Da Montagne360 (agosto 2015): «Dove  sono  ora  però  quelle  forze  giovani  che  potrebbero  alimentare  progetti  di  rinascita  delle Terre Alte?
Contadini, pastori, pescatori, falegnami, fabbri ed artigiani che erravano o lavoravano in Asia o in Africa sono intrappolati nei centri di accoglienza, quasi in prigione, senza alcuna reale prospettiva.
Sprecano  la  loro  esistenza  e  smarriscono  identità  e  professione,  considerate  non persone  ma  solo  un  problema  e  un  costo» (Riccardo Ravalli).

La montagna avrebbe bisogno di loro, ma è meglio tenerli in pianura: rendono di più per chi dice di volerli accogliere e per alimentare il malumore di chi non li vuole.

Commenti disabilitati su l’immigrato, la montagna e l’uomo…o viceversa