Ivrea e l’economia del noi

scritto da il 4 aprile 2011

L’altro giorno parlavo con una persona che non vedevo da qualche anno e le raccontavo che mi ero trasferito a Ivrea.

Così hai lasciato Cuorgnè, mi diceva, sottointendendo: ti capisco, a Cuorgnè non ci sono davvero possibilità. Si, le ho detto, ho lasciato Cuorgnè, ma qui ad Ivrea la situazione non è molto diversa. E’ vero, via Palestro è sicuramente molto più animata delle cuorgnatesi via Torino o via Arduino, ma di vere possibilità non se ne vedono.

Così sorprende sapere che Ivrea è al centro di un libro che parla di una nuova idea di economia!

Esce in questi giorni “L’Economia del noi, l’Italia che condivide” (Laterza Editore), un saggio di Roberta Carlini, già vicedirettore del quotidiano Il Manifesto e collaboratrice de L’Espresso. In questo libro, l’autrice non racconta l’Italia statica, vecchia, avida ed egoista, impoveriti e scandalosa che vediamo ogni giorno. Ma ci parla dell’Italia dei gruppi di acquisto, del prestito in Rete per usi sociali, l’Italia del riciclo dei Pc per i Paesi più poveri e dell’open source, condiviso e gratuito.

E si parla di Ivrea: «si racconta l’esperienza ormai molto nota e consolidata della Banca Etica ma anche quella meno nota di Prestiamoci, una piattaforma on line di social lending fondata dal giovane volontario cattolico Mariano Carozzi di Ivrea insieme a 6 amici, partendo da un capitale iniziale di 1 milione di euro.

A chi viene prestato il denaro non si chiedono solo i requisiti di affidabilità, ma si viene valutati favorevolmente anche se si è giovani e mai entrati nel circuito del credito. Il primo finanziamento è andato ad un ragazzo appena laureato, aspirante regista per girare un documentario a Sarajevo» (Zeus News).

Si parla di Prestiamoci, ma anche della scheda Arduino creata a Ivrea da Massimo Banzi.

E’ bello sapere che c’è un’Ivrea diversa, ma uscendo stamattina difficilmente me ne renderò conto.

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Siete anche voi tra i consumatori di cialde per il caffè? Perchè le usate?

Perchè il caffè che “producono” è buono? Qualche volta si, tante volte no. Però sono sempre molto comode: pronte all’uso, veloci, ti garantiscono un prodotto dal gusto costante e non sporcano. Le usi e le butti.

Le butti…dove?

Non nell’organico, seppure contengano caffè, perchè c’è anche la plastica o altri materiali. Ma neanche nel riciclaggio della plastica, sempre per lo stesso motivo: contengono altro. Così finiscono nell’indifferenziato.

E inquinano. Tanto!

Tra l’altro, se provate ad aprirle come ho fatto io, vedrete che di materiale organico, che speriamo sia caffè, ce n’è solitamente ben poco: questo dovrebbe farci dubitare sull’effettiva bontà del prodotto finale.

Se anche voi vi siete posti il problema di come riciclare le cialde usate, vi farà piacere sapere che qualcosa si sta muovendo: «si è aperto un tavolo di discussione tra Associazione dei Comuni virtuosi, Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori, Innovation Center della Lavazza e Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari settore del caffè.

La nascita di questo tavolo di lavoro ha come obiettivo quello di tracciare la strada ad una corretta gestione dello smaltimento delle cialde del caffè. La buona volontà delle parti interessate è senz’altro un buon punto di inizio, ma occorre fare in fretta, per porre rimedio ad una chiara falla nel sistema» (TuttoGreen).

Bisognerebbe ancora fare una distinzione: quelle realmente inquinanti sono le capsule, mentre le cialde, confezionate in carta, sono totalmente riciclabili nell’organico. Se, nell’attesa che il tavolo di discussione arrivi a qualche decisione utile, vogliamo iniziare a promuovere una buona pratica, iniziamo almeno ad abbandonare le capsule; magari dirigendoci verso cialde del Commercio Equo e Solidale.

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Matrimonio etico

scritto da il 27 aprile 2010

State organizzando il vostro matrimonio e credete che sarà un giorno speciale e come tale andrà festeggiato?

Ma sapete anche che non tutti sono fortunati come voi, che c’è un sud del mondo che non ha molto da festeggiare. E credete anche che si possa festeggiare senza sprecare. Allora potrebbe interessarvi Giuste Nozze.

Il loro metodo è semplice: «Mettiamo a disposizione degli sposi una rete di fornitori che rispettano chiari standard di sostenibilità, solidarietà ed equità, nella convinzione che, dal catering alla scelta della location, dalle bomboniere alla stampa dei supporti grafici, ogni aspetto di un matrimonio può comunicare lo spirito della giornata e lo stile degli sposi».

Matrimonio etico from Massimo Sozzi on Vimeo.

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