5 miti sul nucleare

scritto da il 2 aprile 2011

Passati i primi giorni dal disastro di Fukushima, anche l’onda emotiva sul nucleare si è un po’ affievolita. O forse, nelle stanze dei bottoni, si è deciso che era meglio non parlarne più e distrarci puntando i riflettori sull’immigrato brutto e cattivo.

Ma il problema resta. L’altra sera ho potuto scambiare due parole con il mio vescovo, che sull’argomento nucleare ci ha detto: attenzione a mettere dei limiti alla scienza. Non una promozione e non una bocciatura; ma l’invito a non chiudersi a priori e a cercare le informazioni da fonti autorevoli in materia.

C’è bisogno di affrontare l’argomento informandosi e valutando. Alle parole del vescovo, penso si possano affiancare quelle di Michael A. Levi, il direttore del programma sulla sicurezza energetica e il cambiamento climatico del Council on Foreign Relations americano: in un articolo sul Washington Post, ha rivisto i 5 miti più diffusi sul nucleare:

1 – Il problema maggiore è la sicurezza.
La sicurezza è certamente un problema critico; ma correlato c’è il costo per costruire la centrale, mantenerla, proteggerla, trattare le scorie e smantellarla un giorno. Uno studio del MIT, realizzato nel 2009, è arrivato alla conclusione che l’energia prodotta, ammortizzando questi costi, è più cara del 30% di quella proveniente dal carbone e dal gas.
2 – Le centrali nucleari sono obiettivi facili per i terroristi.
Un attacco ben organizzato può avere effetti simili a quelli di Fukushima, ma non è facile superare i sistemi di controllo. Restano vulnerabili però le piscine, che contengono le barre di combustibile.
3 – I Democratici sono antinuclearisti, i Repubblicani favorevoli.
Gli ambientalisti hanno posizioni differenti sul nucleare, in confronto agli effetti più inquinanti del carbone e del gas. Questo punto in Italia, forse, non trova riscontro.
4 – Il nucleare assicura l’indipendenza energetica.
Il nucleare serve principalmente per l’elettricità. Non riduce l’impiego del petrolio per il trasporto, né riequilibra la bilancia energetica, finchè non si trovano i modi di soddisfare i bisogni di energia per la produzione industriale.
5 – Il progresso tecnologico può aumentare la sicurezza.
I reattori di Fukushima sono vecchi. Le prossime generazioni di reattori saranno più sicure. Ma eventi imprevedibili o mal controllati ci potranno sempre essere e tutte le forme di produzione energetica presentano pericoli: le dighe possono crollare, le piattaforme estrattive del petrolio possono affondare.

(la traduzione dei 5 punti è ripresa da iriospark)

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La notte tra sabato 26 e domenica 27 marzo 2011 scatterà la cosiddetta ‘ora legale’: tutti i nostri orologi dovranno essere spostati avanti di un’ora, ufficialmente dalle ore 2 alle 3, un strano orario ma concordato per limitare i disagi legati ai mezzi di trasporto. Gli apparecchi elettronici, come i computer, invece, modificheranno l’orario in automatico. Ci si dovrà svegliare un’ora prima, insomma…ma farà buio più tardi la sera!
L’ora solare tornerà domenica 30 ottobre 2011.

Le origini dell’idea risalgono al 1784, quando l’inventore Benjamin Franklin pubblicò sul quotidiano francese Journal de Paris una serie di riflessioni che si basavano sul principio di risparmiare energia. Franklin non fece proseliti e solo oltre un secolo dopo, nel 1907, l’idea venne ripresa dal costruttore inglese William Willet.
A differenza di Franklin, questa volta l’idea trovò terreno fertile nel quadro delle esigenze economiche provocate dallo scoppio della Prima guerra mondiale. Nel 1916 la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera al cosiddetto British Summer Time, che comportava lo spostamento delle lancette un’ora in avanti durante l’estate. Molti altri paesi imitarono la Gran Bretagna poiché, in tempo di guerra, il risparmio energetico era una priorità.

In Italia, l’ora legale venne adottata per la prima volta nel 1916 e rimase in uso fino al 1920. Da allora fu abolita e ripristinata diverse volte tra il 1940 e il 1948 a causa della Seconda guerra mondiale. Infine venne infine adottata definitivamente con una legge del 1965, in un periodo in cui il fabbisogno energetico nel nostro paese aumentava incessantemente.
L’ora legale stabilita da tale legge durava quattro mesi, dalla fine di maggio alla fine di settembre; la durata fu estesa a sei mesi nel 1981, iniziando l’ultima domenica di marzo e terminando l’ultima di settembre. Un ulteriore prolungamento di un mese è stato adottato nel 1996, insieme con il resto dell’Europa: l’inizio rimane fissato all’ultima domenica di marzo mentre la fine è spostata all’ultima domenica di ottobre (fonte: Tuttogreen).

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donne che lavorano

scritto da il 15 febbraio 2011

Troppi datori di lavoro, in fase di colloquio, si soffermano su cose che nulla hanno a che vedere con la reale efficienza sul lavoro della candidata, ritenendo più opportuno chiedere informazioni sulla sfera privata, su quella sentimentale e sulla volontà o meno di diventare mamma.

La CGIL lancia la campagna “Donne che lavorano”, presentando un video di denuncia in cui racconta il duro compito delle ricerca di lavoro di una donna come tante.

(per far partire il video, passateci sopra con il mouse)

Le donne che sono entrate nel mondo del lavoro desiderano mantenere l’occupazione come elemento centrale della propria vita, hanno investito sulla propria formazione e hanno necessità di conciliare i vari aspetti: lavoro, qualità del lavoro e livello retributivo, vita affettiva e sociale, figli e tempo per sé.

Attraverso l’aiuto della CGIL sono già parecchie le conquiste ottenute dall’universo femminile in ambito lavorativo: per scoprire quali sono e quali sono gli obiettivi da raggiungere ed i mezzi per farlo visitate il sito www.donnechelavorano.it.

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Renzi sta con Marchionne…io no!

scritto da il 11 gennaio 2011

Matteo Renzi (PD), sindaco di Firenze, ai microfoni del Tg la7: “Io sono dalla parte di Marchionne”.

Finalmente! Il simpatico (si fa per dire) giovanotto è uscito allo scoperto e ha rivelato la sua vera natura.

E’ vero che in tanti nel PD la pensano come lui. Non c’è una linea ufficiale del partito (tanto per cambiare) ma sicuramente, tra operai e padroni, gli eredi di falce e martello non stanno dalla parte dei primi!

Perchè Renzi mi da fastidio più degli altri? Perchè continua a strizzare l’occhio ai suoi coetanei, come chi scrive: sparge veleni con proclami di rottamazione, ma non è capace a proporre un progetto per il futuro.

Mi è sempre stato antipatico perchè trasudava falsità ad ogni apparizione. Adesso ne abbiamo anche le prove.

sciopero all’Auchan

scritto da il 22 dicembre 2010

La Flaica Cub di Torino ha proclamato uno sciopero dell’intera giornata di domani dell’Ipermercato Auchan di corso Romania a Torino. Il sindacato sottolinea che lo sciopero e’ stato proclamato per richiedere all’azienda un accordo interno che eviti il lavoro domenicale obbligatorio. La decisione potrebbe creare disagi in prossimita’ delle festivita’ natalizie (ANSA 22/12/2010).

Speriamo che crei TANTO disagio. Purtroppo, è bastato che un supermercato abbia iniziato ad aprire alla domenica perchè gli altri lo seguissero. Non basterà che uno cominci a chiudere, ma c’è bisogno di un’azione corale: nessuno di noi deve più fare la spesa alla domenica.

Allora lo sciopero, potrebbe essere l’inizio di un cambiamento

Sarebbe proprio un bel regalo di Natale. Peccato che in giro si dica che Babbo Natale non esiste…

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la marchionnite…

scritto da il 13 dicembre 2010

L’ultima “puntata” è stato l’incontro con la Presidente della Confindustria Italiana a…New York.

O meglio, è stato obbligare la signora Marcegaglia ad andare a New York per incontrarlo. E’ chiaro che mister Marchionne non ha conoscenza delle buone maniere.

Motivo dell’incontro? Comunicare alla Marcegaglia che deve creargli un contratto nazionale fatto su misura.

Tradotto: domani il giocatore più pagato del mondo, chiama il presidente di un grosso club e gli dice: “io vengo a giocare nella tua squadra, ma solo quando tu farai cambiare il regolamento in questo modo: io devo poter fare gol anche usando la mano sinistra”.

E la presidente Marcegaglia risponde: “lo farò al più presto”.

Cosa sta cercando il pingue Marchionne? Lo scrivono bene (ironicamente) su Panorama: la marchionnite “è il lavoro che cambia o forse torna solo all’antico”.

Lavorare di più. Lavorare sempre. Solo lavorare.

Peccato che poi, è sempre lo stesso Panorama a scriverlo, c’è uno studio dell’Ocse che mostra come l’Italia sia uno dei paesi in cui già si lavori di più.

Allora questo tornare all’antico prevede ancora due passaggi: lavorare e non potersi permettere ciò che si produce.

Lavorare e tornare all’antico: la schiavitù. Ecco cos’è la marchionnite.

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bilinguismo

scritto da il 22 novembre 2010

La Giunta regionale della Valle d’Aosta ha approvato un progetto di sperimentazione bilingue all’asilo nido di Saint-Christophe. Il progetto si pone vari obiettivi: ”avvicinare i bimbi in eta’ 9 mesi-3 anni al modello educativo bilingue attraverso esperienze precoci, ludiche ed emotivamente significative; educare all’ascolto del francese e prolungare i tempi di attenzione; produrre parole, canzoncine e filastrocche in francese”. (ANSA).

E allora? Dove sarebbe la notizia, la novità?

Mica hanno deciso di insegnarli l’italiano!

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Corona è un testimonial di Idea Sposa.

E la Provincia di Torino ritira il patrocinio perchè “incompatibile con il decoro delle istituzioni“.

Evviva!

ps: ma poi, se Corona fa lo sposo, Lele Mora sarà in bianco? Forse a Idea Sposa hanno le idee un po’ confuse…

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11 contro 3700

scritto da il 12 luglio 2010

Non sempre la superiorità numerica vince: nell’apertura del tg di regime, anche detto Tg1, 11 giocatori che vincono un mondiale battono i 3700 esuberi della Telecom.

A proposito di Telecom, tra i 3700 esuberi spero siano previsti anche quelli della Hunziker e Travolta (non mi ricordo più dove l’ho letta, ma vale la pena ricordarla!)…

Invece, fossi al posto degli spagnoli, non esulterei così tanto: anche noi 4 anni fa avevamo un governo di centro sinistra, avevamo vinto il mondiale e sognavamo in grande. Oggi: abbiamo Berlusconi, non abbiamo superato le qualificazioni e speriamo di non affogare nella mer..a!

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L’Italia è fuori dal mondiale. C’è di peggio.

4 anni fa abbiamo vinto. Oggi non superiamo la prima fase. C’è di peggio.

Anzi, francamente trovo ridicoli e leggermente fastidiosi i commenti conditi di insulti (o forse è più vero il contrario) che stanno intasando facebook.

Perchè la gente non si scalda così tanto di fronte a situazioni che davvero lo richiederebbero?

C’è di peggio!

C’è la sedicesima assegnazione del premio intitolato a Ilaria Alpi, uccisa insieme a Miran Hrovatin, di cui nessuno parla. Nessuno parla più di Ilaria, nessuno parla più dello schifo accaduto in Somalia. Nessuno parla più: perchè il telegiornale deve durare al massimo 10 minuti!

C’è un tizio sotto processo che viene fatto ministro, Aldo Brancher: fatto ministro per scansare la giustizia.

Eppure, di fronte a queste cose, nessuno si lamenta.

Volete sapere come la penso? 4 anni fa si diceva: il paese che vince i mondiali vedrà crescere notevolmente la sua economia… visto com’è andata, sono contento di evitare il rischio della vittoria!

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E’ così incredibile?

scritto da il 16 giugno 2010

– 120 ore di straordinario obbligatorio (40 nel CCNL);
– deroghe dalla legge, che garantisce pause e riposi in caso di lavoro a turno;
– riduzione delle pause dagli attuali 40 minuti a 30 per ogni turno;
– possibilità di straordinario nella mezz’ora di pausa mensa per i turnisti;
– sanzioni disciplinari nei confronti delle Organizzazioni sindacali, che proclamano iniziative di sciopero e sanzioni nei confronti dei singoli lavoratori che vi aderiscono, fino al licenziamento;
– facoltà di non applicare le norme del CCNL, che prevedono il pagamento della malattia a carico dell’impresa (da iriospark).

Vi sembra così “incredibile che ci sia un no” a un accordo di questo tipo, come sostiene Miss Marcegaglia?

E’ così “straordinario”? E’ la “rivincita dei riformisti”? E dov’è tutta questa “convenienza”?

Oh, come chiosa il trio Brunetta-Sacconi-Tremonti!

Senza parlare di chi ha firmato e accettato…tanto poi non sono loro a doverci sottostare. Evitiamo poi di chiederci quale rappresentatività numerica hanno i sindacati che si sono messi a 90…

Concludiamo ancora con Miss Marcegaglia: ““davanti ad una azienda che va contro la storia, prende produzioni dalla Polonia e le riporta in Italia” SBAGLIATO! La frase giusta è: “fa diventare l’Italia la nuova Polonia”…

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Zochrot: ricordando

scritto da il 17 maggio 2010

L’organizzazione israeliana Zochrot (in ebraico “ricordando”) dal 2002 cerca di costruire un “messaggio ponte” tra le comunità israeliane e palestinese: così da superare “muri mentali” e verità assolute sull’eredità storica del 1948 (anno in cui nacque lo stato di Israele).

Si fonda su un’idea tanto complessa quanto ambiziosa: avvicinare l’opinione pubblica israeliana alla Nakba (in arabo “tragedia”) palestinese del 1948. Per farlo organizza tour sulle rovine dei villaggi, pubblica opuscoli, allestisce mostre, cataloga testimonianze. Tutto ad esclusivo uso e consumo della maggioranza ebraica del Paese.

Il suo fondatore, Eitan Bronstein, non vede alternative: “Riconoscere il passato. Capire il presente. Affrontare il futuro”.

Per comprendere il suo messaggio leggete l’intervista fattagli da Lorenzo Kamel, di cui riporto un passaggio:

«Le vostre iniziative non rischiano di mettere in secondo piano gli errori compiuti dalle leadership dei paesi arabi?

Siamo coscienti del ruolo nefasto svolto da molti Paesi arabi, Stati che sovente ancora oggi usano il dolore dei profughi palestinesi più come pretesti da sfruttare che come cause da difendere. Tuttavia ciò non può essere una scusa per giustificare i nostri errori e soprattutto per avallare i vari tentativi che tuttora vengono effettuati in Israele per cancellare la memoria della Nakba, tanto dalla narrativa ufficiale del paese quanto dal suo paesaggio fisico».

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Eroi che danno il sangue

scritto da il 29 aprile 2010

“Va bene, anche il loro è un lavoro. Ma definirli eroi è troppo!”.

L’esclamazione di Fede, all’ennesima esaltazione della sconfitta di ieri sera dell’Inter, mi ha fatto capire cos’è che non funzionava: non si possono considerare degli eroi 11 giovanotti in calzoncini, pagati per mantenere sano il loro fisico e far giustificare i vandalismi degli ultrà.

Signori giornalisti, gli eroi che danno il sangue, come li avete definiti, dovete cercarli altrove! Per restare nell’ambito del lavoro, provate qui: al Mulino Cordero di Fossano, oppure in Corso Regina Margherita 400 a Torino, suonare Thyssenkrupp. Se poi avete voglia di girare l’Italia, ne troverete circa 1000 in un anno.

Morti sul lavoro: questi sono gli eroi che danno il sangue.

ps: signori per questi giornalisti è un eufemismo, piuttosto ci si chiede cosa rappresenti il loro ordine, se non l’ennesima casta italiana. E poi, almeno gli 11 (o 10 che sono rimasti) avessero vinto!

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Scrive, come sempre molto bene, Massimo Gramellini nel Buongiorno di oggi: «Si può ancora vivere senza Grandi Eventi? La risposta l’ha data ieri sera al Tg5 il grandeventista Bertolaso: no. Egli intende proporre l’Abruzzo terremotato come sede delle Olimpiadi invernali 2018(…).

Il Cile dovrebbe affrettarsi a chiedere i prossimi campionati del mondo di calcio e Haiti la sede permanente dell’Onu, prima che la stessa venga trasferita accanto a un inceneritore di Napoli. Nessuno mette in dubbio la bellezza delle montagne abruzzesi. A lasciare esterrefatti è l’ideologia del Grande Evento aspira-soldi come unica soluzione per risolvere i piccoli e grandi disastri della vita.

Solo la fiaccola olimpica potrà togliere le macerie dal centro dell’Aquila? Parrebbe di sì(…). Si proceda quindi con il decreto Bertolimpionico. Articolo 1: l’Italia è un Grande Evento permanente. Articolo 2: Balducci e Anemone sono nominati commissari straordinari fino a esaurimento dei fondi».

Non condivido in pieno l’analisi di Gramellini: il problema non è nel centrarsi sul Grande Evento come unica soluzione per risolvere i disastri della vita.

Il problema è che ci sono dei personaggi seguaci delle teorie di Milton Friedman, il quale sosteneva: «Solo una crisi, reale o percepita, porta a cambiamenti reali. Quando capita questa crisi, le azioni che vengono compiute dipendono dalle idee che corrono. Questa, credo, è il nostro ruolo fondamentale: sviluppare alternative alle politiche esistenti, tenerle in vita ed a disposizione finché il politicamente impossibile diventa politicamente inevitabile» (da qui).

Mi sembra una bella frase? Provate a rileggerla: noi proponiamo delle soluzioni moralmente inaccettabili, perciò, per metterle in atto, dobbiamo attendere, magari anche sperare e, perchè no, spingere in modo tale che capiti qualcosa di grosso (una tragedia); così da rendere accettabile l’inaccettabile.

Racconta Naomi Klein che, una settimana dopo la devastante alluvione di New Orleans, «Richard Baker, un importante membro repubblicano del Congresso nonché loro concittadino, aveva detto a un gruppo di lobbisti: “Siamo finalmente riusciti a ripulire il sistema delle case popolari a New Orleans. Noi non sapevamo come fare, ma Dio l’ha fatto per noi”. Joseph Canizaro, uno dei più ricchi costruttori di New Orleans, aveva da poco espresso sentimenti analoghi: “Credo che abbiamo di fronte una tabula rasa da cui ripartire. E grazie a questa tabula rasa abbiamo grandi opportunità”» (22passi).

Il problema non è centrarsi sul Grande Evento per creare qualcosa di bello, il problema è spingere affinché ci sia il Grande Evento e, soprattutto, creare un sistema subito pronto a specularci sopra. Il signor Friedman è riuscito a prendere il nobel, altri si “limitano” a costruire casette all’Aquila sperando di vincere le elezioni: ma la lezione dell’economista l’hanno appresa molto bene.

Se volete capirne un po’ di più, vi consiglio lo spettacolo di Laura Curino e Natalino Balasso: Viaggiatori di pianura.

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Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno? E se a sostenere la loro azione ci fossero anche i milioni di italiani stanchi del razzismo?

Primo Marzo 2010 si propone di organizzare una grande manifestazione non violenta per far capire all’opinione pubblica italiana quanto sia determinante l’apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società.

Collegato e ispirato al francese La journée sans immigrés: 24h sans nou, il movimento Primo Marzo 2010 nasce meticcio ed è orgoglioso di riunire al proprio interno italiani, stranieri, seconde generazioni, e chiunque condivida il rifiuto del razzismo e delle discriminazioni verso i più deboli.

Nel manifesto programmatico c’è scritto: «Siamo consapevoli dell’importanza dell’immigrazione (non solo dal punto di vista economico) e indignati per le campagne denigratorie e xenofobe che, in questi ultimi anni, hanno portato all’approvazione di leggi e ordinanze lontane dal dettato e dallo spirito della nostra Costituzione.
Condanniamo e rifiutiamo gli stereotipi e i linguaggi discriminatori, il razzismo di ogni tipo e, in particolare, quello istituzionale, l’utilizzo stumentale del richiamo alle radici culturali e della religione per giustificare politiche, locali e nazionali, di rifiuto ed esclusione.
Ricordiamo che il diritto a emigrare è riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e che la storia umana è sempre stata storia di migrazioni: senza di esse nessun processo di civilizzazione e costruzione delle culture avrebbe avuto luogo. La violazione di questo e di altri diritti fondamentali danneggia e offende la società nel suo complesso e non solo le singole persone colpite».

Su www.psicologiadellavoro.com trovate un mio approfondimento sul rapporto tra la psicologia e lo sciopero.

L’immagine della manifestazione è dell’artista Giuseppe Cassiba.

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