L’ex procuratore generale degli Oratoriani, la congregazione religiosa di San Filippo Neri e del beato Newman, padre Edoardo Aldo Cerrato, è il nuovo vescovo di Ivrea.

Sostituisce monsignor Arrigo Miglio, recentemente promosso alla sede arcivescovile di Cagliari.

Nato a Torino 63 anni fa, è laureato anche in Lettere Classiche ed è stato docente in diverse scuole pubbliche e private. Attualmente era a Roma come viceparroco di San Filippo Neri in Eurosia e superiore di una comunità oratoriana (laStampa).

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Diocesi di Ivrea: sede vacante

scritto da il 27 febbraio 2012

La notizia è stata confermata: Monsignor Arrigo Miglio è il nuovo arcivescovo di Cagliari.

E, conseguenza diretta, la diocesi di Ivrea è sede vacante!

Tranquilli, non è nulla di grave e non capiterà nulla di imprevisto: è tutto regolato dal Codice di Diritto Canonico. Che, nel Libro II, Parte seconda, Sezione II, ha un articolo apposito: la sede vacante.

«Can. 416 – La sede episcopale diviene vacante con la morte del Vescovo diocesano, con la rinuncia accettata dal Romano Pontefice, col trasferimento e con la privazione intimata al Vescovo stesso.

Can. 417 – Tutto ciò che viene compiuto dal Vicario generale o dal Vicario episcopale ha valore finché non hanno ricevuto notizia certa della morte del Vescovo diocesano; così pure ha valore tutto ciò che viene compiuto dal Vescovo diocesano o dal Vicario generale o episcopale finché non abbiano ricevuto notizia certa degli atti pontifici sopra menzionati.

Can. 418 – §1. Dal momento che ha ricevuto notizia certa del trasferimento il Vescovo, entro due mesi, deve raggiungere la diocesi alla quale è destinato e prenderne possesso canonico; dal giorno della presa di possesso canonico della nuova diocesi, la diocesi di provenienza diviene vacante.

§2. Dal momento che ha ricevuto notizia certa del trasferimento fino alla presa di possesso canonico della nuova diocesi, il Vescovo trasferito nella diocesi di provenienza: 1) ha la potestà di Amministratore diocesano ed è tenuto agli agli obblighi relativi, mentre cessa ogni potestà del Vicario generale e del Vicario episcopale, salvo tuttavia il can. 409, §2; 2) percepisce l’intera rimunerazione propria dell’ufficio.

Can. 419 – Quando la sede diviene vacante, il governo della diocesi, fino alla costituzione dell’Amministratore diocesano, passa al Vescovo ausiliare e, se sono più d’uno, al più anziano per promozione; se manca il Vescovo ausiliare, è affidato al collegio dei consultori, a meno che la Santa Sede non abbia provveduto diversamente. Colui che assume in tal modo il governo della diocesi convochi senza indugio il collegio competente a nominare l’Amministratore diocesano.

(…) Can. 421 – §1. Entro otto giorni dal momento in cui si è ricevuta notizia che la sede episcopale è vacante, il collegio dei consultori, fermo restando il disposto del can. 502, §3, deve eleggere l’Amministratore diocesano con il compito di reggere interinalmente la diocesi.

§2. Se l’Amministratore diocesano per qualsiasi causa non viene eletto legittimamente entro il tempo prescritto, la sua nomina passa al Metropolita e se è vacante la stessa sede metropolitana o, contemporaneamente, la sede metropolitana e quella suffraganea, passa al Vescovo suffraganeo più anziano per promozione.

(…) Can. 423 – §1. Si nomini un solo Amministratore diocesano, riprovata qualsiasi consuetudine contraria; altrimenti l’elezione è nulla.

§2. L’Amministratore diocesano non sia contemporaneamente economo; perciò se l’economo della diocesi viene eletto Amministratore, il consiglio per gli affari economici elegga temporaneamente un altro economo.

Can. 424 – L’Amministratore diocesano venga eletto a norma dei cann. 165-178.

Can. 425 – §1. All’ufficio di Amministratore diocesano può essere destinato validamente solo un sacerdote che abbia compiuto i trentacinque anni di età e che non sia già stato eletto, nominato o presentato per la medesima sede vacante.

§2. Venga eletto Amministratore diocesano un sacerdote che si distingua per dottrina e prudenza.

(…) Can. 426 – Colui che, mentre la sede è vacante, regge la diocesi prima della nomina dell’Amministratore diocesano, ha la stessa potestà che il diritto riconosce al Vicario generale.

Can. 427 – §1. L’Amministratore diocesano è tenuto agli stessi obblighi e ha la potestà del Vescovo diocesano, escluso ciò che non gli compete o per la natura della cosa o per il diritto stesso.

§2. L’Amministratore diocesano ottiene la relativa potestà dal momento in cui accetta l’elezione, senza bisogno di conferma da parte di alcuno, fermo restando quanto prescrive il can. 833, n. 4.

Can. 428 – §1. Mentre la sede è vacante non si proceda a innovazioni.

§2. A coloro che provvedono interinalmente al governo della diocesi è proibito compiere qualsiasi atto che possa arrecare pregiudizio alla diocesi o ai diritti episcopali; in modo speciale è proibito a loro e perciò a chiunque altro, sia personalmente, sia attraverso altri, di sottrarre o distruggere o modificare qualsiasi documento della curia diocesana.

Can. 429 – L’Amministratore diocesano è tenuto all’obbligo di risiedere nella diocesi e di applicare la Messa per il popolo, a norma del can. 388.

Can. 430 – §1. L’ufficio dell’Amministratore diocesano cessa con la presa di possesso della diocesi da parte del nuovo Vescovo.

§2. La rimozione dell’Amministratore diocesano è riservata alla Santa Sede; l’eventuale rinuncia deve essere presentata in forma autentica al collegio competente per la sua elezione, e non ha bisogno di essere accettata; in caso di rimozione, di rinuncia o di morte dell’Amministratore diocesano, ne venga eletto un altro, a norma del can. 421» (dal Codice di Diritto Canonico).

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Monsignor Miglio lascia Ivrea

scritto da il 25 febbraio 2012

Appena letto su laSentinella.it: «Monsignor Arrigo Miglio è il nuovo arcivescovo di Cagliari. La nomina dell’attuale vescovo di Ivrea alla guida della diocesi cagliaritana in sostituzione di mons. Giuseppe Mani, sarà annunciata domani in Cattedrale. (…) E’ probabile che l’ingresso nella nuova sede arcivescovile coinciderà col ventennale della sua consacrazione a vescovo, che cade il 25 aprile. Mons. Miglio compirà 70 anni nel prossimo mese di luglio.».

Secondo l’articolo, la notizia è stata data in anteprima da un giornalista ed è già stata rilanciata anche dall’Ansa. Al momento però, sui siti delle diocesi di Cagliari e Ivrea non compare ancora nulla.

Alcune voci già circolavano, anche perchè Monsignor Miglio fu nominato vescovo nel 1992 e fu assegnato, fino al 1999, alla guida della Diocesi di Iglesias. Solo l’altro sabato, un sacerdote di Iglesias, in visita a Ivrea, ricordava come Monsignor Arrigo dicesse “noi sardi”. E solo un sardo può essere arcivescovo di Cagliari.

grande silenzio e solitudine

scritto da il 23 aprile 2011

Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine.

Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano.

Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.

(da un’antica Omelia sul Sabato Santo)

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Sarebbe riduttivo riportare solo le parole di Tettamanzi sulla giustizia, perchè ieri l’arcivescovo di Milano ha toccato altri due punti molto forti: «Perché ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come ‘guerra’ le loro decisioni, le scelte e le azioni violente? (…) Perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei Paesi poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?».

Una sintonia con il vescovo di Ivrea, Arrigo Miglio, che ricordava come oggi si continui a vivere la Passione nelle acque del Mediterraneo e nei paesi in guerra.

La risposta, Tettamanzi la trova in Gesù come re «umile e mite, e insieme come il re che dona tutto se stesso per amore e che, proprio così, annuncia la pace». «Siamo allora chiamati a interrogarci sull’unica vera potenza che può realmente arricchire e fare grande la nostra vita, intessuta da tanti piccoli gesti. La vera potenza sta nell’umiltà, nel dono di sè, nello spirito di servizio, nella disponibilità piena a venerare la dignità di ogni nostro fratello e sorella in ogni età e condizione di vita».

 

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Nell’omelia di ieri, Domenica delle Palme, l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha posto questa domanda: «Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni?».

Ieri, a Milano, nel Duomo di Milano.

A Milano dove qualcuno, nelle stesse ore, sosteneva che la magistratura ce l’ha solo con lui, che povero non ha mai fatto niente di male.

Che combinazione!

 

5 miti sul nucleare

scritto da il 2 aprile 2011

Passati i primi giorni dal disastro di Fukushima, anche l’onda emotiva sul nucleare si è un po’ affievolita. O forse, nelle stanze dei bottoni, si è deciso che era meglio non parlarne più e distrarci puntando i riflettori sull’immigrato brutto e cattivo.

Ma il problema resta. L’altra sera ho potuto scambiare due parole con il mio vescovo, che sull’argomento nucleare ci ha detto: attenzione a mettere dei limiti alla scienza. Non una promozione e non una bocciatura; ma l’invito a non chiudersi a priori e a cercare le informazioni da fonti autorevoli in materia.

C’è bisogno di affrontare l’argomento informandosi e valutando. Alle parole del vescovo, penso si possano affiancare quelle di Michael A. Levi, il direttore del programma sulla sicurezza energetica e il cambiamento climatico del Council on Foreign Relations americano: in un articolo sul Washington Post, ha rivisto i 5 miti più diffusi sul nucleare:

1 – Il problema maggiore è la sicurezza.
La sicurezza è certamente un problema critico; ma correlato c’è il costo per costruire la centrale, mantenerla, proteggerla, trattare le scorie e smantellarla un giorno. Uno studio del MIT, realizzato nel 2009, è arrivato alla conclusione che l’energia prodotta, ammortizzando questi costi, è più cara del 30% di quella proveniente dal carbone e dal gas.
2 – Le centrali nucleari sono obiettivi facili per i terroristi.
Un attacco ben organizzato può avere effetti simili a quelli di Fukushima, ma non è facile superare i sistemi di controllo. Restano vulnerabili però le piscine, che contengono le barre di combustibile.
3 – I Democratici sono antinuclearisti, i Repubblicani favorevoli.
Gli ambientalisti hanno posizioni differenti sul nucleare, in confronto agli effetti più inquinanti del carbone e del gas. Questo punto in Italia, forse, non trova riscontro.
4 – Il nucleare assicura l’indipendenza energetica.
Il nucleare serve principalmente per l’elettricità. Non riduce l’impiego del petrolio per il trasporto, né riequilibra la bilancia energetica, finchè non si trovano i modi di soddisfare i bisogni di energia per la produzione industriale.
5 – Il progresso tecnologico può aumentare la sicurezza.
I reattori di Fukushima sono vecchi. Le prossime generazioni di reattori saranno più sicure. Ma eventi imprevedibili o mal controllati ci potranno sempre essere e tutte le forme di produzione energetica presentano pericoli: le dighe possono crollare, le piattaforme estrattive del petrolio possono affondare.

(la traduzione dei 5 punti è ripresa da iriospark)

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il ritorno della vecchietta!

scritto da il 22 febbraio 2011

Vi ricordate la nonnina che scippava i giovinastri?

Eccola che ritorna…

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Pasqua 2010: Cristo è risorto!

scritto da il 4 aprile 2010

«Pasqua è la festa dei macigni rotolati.

E’ la festa del terremoto.

La mattina di Pasqua le donne, giunte nell’orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro.

Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro.

E’ il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione del peccato.

Siamo tombe alienate.

Ognuno con il suo sigillo di morte.

Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo».

don Tonino Bello

Buona Pasqua!

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L’idea dei pellegrini davanti alla Sindone come se fossero a vedere Avatar, mi era sembrata quantomeno eccentrica.

Per fortuna al Cardinal Poletto proprio non è piaciuta.

E così ha stoppato l’editrice dei salesiani, ElleDiCi. Per fortuna c’è ancora chi mette dei paletti a certi elementi.

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don Carlo Chenis

scritto da il 24 marzo 2010

Già, il dipinto della cappella dei Salesiani…

Leggo e copio da Diego:

«Don Carlo Chenis, Salesiano, era nato a Torino nel 1954, aveva studiato filosofia e teologia, ma anche architettura e scienze artistiche, era docente di filosofia teoretica presso l’Università Salesiana di Roma e dal 1995 è stato Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e Membro della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Ma le sue tante esperienze lo avevano portato anche a essere parroco di frontiera a Roma, a Ponte Mammolo, in anni difficili, e a portare costantemente il suo sostegno pastorale nell’amata parrocchia di Borore, in provincia di Nuoro. Dal 2006 Vescovo ordinario della diocesi di Civitavecchia-Tarquinia era uno dei migliori amici che l’arte contemporanea avesse all’interno della Chiesa cattolica.

Ho potuto incontrarlo da prete solo in due occasioni: ma ricordo da ragazzo soprattutto gli anni di oratorio a Cuorgnè dove i salesiani andavano in gioiosa fibrillazione all’annuncio di una sua visita. Don Carlo Chenis, arriva don Carlo… E allora giù a spiegare a noi giovani il bellissimo dipinto nella cappella feriale dove si iniziava la scuola del mattino con la preghiera o la messa di classe: quel catechismo disegnato dove ogni dettaglio faceva emergere una passione per Cristo non comune e geniale.

Capita ancora, per fortuna, di incontrare persone di cui non si riesce a parlare male. Don Carlo era così: venerato dai suoi confratelli e superiori per il suo essere “semplicemente ma interamente salesiano”. Davanti alle varie crisi della Chiesa di questi tempi sono figure del genere che cancellano le delusioni per tante altre: sono sacerdoti come lui che fanno ancora sperare nella ricchezza interiore del popolo di Dio, che don Carlo sapeva comunicare anche con la ricerca e l’amore per il Bello: primo segno del Divino.

Don Bosco diceva ai suoi figli che “non si va in paradiso in carrozza” e che “ci riposeremo in Paradiso”. Sono frasi che con la sua passione e il suo lavoro don Chenis aveva reso la sua regola di vita e che ora, sono certo, sono le prime che il suo amato Padre gli ha detto accogliendolo nel Regno dei Cieli».

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Quaresima 2010

scritto da il 18 febbraio 2010

(…) C’è bisogno di vita nuova nell’ambito dell’avere, dell’uso dei beni materiali: economia e finanza, mercato e mondo del lavoro. Quasi tre anni di crisi economica, con ricadute sempre più pesanti sulla vita dei lavoratori, delle famiglie, dei giovani senza un vero lavoro, rendono quanto mai attuale il messaggio del Papa nell’enciclica Caritas in Veritate: il mondo dell’economia ha bisogno di un’etica solida, per non schiacciare l’uomo che è il primo vero capitale da difendere e per non distruggere l’economia stessa.

Fraternità, dono, gratuità devono perciò entrare e trovare posto nel complesso mondo economico(…).

La Vergine dell’Annunciazione e il suo sposo San Giuseppe, le due figure luminose che accompagnano il tempo della Quaresima, intercedano per noi e ci aiutino a fidarci sempre pienamente della Parola del Signore e del suo Amore fedele.

Ivrea, 17 febbraio 2010
Mercoledì delle Ceneri

+Arrigo Miglio
Vescovo

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Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 4 aprile.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.
Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 17 febbraio.
L’Ascensione del Signore, il 16 maggio.
La Pentecoste, il 23 maggio.
La prima domenica di Avvento, il 28 novembre.
Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli, dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.

A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli.
Amen.

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Immacolata dei Miracoli di Ivrea

scritto da il 8 dicembre 2009

Siamo a Torino nell’ottobre del 1859.

Il signor Alberto Pizio, rigattiere, aveva comprato, un quadro della Vergine Santissima della Concezione, affidato poi ad una sua conoscente.
Qualche tempo dopo, l’8 dicembre, recatosi a Porta Palazzo, al caffè Messina, egli s’incontrò con tre uomini
che l’attendevano per trattare la vendita di alcuni mobili.
L’affare pareva bene avviato e tutti si recarono a vedere il mobilio.
Il signor Pizio trasse dall’armadio il quadro della Madonna, ma questi signori, gli dissero: «Che vuole ancora
farne di questo?» Gli presero il quadro dalle mani e con una scure diedero un colpo sulla cornice che, nonostante
fosse fortificata da una lastra di ferro, andò a pezzi; dopo un secondo e un terzo colpo, la scure si spezzò in due,
ma l’immagine restò illesa.
Quando la scure si ruppe in due pezzi uno dei tre signori disse: «La Madonna ha fatto il miracolo!», ridendo presero
l’immagine e la gettarono sul fuoco, che poco prima erastato acceso. In un momento il quadro andò in fiamme e si
offrì agli occhi dei presenti un meraviglioso evento!

Il legno e la cornice del quadro ardevano, ma l’immagine della Vergine si faceva sempre più bella, allora Pizio vedendo un simile prodigio prese l’immagine e la posò, con tremore, sopra un tavolino.
Il rigattiere fu pregato di tenere il segreto sull’accaduto …
In quel medesimo giorno i coniugi Pizio, costretti dalla miseria, si erano recati dal Ministro dei Valdesi per iscriversi a quella religione.
Dopo più di un mese, il signor Alberto, rimproverato dalla consorte per non aver accettato i soccorsi dei Valdesi, giustificò il rifiuto, raccontandole il miracolo successo l’8 dicembre.
La moglie chiese di vedere l’immagine ed egli andò subito a prenderla.
Ella volendo essere testimone oculare del fatto prodigioso, mandò il figlio maggiore a comprare 10 centesimi di spirito, lo gettò sopra l’immagine e quindi sopra il fuoco, ma successe il medesimo prodigio dell’8 dicembre 1859.
Da quel momento i coniugi Pizio si convinsero di aver ricevuto un segno dal Cielo e decisero di chiedere consiglio a un sacerdote.

La domenica delle Palme andarono a Moncalieri e al primo sacerdote incontrato, raccontarono in breve il fatto.
Il sacerdote consigliò i due di «specchiarsi» nell’effigie della Vergine Santissima.
Il sacerdote poi suggerì di donare il quadro a qualche persona che potesse pregare per loro.
Il mercoledì santo i coniugi Pizio uscirono di casa tra le 20.00 e le 21.00 e decisero di regalare il quadro alla prima persona religiosa che avrebbero incontrato.
Quando giunsero all’angolo della via Conciatori [oggi Via Lagrange] e Via Borgo Nuovo [oggi Via Mazzini], due monache s’imbatterono nei coniugi e una di esse, Suor Vincenza Poé, urtò inavvertitamente la moglie del Pizio, la quale, da quel colpo provò tanta consolazione e commossa, rivolta al marito disse: «Ecco la religiosa a cui daremo il quadro della Santissima Concezione».

(tratto da www.laiciverniani.net)

Da quel giorno, 5 aprile 1860, il quadro viene conservato dalle Suore Verniane nel Tempio dell’Immacolata a Ivrea. E oggi si festeggia il 150° Anniversario con la partenza di una peregrinatio annuale.

ottobre: mese missionario

scritto da il 1 ottobre 2009

Oggi inizia il mese che la Chiesa dedica alle missioni.

E la Chiesa ci invita a ricordare Santa Teresa di Gesù Bambino: che visse i suoi 25 anni tra Alenon e Lisieux. Niente di più lontano dall’idea, quasi esotica, che spesso abbiamo della missione. Mistero che la Chiesa ci invita a meditare.

E, come ha fatto notare don Silvio stasera, non ci sarebbe potuto essere un Vangelo più azzeccato che quello della liturgia di oggi, per iniziare il mese Missionario:

«In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!?? (…)”». (Luca 10,2).