camicie grigie

scritto da il 15 giugno 2009

A sinistra Himmler, a destra uno dei 2100 militanti della Guardia nazionale italiana (laRepubblica).

Io non vedo grandi differenze…

Oggi il presidente del consiglio deve difendersi dalla “criminalità mediatica” orchestrata dal solito comunismo.

E’ brutto quando comincia a mancare la memoria e non ci si ricorda più dell’aprile 2001.

Le buche delle lettere degli italiani invase, abusivamente occupate, senza averlo richiesto, da un “libro” dal titolo  “Una storia italiana“.

Giorni beati in cui si leggeva di “Veronica, il grande amore” e i media non erano criminali. O viceversa!

Ma tutto passa e tutto si dimentica, costretti a lamentarsi di troppa invadenza sugli schermi della Rai.

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cause collettive

scritto da il 4 maggio 2009

Veronica Lario ha annunciato che chiederà il divorzio da Silvio Berlusconi.

E’ facile immaginare che si andrà in tribunale.

Non potremmo, a questo punto, avviare una class action?

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nota costituzionale

scritto da il 27 febbraio 2009

«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro».

Così recita la prima parte dell’Art. 1 della nostra Costituzione.

Lasciatemi fare una supposizione: nella mente dei costituzionalisti (quei comunistacci come Scalfaro!), il soggetto non era il lavoro in sè. Ma il lavoro come prodotto dell’Uomo, perno centrale sul quale si può fondare la Repubblica.

E a suffragare questa mia ipotesi trovo la seconda parte, sempre dell’Art. 1: «La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».

Antitesi del lavoro è considerato lo sciopero. In realtà, lo sciopero nei dizionari è l’astensione volontaria dal lavoro per rivendicare diritti, per protesta o solidarietà. Non è quindi la mera antitesi del lavoro.

E’ un’espressione complementare che parte dallo stesso soggetto: l’Uomo. Sulla cui opera si fonda la Repubblica.

Posso, quindi, concludere supponendo che limitare le espressioni dell’Uomo possano portare a limitare l’essenza stessa della Repubblica?

Allegato: qui per consultare la nostra Costituzione.

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c’è chi non si lava…

scritto da il 16 febbraio 2009

Scendo dal treno, dietro di me sento una voce lamentarsi: “c’è sempre chi non si lava…”.

Chi si sta lamentando mi passa davanti: una distinta signora, precisa nel suo cappotto, veloce sui tacchi, decisa nel tirare il trolley. Una persona evidentemente carica di responsabilità e impegni. Le squilla il telefonino: “Pronto…no, non l’ho letto!”.

Caspita! Le 7:15 e già la chiamano per problemi di lavoro!

“…lo leggerò…”, chissà di quale documento si tratta? Sicuramente importanti impegni di spesa. Accordi, acquisti, preventivi importanti per la sua azienda.

“…non ho avuto il tempo di firmarlo! Firmalo tu…”, ma come! Delega così le responsabilità?

“Amore, digli che lo porti domani…” e, sottointeso, fagli capire di non rompere tanto.

Scendiamo nella metro, la signora veloce sulle scale mobili che vanno troppo lente. Lei è ben vestita. Lei non ha guardato la verifica del figlio. Lei si è lavata. Lei non ha firmato la verifica. Lei sa distingeure le cose importanti. Lei ha invitato a falsificare la firma.

Lei non puzza. Di fuori non puzza…

gli sprechi della giustizia

scritto da il 28 gennaio 2009

Nessun dubbio che la “riforma” della giustizia, che in questi giorni il governo Berlusconi sta imponendo al paese, sia un tentativo di cancellare, o quanto meno rendere inoffensivo, uno dei tre poteri dello stato di diritto.

Ma, quando un pubblico ministero (anche detto piemme) chiama un servizio telefonico a pagamento, il migliore ma sicuramente non il più economico, per reperire il recapito di un ufficio sito in un tribunale diverso dal suo, allora il dubbio che qualcosa sia da cambiare diventa certezza.

Peccato che la strada intrapresa non sia quella giustamente democratica.

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la vera crisi

scritto da il 27 gennaio 2009

Oggi o domani, l’ad della Fiat incontrerà il governo mettendo sul tavolo la possibilità di lasciare a casa 60mila lavoratori.

E il governo del buonumore sta già preparando la soluzione: incentivi a spendere i soldi che uno non ha.

Ecco la vera crisi, continuare a farci governare da questa gente.

ps: non sto dicendo che sarebbe meglio lasciare a casa 60mila (senza contare l’indotto) persone! Però si potrebbe cominciare a mettere delle condizioni: variare la produzione, investire senza se e senza ma in auto “ecologiche”, impegnare le proprie risorse nella creazione di infrastrutture pubbliche (metro e bus). Ci vorrebbero idee intelligenti e persone capaci. Non un governo Berlusconi!

ps: ma neanche un governo d’Alema, Rutelli e/o Veltroni!

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Dal messaggio di Sua Santità BENEDETTO XVI per la Celebrazione della GIORNATA MONDIALE DELLA PACE (1° GENNAIO 2009)

1. Anche all’inizio di questo nuovo anno desidero far giungere a tutti il mio augurio di pace ed invitare, con questo mio Messaggio, a riflettere sul tema: Combattere la povertà, costruire la pace. Già il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1993, aveva sottolineato le ripercussioni negative che la situazione di povertà di intere popolazioni finisce per avere sulla pace. Di fatto, la povertà risulta sovente tra i fattori che favoriscono o aggravano i conflitti, anche armati. A loro volta, questi ultimi alimentano tragiche situazioni di povertà. «S’afferma… e diventa sempre più grave nel mondo – scriveva Giovanni Paolo II – un’altra seria minaccia per la pace: molte persone, anzi, intere popolazioni vivono oggi in condizioni di estrema povertà. La disparità tra ricchi e poveri s’è fatta più evidente, anche nelle nazioni economicamente più sviluppate. Si tratta di un problema che s’impone alla coscienza dell’umanità, giacché le condizioni in cui versa un gran numero di persone sono tali da offenderne la nativa dignità e da compromettere, conseguentemente, l’autentico ed armonico progresso della comunità mondiale».

(…)

«Ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi », scriveva nel 1891 Leone XIII, aggiungendo: «Quanto alla Chiesa, essa non lascerà mancare mai e in nessun modo l’opera sua». Questa consapevolezza accompagna anche oggi l’azione della Chiesa verso i poveri, nei quali vede Cristo, sentendo risuonare costantemente nel suo cuore il mandato del Principe della pace agli Apostoli: «Vos date illis manducare – date loro voi stessi da mangiare» (Lc 9,13). Fedele a quest’invito del suo Signore, la Comunità cristiana non mancherà pertanto di assicurare all’intera famiglia umana il proprio sostegno negli slanci di solidarietà creativa non solo per elargire il superfluo, ma soprattutto per cambiare «gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società». Ad ogni discepolo di Cristo, come anche ad ogni persona di buona volontà, rivolgo pertanto all’inizio di un nuovo anno il caldo invito ad allargare il cuore verso le necessità dei poveri e a fare quanto è concretamente possibile per venire in loro soccorso. Resta infatti incontestabilmente vero l’assioma secondo cui «combattere la povertà è costruire la pace».

Dal Vaticano, 8 Dicembre 2008

BENEDICTUS PP. XVI

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Italia indietro sul clima

scritto da il 11 dicembre 2008

Neanche a farlo apposta, ieri, finito di scrivere il post su “Topolino poco ecologico“, mi sono imbattuto nella classica ciliegina sulla torta: un articolo del Corriere della Sera.it che presentava i dati di un rapporto internazionale, il Climate Change Performance Index del German Watch, realizzato con la collaborazione di Legambiente. Il rapporto valuta la qualità degli interventi per la riduzione dei gas serra nei Paesi industrializzati ed emergenti.

Cosa ne emerge? L’Italia, come qualità degli interventi, è al 47° posto sui 57 paesi a maggiori emissioni di CO2. Eravamo al 44° e siamo ancora scesi. Siamo poco sopra a Cina e Polonia!

Scrivono sul Corriere: «A spingerci così in basso in questa graduatoria sono l’assenza di una strategia complessiva per abbattere le emissioni di CO2, una politica energetica che punta sull’aumento dell’uso del carbone, il deficit di trasporti a basse emissioni. A 11 anni dalla firma del Protocollo di Kyoto c’è la constatazione che l’Italia è uno dei Paesi europei dove i gas serra sono cresciuti rispetto ai livelli del 1990 (+9,9%), nonostante il trattato internazionale imponga un taglio del 6,5%».

Sottolinea Legambiente che ci salvano dagli ultimi posti: «le poche ma importanti misure adottate in questi anni, come il conto energia per la promozione del fotovoltaico o gli incentivi del 55 per cento per l’efficienza energetica. Misure che paradossalmente sono proprio quelle finite nel mirino dell’attuale governo(…). La situazione dell’Italia, come sottolinea il rapporto, potrebbe presto diventare ancora peggiore, anche per il ruolo all’interno dei negoziati internazionali in corso. Insieme alla Polonia l’Italia è il paese che merita il giudizio più negativo sul piano internazionale per i ripetuti tentativi di sabotare il pacchetto energia e clima dell’Unione europea».

Sapete come viene affrontata la situazione da chi ci governa? «Bruxelles, 11 dic. – Il premier Silvio Berlusconi chiarisce subito al suo arrivo a Bruxelles le sue intenzioni sul Pacchetto Clima-Energia dell’Ue: difendere le aziende italiane a rischio. “(…)Trovo assurdo parlare di emissioni quando c’e’ una crisi in atto. E’ come se chi ha la polmonite pensa di farsi la messa in piega…”. Il presidente del Consiglio e’ categorico: “Ci aspetta il compito difficile di convincere gli altri. Oggi mi tocca fare il cattivo, cosi’ divento il piu’ antieuropeista di tutti…”» (www.agi.it).

Ecco, brutti ecologisti, adesso lui deve fare il cattivo! Perchè la salute del pianeta vale meno che andare dal parrucchiere.

Rabbia e tristezza.

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Topolino poco ecologico

scritto da il 10 dicembre 2008

Ieri mi è capitato di leggere su Topolino (non mi sono segnato il numero) una storia dal chiaro intento educativo. Il fumetto era centrato su Pico de Paperis, notoriamente la figura altamente istruita, che parla e spiega le fonti energetiche attraverso delle vignette, divertenti com’è giusto che sia, con protagonisti i personaggi Disney.

Dal fumetto emergeva che esiste il petrolio e che è una fonte non rinnovabile. Poi ci sono sole e vento, fonti rinnovabili. Entrambe, rinnovabili e non, presentano dei difetti che vi spiego fra poco; il finale è che c’è da sperare nel futuro, affinchè emergano altre fonti, descritte come quasi “miracolose”.

Ma quali sono questi difetti? Per il petrolio la possibilità che esaurisca. E basta.

Nessun accenno ai danni ambientali prodotti dalla lavorazione e combustione. Tanto meno ai danni sociali, alle guerre e allo sfruttamento, da parte di pochi sceicchi & associati occidentali, delle popolazioni che vivono sui giacimenti. Nessun accenno, nulla. Solo una lunga e dettagliata (a livello bimbo) descrizione del come si utilizza il petrolio per produrre elettricità.

E per le fonti rinnovabili? Anche in questo caso sono stati sottolineati solo due difetti, naturalmente legati agli eventi atmosferisci. Ma è stato fatto mettendo alla berlina chi sceglie di seguire la strada rinnovabile: per l’energia eolica bisogna aspettare il tifone altrimenti non si hanno risultati. I pannelli solari invece non sono da confondere con le lampade abbronzanti. E basta.

Topolino non ha validità scientifica e, suppongo, non pretende nemmeno lontanamente di averla. Probabilmente nessuno la colloca tra le riviste “educative”. Eppure, per un bambino qualunque lettura, qualunque stimolo puo’ essere educativo. Sicuramente qualunque stimolo è formativo.

Se da piccolo, nel giornalino preferito, mi parlano male delle fonti rinnovabili, è facile che io cresca pensandole come un’inutile utopia. E cambiare idea, da grandi, è impresa ardua.

Topolino è piccolino…ma non è detto che sia leggero e innoquo.

petrolio a meno di 60 dollari

scritto da il 5 dicembre 2008

Su Petrolio è stato pubblicato un grafico con l’andamento del prezzo, per barile, del greggio.

andamento greggio

andamento greggio

L’ho modificato con le due rette rosse, così da visualizzare bene che il prezzo a novembre 2008 corrisponde al prezzo nei primi mesi del 2005.

Bisognerebbe essere contenti.

Bisognerebbe. Ho la maniacale abitudine di segnarmi ogni intervento per l’auto, compresi i rifornimenti. Così sono andato a recuperarmi un piccolo dato:
– il 21/11/2008 ho pagato il gasolio 1,156 euro al litro;
– il 21/02/2005 lo pagavo 0,996 euro al litro.

Prezzo al barile uguale. Prezzo al consumatore più alto.

C’è ancora poco da essere contenti!

Premessa: ho resistito a MySpace ma sono caduto in Facebook. Continuo a restarci pur nutrendo diversi dubbi sulla sua effettiva utilità. Ho già espresso il dubbio che si tratti della vera cyber-droga…

Fatta la doverosa premessa, volevo segnalare due video dedicati al fenomeno, ormai sociologico e non più solo tecnologico, del momento: Facebook. Ieri sera leggevo un articolo su Internet Magazine, in cui si sostiene la possibilità che Facebook abbia annullato la regola del numero di Dunbar, o regola del 150, secondo cui la dimensione di una rete sociale che una persona riesce a “controllare” è di 150.

Diverse persone hanno su Facebook molto più di 150 “amici” e tramite questo strumento gestiscono il loro capitale sociale (oppure qui), cioè l’insieme delle potenzialità delle loro relazioni sociali, quelle utili per diversi scopi: dal cercare il partner a quelli lavorativi. Sorpassando quindi Dunbar.

E’ davvero morto il numero di Dunbar? Penso di no. Penso che questa lettura, che ricorre in rete, sia un po’ superficiale. Non si fanno distinzioni tra livelli, come insegna la teoria ecologica di Bronfenbrenner per studiare la società, e si fa collimare il concetto di capitale sociale con quello di “amici” su Facebook. I due concetti non sono perfettamente sovrapponibili perchè il capitale sociale non è solo un numero di contatti, come gli “amici” di Facebook, ma è rappresentato dalle potenzialià della propria rete. Posso avere una rete di milioni di contatti ma se poi questa non si attiva, o non la faccio attivare, per fornire risorse, il capitale sociale equivarrà a zero!

Volevo solo segnalarvi due video e mi sono perso nella sociologia! Andiamo ai video: il primo (segnalato da magnaromagna.it) ha un po’ di parolacce e immagini psichedeliche, ma rende bene il concetto. Il secondo è sicuramente più gradevole ma…in inglese…facile! L’ho capito io!

Al fondo dei video, vi lascio un epilogo…

Epilogo: il concetto finale è chiaro: per essere amici, e magari capitale sociale, non basta che me lo proponi su Facebook, prova a salutarmi anche per strada!

Ma se è così negativo, perchè non ne esci? Perchè le persone con cui si intrattengono più contatti “sani” sono quelle che poi si incontrano anche fuori. Allora Facebook è solo un bello strumento in più!

utopia dell’educazione

scritto da il 24 novembre 2008

Nel fine settimana abbiamo partecipato ad alcuni incontri del Festival di Antropologia di Ivrea.

Intanto ci sono da fare i complimenti per le scelte organizzative. Migliorabili per alcuni aspetti logistici, ma sicuramente azzeccate a partire dalla scelta dei relatori e degli argomenti: vari, diversi come diversi sono i volti dell’antropologia e dell’uomo stesso.

Dagli incontri mi sono portato a casa due appunti.

Il primo parte da uno dei riti di possessione africani: secondo la tradizione ha più valore l’uomo posseduto da più spiriti. Non quello univoco, non l’uomo fisso nelle sue credenze e convinzioni. Ma quello apparentemente in balia di più agenti; in realtà capace di aver più identità e quindi più possibilità. Una differenza notevole con la nostra concezione occidentale che vede il vero uomo in colui che ha sempre un solo, aggiungo io sterile, pensiero. Una “storia” che già conoscevo ma di cui troppo spesso non mi ricordo. Una storia forse banale, elementaristica ma che in realtà offre un punto di vista formidabile!

Il secondo appunto arriva dalla conferenza di sabato sera di Marc Augé. Per il futuro, Augé vede una sola meta in grado di migliorare il nostro mondo: l’utopia dell’educazione. Educazione intesa come accesso alla conoscenza: una possibilità che oggi sta venendo a mancare. Per cambiare c’è bisogno, ammette Augé, di una spesa enorme (altro che i tagli nostrani). L’utopia spesso si identifica con qualcosa di irrealizzabile, in questo caso non dev’essere così: “l’utopia dell’educazione” deve servirci per reinventare il quotidiano, per fare esistenzialismo politico ovvero per guidarci come presenza viva e attiva nella società. E continuare a lottare contro i tagli all’unica risorsa che potrà davvero cambiare il nostro futuro: l’educazione come accesso alla conoscenza.

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una rivoluzione

scritto da il 21 novembre 2008

Martedì scorso il Tg3 del Piemonte ha intervistato il Professor Petrini riguardo al rinvio a giudizio nel processo Thyssen. Guardate il video, poi leggete sotto…

«(…)altre volte i magistrati si sono trovati davanti a casi come questi nei quali ritengono (…) che l’atteggiamento dei datori di lavoro sia accettare il rischio di far verificare un grave disastro e sono stati più timidi(…)

se un datore di lavoro pur prevedendo la possibilità che si verifichi un grave disastro continua nella sua atteggiamento (…) allora questa contestazione è del tutto corretta (…) è una grande rivoluzione».

Parole da ricordare quando qualcuno si scaglia contro “certa magistratura”. Quando la si accusa di essere “politicizzata”. Per fortuna che l’azione della magistratura è anche politica, ovvero un’azione a vantaggio del popolo. Perchè se così non fosse, difficilmente troverebbe il coraggio per perseguire chi, coscientemente, mette a repentaglio la vita di altri esseri umani allo scopo di guadagnare di più.

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Jerry Yang

scritto da il 18 novembre 2008

Jerry Yang si è dimesso dal ruolo di amministratore delegato di Yahoo. Vi state immaginato Jerry Yang? Vecchietto? State pensando a quanto ha preso di liquidazione? State pensando a quale azienda andrà adesso a dirigere?

Jerry Yang ha 40 anni, è stato fondatore di Yahoo, ha (probabilmente) sbagliato a non accettare un’offerta di acquisizione di Microsoft. Oggi il titolo in borsa è molto basso ma l’azienda non ha fallito.

Jerry Yang ha lasciato l’incarico di ad, ma rimane in azienda tornando a dirigere la ricerca (cose che gli riesce decisamente meglio!). Jerry non lascia la barca che rischia di affondare. Ma, avendo sbagliato, torna a livelli più bassi.

Anche in Italia funziona così. Volete un esempio? Eccovene uno:

Giancarlo Cimoli, classe 1939: nel 1996 (57 anni) il governo Prodi lo sceglie come risanatore delle Ferrovie dello Stato, i risultati della sua amministrazione sono deleteri e portano le Ferrovie Italiane al disastro economico e ad una totale inefficienza del servizio. Lascia FS nel 2004 (65 anni) con un premio di buona uscita di 6 milioni e 700.000 euro e viene nominato dal governo Berlusconi al vertice della compagnia Alitalia. Nel 2007 il governo Prodi constata la crisi prossima al fallimento dell’Alitalia e scioglie il consiglio di amministrazione, Cimoli se ne esce con quasi 3 milioni di euro (da wikipedia).

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