Diocesi di Ivrea: sede vacante

scritto da il 27 febbraio 2012

La notizia è stata confermata: Monsignor Arrigo Miglio è il nuovo arcivescovo di Cagliari.

E, conseguenza diretta, la diocesi di Ivrea è sede vacante!

Tranquilli, non è nulla di grave e non capiterà nulla di imprevisto: è tutto regolato dal Codice di Diritto Canonico. Che, nel Libro II, Parte seconda, Sezione II, ha un articolo apposito: la sede vacante.

«Can. 416 – La sede episcopale diviene vacante con la morte del Vescovo diocesano, con la rinuncia accettata dal Romano Pontefice, col trasferimento e con la privazione intimata al Vescovo stesso.

Can. 417 – Tutto ciò che viene compiuto dal Vicario generale o dal Vicario episcopale ha valore finché non hanno ricevuto notizia certa della morte del Vescovo diocesano; così pure ha valore tutto ciò che viene compiuto dal Vescovo diocesano o dal Vicario generale o episcopale finché non abbiano ricevuto notizia certa degli atti pontifici sopra menzionati.

Can. 418 – §1. Dal momento che ha ricevuto notizia certa del trasferimento il Vescovo, entro due mesi, deve raggiungere la diocesi alla quale è destinato e prenderne possesso canonico; dal giorno della presa di possesso canonico della nuova diocesi, la diocesi di provenienza diviene vacante.

§2. Dal momento che ha ricevuto notizia certa del trasferimento fino alla presa di possesso canonico della nuova diocesi, il Vescovo trasferito nella diocesi di provenienza: 1) ha la potestà di Amministratore diocesano ed è tenuto agli agli obblighi relativi, mentre cessa ogni potestà del Vicario generale e del Vicario episcopale, salvo tuttavia il can. 409, §2; 2) percepisce l’intera rimunerazione propria dell’ufficio.

Can. 419 – Quando la sede diviene vacante, il governo della diocesi, fino alla costituzione dell’Amministratore diocesano, passa al Vescovo ausiliare e, se sono più d’uno, al più anziano per promozione; se manca il Vescovo ausiliare, è affidato al collegio dei consultori, a meno che la Santa Sede non abbia provveduto diversamente. Colui che assume in tal modo il governo della diocesi convochi senza indugio il collegio competente a nominare l’Amministratore diocesano.

(…) Can. 421 – §1. Entro otto giorni dal momento in cui si è ricevuta notizia che la sede episcopale è vacante, il collegio dei consultori, fermo restando il disposto del can. 502, §3, deve eleggere l’Amministratore diocesano con il compito di reggere interinalmente la diocesi.

§2. Se l’Amministratore diocesano per qualsiasi causa non viene eletto legittimamente entro il tempo prescritto, la sua nomina passa al Metropolita e se è vacante la stessa sede metropolitana o, contemporaneamente, la sede metropolitana e quella suffraganea, passa al Vescovo suffraganeo più anziano per promozione.

(…) Can. 423 – §1. Si nomini un solo Amministratore diocesano, riprovata qualsiasi consuetudine contraria; altrimenti l’elezione è nulla.

§2. L’Amministratore diocesano non sia contemporaneamente economo; perciò se l’economo della diocesi viene eletto Amministratore, il consiglio per gli affari economici elegga temporaneamente un altro economo.

Can. 424 – L’Amministratore diocesano venga eletto a norma dei cann. 165-178.

Can. 425 – §1. All’ufficio di Amministratore diocesano può essere destinato validamente solo un sacerdote che abbia compiuto i trentacinque anni di età e che non sia già stato eletto, nominato o presentato per la medesima sede vacante.

§2. Venga eletto Amministratore diocesano un sacerdote che si distingua per dottrina e prudenza.

(…) Can. 426 – Colui che, mentre la sede è vacante, regge la diocesi prima della nomina dell’Amministratore diocesano, ha la stessa potestà che il diritto riconosce al Vicario generale.

Can. 427 – §1. L’Amministratore diocesano è tenuto agli stessi obblighi e ha la potestà del Vescovo diocesano, escluso ciò che non gli compete o per la natura della cosa o per il diritto stesso.

§2. L’Amministratore diocesano ottiene la relativa potestà dal momento in cui accetta l’elezione, senza bisogno di conferma da parte di alcuno, fermo restando quanto prescrive il can. 833, n. 4.

Can. 428 – §1. Mentre la sede è vacante non si proceda a innovazioni.

§2. A coloro che provvedono interinalmente al governo della diocesi è proibito compiere qualsiasi atto che possa arrecare pregiudizio alla diocesi o ai diritti episcopali; in modo speciale è proibito a loro e perciò a chiunque altro, sia personalmente, sia attraverso altri, di sottrarre o distruggere o modificare qualsiasi documento della curia diocesana.

Can. 429 – L’Amministratore diocesano è tenuto all’obbligo di risiedere nella diocesi e di applicare la Messa per il popolo, a norma del can. 388.

Can. 430 – §1. L’ufficio dell’Amministratore diocesano cessa con la presa di possesso della diocesi da parte del nuovo Vescovo.

§2. La rimozione dell’Amministratore diocesano è riservata alla Santa Sede; l’eventuale rinuncia deve essere presentata in forma autentica al collegio competente per la sua elezione, e non ha bisogno di essere accettata; in caso di rimozione, di rinuncia o di morte dell’Amministratore diocesano, ne venga eletto un altro, a norma del can. 421» (dal Codice di Diritto Canonico).

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Monsignor Miglio lascia Ivrea

scritto da il 25 febbraio 2012

Appena letto su laSentinella.it: «Monsignor Arrigo Miglio è il nuovo arcivescovo di Cagliari. La nomina dell’attuale vescovo di Ivrea alla guida della diocesi cagliaritana in sostituzione di mons. Giuseppe Mani, sarà annunciata domani in Cattedrale. (…) E’ probabile che l’ingresso nella nuova sede arcivescovile coinciderà col ventennale della sua consacrazione a vescovo, che cade il 25 aprile. Mons. Miglio compirà 70 anni nel prossimo mese di luglio.».

Secondo l’articolo, la notizia è stata data in anteprima da un giornalista ed è già stata rilanciata anche dall’Ansa. Al momento però, sui siti delle diocesi di Cagliari e Ivrea non compare ancora nulla.

Alcune voci già circolavano, anche perchè Monsignor Miglio fu nominato vescovo nel 1992 e fu assegnato, fino al 1999, alla guida della Diocesi di Iglesias. Solo l’altro sabato, un sacerdote di Iglesias, in visita a Ivrea, ricordava come Monsignor Arrigo dicesse “noi sardi”. E solo un sardo può essere arcivescovo di Cagliari.

Ieri sera c’è stato un incontro molto interessante con il Professor Campanini, sul tema di Adriano Olivetti e il Comunitarismo. Due ore che sono volate ma che hanno lasciato un bel pò di materiale.

Riportare tutto sarebbe impossibile, ma ci posso provare almeno con le conclusioni. Che sono state due:

1) evitando di fare amarcord, come ha giustamente sottolineato il Vescovo Miglio, ma ricordando e riconoscendo che Olivetti è stato l’unico imprenditore di una grande azienda capace di portare l’idea di Comunitarismo nella sua impresa, bisogna prendere atto che una parte del messaggio di Adriano Olivetti oggi non è più riproponibile. Sono troppo cambiate le realtà lavorative e aziendali.

2) oggi ci troviamo di fronte a una realtà che ha privilegiato la felicità individualistica a scapito di qualsiasi aspetto comunitario. Una felicità che però si rivela molto limitata. Che porta a sacrificare, a cedere le soddisfazioni in campo sociale, professionale per piccole autogratificazioni, come una partita in tv. Sembra che di questa situazione ci sia chi se ne avvantaggi e, quindi, si può dire che ci troviamo di fronte a un “disordine strutturato” della società. Per reagire e cambiare questa situazione, il messaggio e lo spirito del Comunitarismo di Adriano Olivetti continua ad essere molto valido. Ed è nostro compito recuperarlo, a rischio dell’idealismo. Che, comunque, in dosi controllate non può che fare del bene!

Se per qualcuno il concetto di comunità fosse sconosciuto, vi rimando alle parole, anche se non citate ieri sera, di Amerio: «il concetto di “comunità” designa un collettivo molto unito (spesso delimitato territorialmente e umanamente in uno “spazio locale” definito) i cui membri, intensamente partecipando di questo sentimento unitario, orientano il loro agire non solo, e non tanto, in funzione del loro interesse particolare quanto di quello comune. Anche per questo motivo i rapporti che intrattengono tra loro sono improntati non a ragini meramente utilitaristiche ma alla reciproca comprensione, al piacere della relazione in sé anche sul piano affettivo, al mutuo aiuto ove necessario: con questo favorendo i processi di auto ed etero identificazione» (Amerio P. (2004) Problemi umani in comunità di massa, Einaudi, pag. 3).

Venerdì prossimo, 10 ottobre, presso l’Oratorio San Giuseppe di Ivrea ci sarà l’ultimo incontro del Convegno.

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