Fabrizio De Andrè: 13 anni

scritto da il 11 gennaio 2012

Dio del cielo se mi vorrai
in mezzo agli altri uomini mi cercherai.
Dio del cielo se mi cercherai
nei campi di granoturco mi troverai.

(…)Dio del cielo io ti aspetterò
nel cielo e sulla terra io ti cercherò.

da “Dio del cielo” di Fabrizio De Andrè (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999)

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Adriana Zarri

scritto da il 19 novembre 2010

Adriana Zarri

Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.

Adriana Zarri (1919-18/11/2010)

Giovanni Falcone: 18 anni dopo

scritto da il 23 maggio 2010

Oggi non si festeggia: oggi si RICORDA.

Vorrei poterlo urlare in faccia ai direttori di Tg2 e Tg1 che hanno scelto di aprire con una quadra di calcio: VERGOGANTEVI! Fate SCHIFO!

I veri campioni di cui parlare oggi sono morti 18 anni fa. Anche se la cosa vi da fastidio.

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don Carlo Chenis

scritto da il 24 marzo 2010

Già, il dipinto della cappella dei Salesiani…

Leggo e copio da Diego:

«Don Carlo Chenis, Salesiano, era nato a Torino nel 1954, aveva studiato filosofia e teologia, ma anche architettura e scienze artistiche, era docente di filosofia teoretica presso l’Università Salesiana di Roma e dal 1995 è stato Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e Membro della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Ma le sue tante esperienze lo avevano portato anche a essere parroco di frontiera a Roma, a Ponte Mammolo, in anni difficili, e a portare costantemente il suo sostegno pastorale nell’amata parrocchia di Borore, in provincia di Nuoro. Dal 2006 Vescovo ordinario della diocesi di Civitavecchia-Tarquinia era uno dei migliori amici che l’arte contemporanea avesse all’interno della Chiesa cattolica.

Ho potuto incontrarlo da prete solo in due occasioni: ma ricordo da ragazzo soprattutto gli anni di oratorio a Cuorgnè dove i salesiani andavano in gioiosa fibrillazione all’annuncio di una sua visita. Don Carlo Chenis, arriva don Carlo… E allora giù a spiegare a noi giovani il bellissimo dipinto nella cappella feriale dove si iniziava la scuola del mattino con la preghiera o la messa di classe: quel catechismo disegnato dove ogni dettaglio faceva emergere una passione per Cristo non comune e geniale.

Capita ancora, per fortuna, di incontrare persone di cui non si riesce a parlare male. Don Carlo era così: venerato dai suoi confratelli e superiori per il suo essere “semplicemente ma interamente salesiano”. Davanti alle varie crisi della Chiesa di questi tempi sono figure del genere che cancellano le delusioni per tante altre: sono sacerdoti come lui che fanno ancora sperare nella ricchezza interiore del popolo di Dio, che don Carlo sapeva comunicare anche con la ricerca e l’amore per il Bello: primo segno del Divino.

Don Bosco diceva ai suoi figli che “non si va in paradiso in carrozza” e che “ci riposeremo in Paradiso”. Sono frasi che con la sua passione e il suo lavoro don Chenis aveva reso la sua regola di vita e che ora, sono certo, sono le prime che il suo amato Padre gli ha detto accogliendolo nel Regno dei Cieli».

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Adriano Olivetti

scritto da il 27 febbraio 2010

Una sola volta il Carnevale di Ivrea venne sospeso: il 28 febbraio 1960 il Generale Ermanno Ozino emanò la seguente ordinanza (tratta dal sito dello Stato Maggiore):

Il giorno prima, 27 febbraio 1960, era morto Adriano Olivetti.

Oggi ricorre il cinquantenario.

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«Fred Buscaglione, popolare cantante di musica leggera è morto stamani a Roma, in un pauroso incidente stradale alle sei e venti, all’incrocio di via Rossini con via Paisiello». Così apriva il giornale radio, la mattina del 3 febbraio 1960 (Barbonaglia et al.).

Ricorrono quest’anno i 50 anni dalla morte di Fred Buscaglione (Torino, 23 novembre 1921 – Roma, 3 febbraio 1960). Sono sue canzoni come: Buonasera (Signorina), Che Bambola!, Che Notte!, Come Pagliaccio, Eri Piccola Così, Guarda Che Luna, Il Dritto Di Chicago, Love In Portofino, Teresa, Non Sparare!, Voglio Scoprir l’America, Whisky Facile e tante altre!

Torino ricorda Fred Buscaglione from Massimo Sozzi on Vimeo.

Una fine precoce e ingiusta per Ferdinando, detto “Fred dal whisky facile”, figlio di un imbianchino di Torino, l’uomo che Giuseppe Marotta aveva definito “fenomeno trionfante del circo della vita”. Nel Roxy Bar di Vasco e in Certe notti di Ligabue c’è qualcosa di lui (Innocenti).

La sua Torino lo ha ricordato con il Festival Sotto il cielo di Fred.

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buon compleanno Fabrizio!

scritto da il 18 febbraio 2010

Chissà se ti arriverà anche lassù? Penso di si: buon compleanno Fabrizio!

(Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999)

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addio Vecchio Cronista

scritto da il 19 dicembre 2009

Addio Vecchio Cronista, un giorno poi ci racconterai come sono stati i tuoi “ultimi cinque minuti”. E di certo sarà una storia bellissima.

Grazie per il giornalismo che ci hai regalato. Riposa in pace.

In ricordo di Igor Man, pseudonimo di Igor Manlio Manzella (Catania, 9 ottobre 1922 – Roma, 16 dicembre 2009), la foto è tratta dal sito www.lastampa.it

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Giovanni Impastato a Ivrea

scritto da il 24 novembre 2009

Stasera a Ivrea ci sarà Giovanni Impastato, con il co-autore Giovanni Vassia, a parlare del libro scritto su Peppino Impastato, il fratello ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978.

«Vassia, “poco incline – come lui stesso afferma – all’agiografia??, raccoglie la testimonianza di Giovanni e ci restituisce quindi un quadro molto più intimo, in cui Peppino Impastato non emerge soltanto come l’eroe che è stato, come colui che denunciava la mafia e i mafiosi e sbatteva sulle facce, nelle case, sulle tavole dei suoi compaesani la loro stessa paura di parlare e ribellarsi, ma viene fuori anche come “elemento di rottura?? nel contesto di una famiglia di chiara estrazione mafiosa verso la quale perfino Giovanni stesso aveva un atteggiamento di tacita sopportazione.
Emblematico in questo senso è uno dei tanti aneddoti inediti che Giovanni tiene a ricordare: ai funerali del padre, Peppino si rifiutò, a differenza del fratello e della madre, di stringere la mano ai parenti collusi con la mafia, attirandosi ulteriori antipatie. Questo ha aperto in Giovanni una ferita che forse potrà rimarginarsi solo informando le persone e raccontando storie come quella di suo fratello e proprio per questo lui e Franco Vassia da settimane girano in tutt’Italia per presentare il libro» (da radio aut).

ABCinema alle 20:30 con la proiezione del film “I cento passi”.

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passati i seggi…

scritto da il 10 giugno 2009

Ma se basta fare una croce, perchè lanciarsi in tremila altre sperimentazioni grafiche?

Ah, come potete notare non sono morto. Un po’ latitante, ma non abbandono.

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Escono in libreria le memorie di Luigi Bettazzi, per tanti anni il “vescovo rosso” della “città delle rosse torri”.

Un libro da leggere anche solo per il titolo: In dialogo con i lontani. Memorie e riflessioni di un vescovo un po’ laico.

Lo leggerò. Per adesso riprendo alcuni passaggi dell’articolo di Giacomo Galeazzi su LaStampa.it:

Ora che non ha più incarichi in Cei e non presiede più «Pax Christi», l’ottantacinquenne «vescovo laico» racconta ciò che a lungo ha taciuto, come il ruolo nel caso Moro «stoppato» dalla Santa Sede. (…) il ministro vaticano degli Affari generali, il cardinale Giuseppe Caprio, impedì la trattativa. «Mi disse: “Non vede che stiamo andando in braccio al comunismo? Il Papa ha già fatto fin troppo a scrivere alle Brigate Rosse??. Paolo VI, infatti, aveva appena chiesto alle Br la liberazione “senza condizioni”, come gli avevano fatto aggiungere all’ultimo momento. Io replicai: “Ma c’è di mezzo la vita di un uomo??. La risposta mi agghiacciò perché era quella di Caifa in sinedrio nei confronti di Gesù: “Meglio che muoia un uomo solo, piuttosto che tutta la nazione perisca”(…).

Posizioni spesso controcorrente quelle del presule di Ivrea, definito da Karol Wojtyla, «vescovo conosciuto in tutto il mondo». «Riconosco che Dio mi ha dato un’intelligenza un po’ vivace, sollecitata a rivolgersi a sempre nuove conoscenze ed esperienze» ammette Bettazzi. E non risparmia strali alle gerarchie così grate a Mussolini per la Conciliazione da chiudere gli occhi di fronte alle aberrazioni della dittatura, alla Dc, ai teocon e teodem. «Era normale essere fascisti, negli ambienti ecclesiastici si deridevano gli eccessi del regime ma non si dimenticava che i Patti Lateranensi avevano offerto alla Chiesa privilegi e facilitazioni finanziarie», spiega Bettazzi. (…) Bettazzi riconosce che «la Chiesa a lungo ha avversato e scomunicato le democrazie», non così «l’anticristiana appartenenza a mafia, camorra, organizzazioni illegali e criminose». Fino al «controsenso della «scomunica automatica per i massoni», senza che accada lo stesso per «gli affiliati a clan in cui si sopprimono i nemici».

E nel pieno delle querelle bioetiche e della proliferazione di «sigle confessionali» (teocon, teodem, atei devoti), Bettazzi propone la laicità come antidoto all’integralismo religioso. «Nell’Italia di oggi la “questione cattolica”, che si riteneva risolta da un pezzo, riemerge con tutte le sue contraddizioni e ambiguità», osserva e scommette sui «cristiani anonimi». Sono «quelli che definiamo lontani ad essere veramente cristiani anche se rifiutano di dichiararlo» e la Chiesa «dovrebbe conoscere e valorizzare maggiormente i tanti che compiono ogni giorno il proprio dovere nel lavoro, nella vita privata, nella solidarietà». E che, senza proclami o toni da crociata, «sanno che a renderli pienamente umani è qualcosa di più sacro della vita fisica».

Da leggere per sentirsi ancora figli di una Chiesa che sa ancora esserci vicina anche attraverso i suoi “principi”.

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10 anni senza Fabrizio

scritto da il 11 gennaio 2009

11 gennaio 1999/11 gennaio 2009

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

(da Canzone del Maggio)

Chissà cosa ci canteresti oggi? Ciao Fabrizio!

Quando la morte mi chiamerà
forse qualcuno protesterà
dopo aver letto nel testamento
quel che gli lascio in eredità
non maleditemi non serve a niente
tanto all’inferno ci sarò già

(…)

quando la morte mi chiamerà
nessuno al mondo si accorgerà
che un uomo è morto senza parlare
senza sapere la verità
che un uomo è morto senza pregare
fuggendo il peso della pietà

cari fratelli dell’altra sponda
cantammo in coro già sulla terra
amammo tutti l’identica donna
partimmo in mille per la stessa guerra
questo ricordo non vi consoli
quando si muore si muore si muore soli
questo ricordo non vi consoli
quando si muore si muore soli.

(da Il Testamento)

meglio i salatini…

scritto da il 3 giugno 2008

Sono state rispettate le ultime volontà di Fredric J Baur: le sue ceneri sono state interrate in una confezione di patatine Pringles, al cimitero Arlington Memorial Gardens di Springfield Township nell’Ohio.

Eccentrica richiesta? Non tanto, perchè era stato Fredric, nel 1966, a inventare il caratteristico metodo di impacchettamento in contenitori cilindrici delle patatine Pringles. Il chimico e tecnico d’imballaggio aveva poi brevettato il contenitore delle «Pringles» nel 1970 (letta su Corriere.it).

Però, da adesso, forse comincerò a preferire i salatini…

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16 anni…

scritto da il 23 maggio 2008

Oggi, 16 anni dalla strage di Capaci.

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Ieri erano trent’anni da quando venne rapito Aldo Moro, nei telegiornali i servizi si sono sprecati…nel senso che hanno dato la sensazione di spreco, di non servire a nulla.

Si è distinto il telegiornale di La7. Bravi e grazie per il ricordo, non solo di Moro ma anche della sua scorta. Senza paura di condannare chi ha sbagliato e ancora oggi non si pente.

http://www.youtube.com/v/phR1PIXp-qk&hl=it

Il 16 marzo 1978, in via Mario Fani a Roma, l’auto dell’On. Moro e quella della scorta vengono tamponate da due auto dalle quali scende una parte del commando terrorista,mentre altri sono in agguato sul posto. La banda è presumibilmente composta da 11 uomini e una donna, che massacrano la scorta e rapiscono il presidente. Cadono il maresciallo dei CC Oreste Leonardi, che è alla guida della Fiat 130 di Moro, la guardia di PS Raffaele Iozzino, l’appuntato dei CC Domenico Ricci, la guardia di PS Giulio Rivera e il vice-brigadiere di PS Francesco Zizzi (da www.vittimeterrorismo.it).

AGGIORNAMENTO: la “solerte” Telecom ha fatto togliere il video daYouTube per violazione del copyright. Peccato, mi sembrava di fargli un complimento. Comunque il video potete continuare a vederlo da qui.