“Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente” (da Rainews24).

Parole di Berlusconi a Torino, ieri 21 marzo 2011. Solidarietà tra dittatori.

Inutile contestarlo, chi ieri lo ha fatto è stato picchiato.

Adesso ci aspettiamo una riabilitazione di Hitler…

Commenti disabilitati su Berlusconi addolorato per Gheddafi

L’abbiamo, l’ho attesa per settimane la no-fly zone nei confronti della Libia.

Mi ero chiesto se gli interessi economici erano così forti da far preferire Gheddafi agli insorti, neo-risorgimentali, libici.

Alla fine è arrivata. Ma non è quello che mi aspettavo.

Se cercate una definizione di no-fly zone ne troverete diverse; io non ne ho trovata nessuna “ufficiale” ma definizioni tendenzialmente tutte simili. Wikipedia scrive «Una zona d’esclusione aerea (in inglese No-fly zone, acronimo: NFZ) è un territorio sul quale vige il divieto di volare. Tali zone vengono di solito dichiarate in un contesto di controllo militare degli spazi aerei per delimitare una zona demilitarizzata del cielo».

Il dizionario online Hoepli è più stringato: «in aree di guerra, spazio aereo interdetto ai voli non autorizzati», ma la sostanza non cambia.

Le definizioni rimandano a una risoluzione dell’ONU, la 688, emessa nel 1992 per l’Iraq di Saddam. Risoluzione che, secondo alcuni, non menzionerebbe neppure la no-fly zone. La chiarezza è il punto forte della diplomazia ONU!

Oggi però parliamo della Libia del 2011. Per la quale è stata approvata la risoluzione 1973.

La no-fly zone avrebbe dovuto essere approvata un mese fa: quando gli insorti avevano praticamente conquistato, o meglio: liberato, il loro paese. Avevano bisogno di essere protetti e non lo abbiamo fatto.

Approvarlo ora fa sentire la puzza di neocolonialismo.

Un mese fa avrebbe risparmiato vite umane, oggi no.

Nessuno è così ingenuo da pensare che una no-fly zone voglia dire sorrisi, baci e abbracci: era chiaro che, una volta istituita, si sarebbe dovuto farla rispettare anche con azioni militari e quindi azioni potenzialmente mortifere.

Istituita la no-fly zone, chi non l’avrebbe rispettata sarebbe stato abbattuto. Ucciso.

Ma questo non vuol dire bombardare preventivamente ciò che si vuole.

La risoluzione 1973, secondo Wikipedia:

* chiede l’istituzione immediata di una tregua e la fine completa delle violenze e degli attacchi ai danni dei civili;
* impone una zona di divieto di sorvolo sopra i cieli libici;
* autorizza tutti i mezzi necessari a proteggere i civili e le aree popolate da civili, ad esclusione di qualsiasi azione che comporti la presenza di una “forza occupante”;
* rafforza l’embargo sulle armi e in particolare l’azione contro i mercenari, consentendo ispezioni forzate in “porti e aeroporti, in alto mare, su navi e aerei”;
* impone la proibizione di tutti i voli commerciali libici per fermare l’afflusso di denaro nelle casse del dittatore o l’arrivo di nuovi mercenari;
* impone il congelamento dei beni e delle proprietà delle autorità libiche e ribadisce che le attività di queste ultime dovrebbero essere indirizzate a beneficio del popolo libico;
* estende alcuni punti della Risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad un certo numero di altri individui ed entità libiche;
* istituisce una commissione di esperti per monitorare e promuovere l’applicazione delle sanzioni.

Siamo ben lontani da ciò che oggi capita in Libia. No-fly zone non voleva dire guerra per accaparrarsi il petrolio libico!

Commenti disabilitati su “no-fly zone” non vuol dire “guerra”

Sbaglio o stiamo lasciando da soli i libici che chiedono la libertà?

Le notizie che arrivano sono sempre parziali, ma sembrerebbe che il dittatore Gheddafi si stia rialzando, forte degli armamenti, che ricordiamo essere sempre di ottima qualità: made in Brianza!

E forte, soprattutto, dei “politici” occidentali che discutono, discutono, discutono…e fra qualche giorno un pirla qualunque, magari anche nano!, comincerà a dire che le sue parole sono state travisate dai soluti giornali comunisti e che Gheddafi non è poi così male.

E pazienza se qualche libico ha davvero creduto che l’occidente ami la democrazia! Poveri illusi!

 

ps: nel frattempo riceviamo una lezione di moralità da un’oscura funzionaria di un paese marocchino. In Italia per molto meno avremmo tolto molti più anni!

la Libia, l’Italia e le armi

scritto da il 24 febbraio 2011

Gheddafi ha accusato l’Italia di aver fornito armi a chi protesta contro il suo regime dittatoriale.

Ha sbagliato, ma non di molto.

L’Italia ha fornito armi. Ma a lui. Ecco perchè era meglio non disturbarlo per telefono…

«Nel 2009 le esportazioni belliche italiane in Libia hanno raggiunto i 112 milioni di euro.

Nel biennio 2008-2009 il nostro paese ha autorizzato le proprie aziende di produzione, con la Finmeccanica in testa, a inviare armamenti (bombe, siluri, missili, apparecchiature per la direzione del tiro) del valore di altri 205 milioni, un terzo di tutte le concessioni rilasciate dall’Unione europea.

Nel 2008 sono stati venduti otto elicotteri A109 e nel 2009 due elicotteri AW139. E’ stata realizzata pure una parte consistente dell’ammodernamento della flotta di aeromobili CH47.

Una delle aziende controllate di Finmeccanica, la Selex, ha stipulato un contratto del valore di 300 milioni per la creazione di un apparato di sicurezza sul confine del deserto.

La Libyan Investment Authority è la seconda azionista di Finmeccanica» (da iriospark).