Il titolo del post dice già tutto: il vino biodinamico è un prodotto diverso da quello biologico.

Voi lo sapevate?

Io ho sempre sentito associare i due aggettivi in un calderone unico, quasi fossero sinonimi. Ma dopo aver letto l’intervista di Giuseppe Ferrua, un produttore biodinamico, su TuttoGreen, ho capito che le due tecniche non sono assolutamente assimilabili.

Le differenze non sono nelle pratiche enologiche, il vino rimane un prodotto della fermentazione dell’uva, ma nelle scelte in agricoltura: un vino biodinamico è un vino ottenuto da uve da agricoltura biodinamica.

Cos’è l’agricoltura biodinamica? Ce lo spiega Ferrua: «Attraverso l’agricoltura biodinamica riteniamo si esprimano al meglio le nostre piante. Grazie ad un occhio attento alle influenze astrologiche sulle piante e sul terreno si lavora per rimettere questi nella giusta inter-connessione. In vigna, o meglio in tutta l’azienda, a partire da un uso limitato e rispettoso dei trattori, a pratiche di semina di sovesci, bandita la chimica dei fitofarmaci, facciamo in modo che si ristabiliscano le giuste connessioni fra il cielo ed il terreno.

Si usano dei preparati che innescano processi di formazione dell’humus (il 500) e stimolatori delle funzioni della luce e del calore (il 501). Invece di combattere le malattie inneschiamo meccanismi per creare salute, ribaltando la logica dell’agricoltura industriale moderna la quale è lontanissima dal riconoscere quale sia la giusta valenza di un alimento. Un cibo che non sia semplicemente una lista di componenti minerali più o meno complessi ma un complesso organico di correnti e di flussi energetici che, come possono essere buoni e idonei a mantenerci sani possono essere altrettanto concausa di danni irreversibili per l’organismo».

E nell’agricoltura biologica questo non capita? «Nell’agricoltura biologica si ritiene la pianta un organismo da nutrire attraverso Sali minerali che, seppure abbiamo origine organica, rappresentano una forma naturale di agricoltura convenzionale, si dimentica che il nutrimento della pianta è in prevalenza da energia di fonte cosmica e che esiste una stretta relazione fra il cosmo e le piante».

Quindi: «Un vino Biologico può certamente essere naturale al 100% se si intende naturale senza aggiunte o manipolazioni. Certamente se si ritiene naturale non semplicemente una questione di ingredienti ma un prodotto coltivato e ottenuto secondo processi in stretta connessione con la natura, allora non si può definire naturale».

Agricoltura biodinamica e agricoltura biologica sono state definite a livello normativo. Per il vino la discussione sugli standard è ancora aperta.

 

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Supermario? Supercoglione!

scritto da il 28 marzo 2011

Da Mario Balotelli una dietro l’altra. Stando a quanto scrive The People, infatti, l’attaccante del Manchester City avrebbe lanciato delle freccette sui ragazzi delle giovanili da una finestra del centro sportivo di Carrington perchè, spiega il domenicale britannico, «si stava annoiando» (laStampa.it).

Se fanno giocare questo deficiente in nazionale, io tifo per gli altri. Fosse anche la finale del mondiale.

 

 

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divertiti con la sedia!

scritto da il 28 marzo 2011

Ecco come fare un break dalla solita routine durante una giornata di lavoro o di studio rimanendo comodi sulla propria sedia…

Acquistando infatti una confezione di Kit Kat si può giocare il codice sul sito www.haveabreak.it o via sms e vincere così una PalyStation 3 o un TV Sony BRAVIA 3D. Acquistando Kit Kat family, si può vincere inoltre un Home Theatre Blu- Ray.

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«La settimana bianca è sempre stata un cavallo di battaglia dell’esponente della giunta Cota. Così ieri il suo staff si è presentato alla Conferenza regionale per il diritto allo studio e ha presentato a sindacati, scuole e famiglie un calendario scolastico per certi versi rivoluzionario. (…) una novità: una settimana di riposo “extra”, tra il 12 e il 18 marzo, che le famiglie potranno sfruttare come vogliono, per esempio facendo una settimana bianca. (…) Ieri l’assessore all’Istruzione non era presente alla conferenza (…)» (da Repubblica.it).

Ma come, assessore Cirio, il tuo staff presenta una rivoluzione e tu non ci sei? Mica avevi paura delle domande?

Perchè io avrei voluto chiederti questo: gli insegnanti potranno fare questa settimana bianca? Così, tanto per sapere…

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Come se non fosse colpa sua, come se non fosse il suo governo ad aver stabilito quanto e dove tagliare, Berlusconi ha sbandierato il “ripristino” dei fondi per la cultura. Poi si è andato a nascondere…per la vergogna?

No! Per evitare di andare in parlamento a parlare della guerra in Libia.

Scrive Massimo Gramellini: «Mi inchino ammirato alla perfidia del governo, che finanzia i teatri lirici aumentando il prezzo della benzina. Gli intellettuali ostili non hanno sempre detto che la cultura è il nostro petrolio? E allora si tassi il petrolio degli altri per poter continuare ad attingere a quello metaforico, prodotto dalle viscere della storia patria. «Un piccolo sacrificio che tutti gli italiani saranno lieti di fare», ha suonato il flauto Gianni Letta. (…) I 236 milioni destinati a cultura e spettacolo (una miseria per un Paese che a cultura e spettacolo affida quel poco che resta della sua immagine nel mondo) era davvero indispensabile spillarli ai nostri carburatori?

L’accorpamento dei referendum alle elezioni amministrative di maggio avrebbe permesso, da solo, di recuperare ampiamente il maltolto. Aggiungerei al conto le auto blu e le scorte di statisti del calibro di Scilipoti. Per carità di Patria eviterò di ricordare quanto ci costi il volo di ogni Tornado sopra la Libia in fiamme (32 mila euro all’ora, comunque) (…)».

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La notte tra sabato 26 e domenica 27 marzo 2011 scatterà la cosiddetta ‘ora legale’: tutti i nostri orologi dovranno essere spostati avanti di un’ora, ufficialmente dalle ore 2 alle 3, un strano orario ma concordato per limitare i disagi legati ai mezzi di trasporto. Gli apparecchi elettronici, come i computer, invece, modificheranno l’orario in automatico. Ci si dovrà svegliare un’ora prima, insomma…ma farà buio più tardi la sera!
L’ora solare tornerà domenica 30 ottobre 2011.

Le origini dell’idea risalgono al 1784, quando l’inventore Benjamin Franklin pubblicò sul quotidiano francese Journal de Paris una serie di riflessioni che si basavano sul principio di risparmiare energia. Franklin non fece proseliti e solo oltre un secolo dopo, nel 1907, l’idea venne ripresa dal costruttore inglese William Willet.
A differenza di Franklin, questa volta l’idea trovò terreno fertile nel quadro delle esigenze economiche provocate dallo scoppio della Prima guerra mondiale. Nel 1916 la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera al cosiddetto British Summer Time, che comportava lo spostamento delle lancette un’ora in avanti durante l’estate. Molti altri paesi imitarono la Gran Bretagna poiché, in tempo di guerra, il risparmio energetico era una priorità.

In Italia, l’ora legale venne adottata per la prima volta nel 1916 e rimase in uso fino al 1920. Da allora fu abolita e ripristinata diverse volte tra il 1940 e il 1948 a causa della Seconda guerra mondiale. Infine venne infine adottata definitivamente con una legge del 1965, in un periodo in cui il fabbisogno energetico nel nostro paese aumentava incessantemente.
L’ora legale stabilita da tale legge durava quattro mesi, dalla fine di maggio alla fine di settembre; la durata fu estesa a sei mesi nel 1981, iniziando l’ultima domenica di marzo e terminando l’ultima di settembre. Un ulteriore prolungamento di un mese è stato adottato nel 1996, insieme con il resto dell’Europa: l’inizio rimane fissato all’ultima domenica di marzo mentre la fine è spostata all’ultima domenica di ottobre (fonte: Tuttogreen).

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MasterCard Amici

scritto da il 22 marzo 2011

Libri, dvd, fumetti, accessori, borse, scarpe, abiti, giocattoli e oggetti di culto per i nostalgici… Il web soddisfa ogni esigenza rappresentando una vera miniera di occasioni da cogliere. Che tu sia una fashion addicted, un modellista specializzato, o un amante di viaggi, con un semplice click e la tua carta di credito di fiducia, puoi avere sempre tutto a portata di mano.

E a voi cosa piace acquistare online?

Fate partire il video passandoci sopra con il mouse.

 

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“Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente” (da Rainews24).

Parole di Berlusconi a Torino, ieri 21 marzo 2011. Solidarietà tra dittatori.

Inutile contestarlo, chi ieri lo ha fatto è stato picchiato.

Adesso ci aspettiamo una riabilitazione di Hitler…

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L’abbiamo, l’ho attesa per settimane la no-fly zone nei confronti della Libia.

Mi ero chiesto se gli interessi economici erano così forti da far preferire Gheddafi agli insorti, neo-risorgimentali, libici.

Alla fine è arrivata. Ma non è quello che mi aspettavo.

Se cercate una definizione di no-fly zone ne troverete diverse; io non ne ho trovata nessuna “ufficiale” ma definizioni tendenzialmente tutte simili. Wikipedia scrive «Una zona d’esclusione aerea (in inglese No-fly zone, acronimo: NFZ) è un territorio sul quale vige il divieto di volare. Tali zone vengono di solito dichiarate in un contesto di controllo militare degli spazi aerei per delimitare una zona demilitarizzata del cielo».

Il dizionario online Hoepli è più stringato: «in aree di guerra, spazio aereo interdetto ai voli non autorizzati», ma la sostanza non cambia.

Le definizioni rimandano a una risoluzione dell’ONU, la 688, emessa nel 1992 per l’Iraq di Saddam. Risoluzione che, secondo alcuni, non menzionerebbe neppure la no-fly zone. La chiarezza è il punto forte della diplomazia ONU!

Oggi però parliamo della Libia del 2011. Per la quale è stata approvata la risoluzione 1973.

La no-fly zone avrebbe dovuto essere approvata un mese fa: quando gli insorti avevano praticamente conquistato, o meglio: liberato, il loro paese. Avevano bisogno di essere protetti e non lo abbiamo fatto.

Approvarlo ora fa sentire la puzza di neocolonialismo.

Un mese fa avrebbe risparmiato vite umane, oggi no.

Nessuno è così ingenuo da pensare che una no-fly zone voglia dire sorrisi, baci e abbracci: era chiaro che, una volta istituita, si sarebbe dovuto farla rispettare anche con azioni militari e quindi azioni potenzialmente mortifere.

Istituita la no-fly zone, chi non l’avrebbe rispettata sarebbe stato abbattuto. Ucciso.

Ma questo non vuol dire bombardare preventivamente ciò che si vuole.

La risoluzione 1973, secondo Wikipedia:

* chiede l’istituzione immediata di una tregua e la fine completa delle violenze e degli attacchi ai danni dei civili;
* impone una zona di divieto di sorvolo sopra i cieli libici;
* autorizza tutti i mezzi necessari a proteggere i civili e le aree popolate da civili, ad esclusione di qualsiasi azione che comporti la presenza di una “forza occupante”;
* rafforza l’embargo sulle armi e in particolare l’azione contro i mercenari, consentendo ispezioni forzate in “porti e aeroporti, in alto mare, su navi e aerei”;
* impone la proibizione di tutti i voli commerciali libici per fermare l’afflusso di denaro nelle casse del dittatore o l’arrivo di nuovi mercenari;
* impone il congelamento dei beni e delle proprietà delle autorità libiche e ribadisce che le attività di queste ultime dovrebbero essere indirizzate a beneficio del popolo libico;
* estende alcuni punti della Risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad un certo numero di altri individui ed entità libiche;
* istituisce una commissione di esperti per monitorare e promuovere l’applicazione delle sanzioni.

Siamo ben lontani da ciò che oggi capita in Libia. No-fly zone non voleva dire guerra per accaparrarsi il petrolio libico!

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Siete anche voi tra i consumatori di cialde per il caffè? Perchè le usate?

Perchè il caffè che “producono” è buono? Qualche volta si, tante volte no. Però sono sempre molto comode: pronte all’uso, veloci, ti garantiscono un prodotto dal gusto costante e non sporcano. Le usi e le butti.

Le butti…dove?

Non nell’organico, seppure contengano caffè, perchè c’è anche la plastica o altri materiali. Ma neanche nel riciclaggio della plastica, sempre per lo stesso motivo: contengono altro. Così finiscono nell’indifferenziato.

E inquinano. Tanto!

Tra l’altro, se provate ad aprirle come ho fatto io, vedrete che di materiale organico, che speriamo sia caffè, ce n’è solitamente ben poco: questo dovrebbe farci dubitare sull’effettiva bontà del prodotto finale.

Se anche voi vi siete posti il problema di come riciclare le cialde usate, vi farà piacere sapere che qualcosa si sta muovendo: «si è aperto un tavolo di discussione tra Associazione dei Comuni virtuosi, Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori, Innovation Center della Lavazza e Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari settore del caffè.

La nascita di questo tavolo di lavoro ha come obiettivo quello di tracciare la strada ad una corretta gestione dello smaltimento delle cialde del caffè. La buona volontà delle parti interessate è senz’altro un buon punto di inizio, ma occorre fare in fretta, per porre rimedio ad una chiara falla nel sistema» (TuttoGreen).

Bisognerebbe ancora fare una distinzione: quelle realmente inquinanti sono le capsule, mentre le cialde, confezionate in carta, sono totalmente riciclabili nell’organico. Se, nell’attesa che il tavolo di discussione arrivi a qualche decisione utile, vogliamo iniziare a promuovere una buona pratica, iniziamo almeno ad abbandonare le capsule; magari dirigendoci verso cialde del Commercio Equo e Solidale.

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150 Buongiorno Italia

scritto da il 17 marzo 2011

di Massimo Gramellini:

Come tanti torinesi in questa giornata di festa, passeggio sotto i portici imbandierati del centro levandomi il cappello ogni volta che qualcuno mi saluta: «Cerea». Cerea. Anzi… buongiorno!». Oggi si parla italiano. Perché oggi sulla Gazzetta Ufficiale del Regno è nata l’Italia e, comunque la pensiate, è una gran cosa. Una cosa fatta da noi. Già, noi. Una minoranza di entusiasti. Ma sono le minoranze di entusiasti a fare la storia, per poi imporla ai pigri e agli scettici come epica collettiva. Davanti a Palazzo Carignano bivacca un gruppo di patrioti lombardi che cantano Mameli a squarciagola. Soltanto uno rimane in silenzio: «Perché tu non canti, Trota?» lo apostrofa un bergamasco. «Perché son federalista». «E alura? Gli americani sono più federalisti di te. Però quando parte l’inno nazionale si mettono la mano sul cuore! Te capì?».

Uno stormo di tonache svolazza sul selciato, lanciando anatemi contro il misfatto appena compiuto da quella banda di massoni: unire l’Italia contro la volontà del Santo Padre! Svoltano l’angolo, ma uno dei pretini torna indietro, lanciando occhiate furtive. Quando è sicuro che i confratelli non lo vedono, estrae dalla tonaca un fazzolettone tricolore e lo sventola in direzione dei ragazzi lombardi. Poi lo rimette in tasca, si fa il segno della croce e fugge via. Fosse un profeta direbbe: «Fra un secolo e mezzo persino il Papa la penserà come me». Invece è solo un povero diavolo innamorato dell’Italia, nonostante tutto. Come tanti italiani in questa benedetta domenica 17 marzo 1861.

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In abbinamento a: polpo con fagioli dell’occhio, bresaola, salame della cascina dell’Allaas, ‘nduja calabra, polenta di pignoletto rosso e giallo & merluzzo, spezzatino in bianco di pollo e maiale, torta 900.

Abbiamo bevuto:
– Refrain di 4000mètres vins d’altitude
– Chambave Muscat 2005 di La Crotta di Vegneron
– Verduno Pelaverga 2008 di Comm. G. B. Burlotto
– Barbaresco 2004 bric mentina di La Ca’ Növa
– Carema Riserva 2002 della Cantina dei produttori nebbiolo di Carema
– Moscato d’Asti 2010 di Cantina Sant’Evasio.

Per esattezza: il Carema è stato aperto un paio di ore prima ma presentata puzze non piacevoli. Perciò è stato solo assaggiato e rimandato al giorno dopo, quando si è presentato decisamente meglio.

Perchè ve lo scrivo? Sadico piacere!!!

 

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Centro Gravità Permanente

scritto da il 16 marzo 2011

Oltre 500 metri quadrati di pareti attrezzate, opportunità di tracciare passaggi fino ai massimi gradi di difficoltà, sistemi tecnologici per valutare scientificamente le caratteristiche dei climbers: ecco il Centro Gravità Permanente, laboratorio di studio e sperimentazione dove scienza e tecnologia mettono a disposizione i loro migliori ritrovati a supporto dell’arrampicata sportiva (Ufficio Stampa della Provincia di Trento).

Centro Gravità Permanente – Rovereto from Massimo Sozzi on Vimeo.

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Tre sospettati con tre moventi… un uomo disperato… un paio di scarpe misteriosamente scomparse… l’investigatore Gallo indaga.


Dopo il video di presentazione, parte con questa puntata il concorso “Un caso per l’investigatore Gallo”: metti alla prova l’abilità dell’Investigatore Gallo; proponici un caso da risolvere e se sarai il vincitore, l’Investigatore ti premierà con 500 euro!

Potrai inoltre partecipare alle riprese del tuo caso!

l’Unità negli spaghetti

scritto da il 15 marzo 2011

Se c’è qualcosa che riesce ad unire gli italiani è sicuramente la tavola.

E tra i tanti piatti che ci accomunano dalle Alpi allo Stretto, troviamo sicuramente gli spaghetti: una produzione che divenne industriale proprio negli anni del Risorgimento!

«C’è chi dice che li abbia portati dalla Cina Marco Polo e chi sostiene che in Sicilia li mangiassero già un secolo prima. Pare che Leonardo da Vinci avesse anche inventato una macchina per farli. Sta di fatto che il boom dell’industria delle paste alimentari secche si ha a cavallo dell’Unità d’Italia, quando da un lato se ne diffonde il consumo in tutto il Paese e dall’altro ci sono mugnai e negozianti che fanno il salto nella produzione industriale.

Tra i tanti nomi basti ricordare l’ingegnere Vincenzo Agnesi, che fonda il suo pastificio a Imperia nel 1824, Pietro Barilla, che apre il primo negozio a Parma nel 1877, o Filippo De Cecco che nel 1886 trasforma il molino di famiglia a Fara San Martino in Abruzzo.

Senza dimenticare ovviamente i pastai di Gragnano, piccolo centro alle porte di Napoli che si può ritenere a tutti gli effetti la vera capitale degli spaghetti. Il loro segreto dicono stia nell’acqua, altri sostengono che invece è nell’aria dove vengono essiccati (…)» (Rocco Moliterni).

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