitto): gli italiani sono sfigati, non hanno voglia di lavorare, non hanno voglia di spostarsi, hanno solo la pretesa del posto fisso (come faceva notare qualcuno: detto da un senatore a VITA!!!).

La reazione, almeno sul web,  è stato il proliferare di messaggi del tipo: non è vero, io accetterei qualunque lavoro.

Anch’io spesso lo penso e magari lo dico.

Ma è quello che non deve capitare!

Non interessa abolire l’articolo diciotto, diciannove, ventiduemila ma, lo scopo di chi ci governa oggi, è umiliarci, ridurre le nostre capacità critiche e di sviluppo. Cominciando dall’impedirci di lavorare nei settori per cui siamo preparati. E costringendoci invece a ripiegare su attività dove non possiamo rivendicare nulla.

Hai studiato? Ti sei preparato e saresti in produttivo, soprattutto culturalmente, in un certo settore? Bene, li non ti potrai applicare. Perchè la cultura è pericolosa; ti fa aprire gli occhi e capire; ti aiutare a conoscere i tuoi diritti; ti serve per essere produttivo; ti fa apprezzare i valori della vita che non sono quelli del pil.

Altri valori oltre al pil?…inaccettabile!

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paghiamo per faticare

scritto da il 6 febbraio 2012

Noi, inteso come la maggioranza dei cittadini italiani, siamo delle persone molto fortunate.

Questa fortuna non si è creata all’improvviso davanti a noi, ma è il frutto di anni di lavoro e conquiste.

Noi siamo molto fortunati perchè: paghiamo per faticare.

Lo dimostra l’abbondanza dell’offerta di palestre, piscine, attività sportive e pseudo-sportive che ci circonda.

Cento anni fa, ai nostri bisnonni, questa fortuna non è toccata. Oggi, a chi vive nel sud del mondo, questa fortuna non è concessa.

Eppure non ce ne rendiamo conto e continuiamo a cercare mille modi per farci del male. Inseguiamo il pil, lo spread e le mille cazzate delle teorie sulla flessibilità. Inseguiamo le chimere della produttività, le agenzie internazionali che poi sono ben arroccate in paesi ultranazionalisti, cerchiamo in tutti i modi di buttare via la nostra vita.

Siamo fortunati, per faticare dobbiamo pagare, eppure cerchiamo in tutti i modi di complicarci la vita.

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