Rossese di Dolceacqua Superiore 2011: la liquirizia esce dal bicchiere e scende in bocca, sembra quasi di avere il liquore calabrese nel bicchiere. Vendemmiato nel 2011, ma nel colore trovi già qualche riflesso di tramonto, o forse è solo la luce di casa che ti frega.

Alla liquirizia si affiancano le more e un ricordo di tabacco.

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Una sola domanda: ma come fa a fargli fare 15° a Dolceacqua? Non lo sappiamo, ma il vino, prodotto da Maccario Dringenberg, non ha avuto timore di affrontare le polpette alla menta in carpione. Si, in carpione!

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Da Montagne360 (agosto 2015): «Dove  sono  ora  però  quelle  forze  giovani  che  potrebbero  alimentare  progetti  di  rinascita  delle Terre Alte?
Contadini, pastori, pescatori, falegnami, fabbri ed artigiani che erravano o lavoravano in Asia o in Africa sono intrappolati nei centri di accoglienza, quasi in prigione, senza alcuna reale prospettiva.
Sprecano  la  loro  esistenza  e  smarriscono  identità  e  professione,  considerate  non persone  ma  solo  un  problema  e  un  costo» (Riccardo Ravalli).

La montagna avrebbe bisogno di loro, ma è meglio tenerli in pianura: rendono di più per chi dice di volerli accogliere e per alimentare il malumore di chi non li vuole.

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