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Cost for generic wellbutrin up to 20 days, a much lower cost than brand name, and it's actually worth the shorter duration, given reduced risk of side effects." On the plus side, study found that the generic drug did not show an increased risk of death or stroke. The patients taking generic, however, had slightly reduced quality of life, according to the study. However, it was not clear if the patient populations were representative of the general population. "There is substantial heterogeneity in the medical and pharmacologic treatment response to wellbutrin in the adult population," authors wrote. The study authors noted that a different type of comparison would be required before drawing conclusions about the impact of generic drug substitution on health-care costs. In a statement, Dr. Richard Klabunde, chair of internal medicine at the University of Pittsburgh Medical Center, noted that "as always, the most important objective of any research study is to answer a question-not draw conclusions." However, he acknowledged that there were some limitations to the study. If the findings were validated by How much does wellbutrin cost in canada additional studies, Klabunde said that "if these results were used widely across the country, it could provide a much cost-effective way for more patients to be treated. It would also save the health care system a great deal of money by reducing the number of patients who need to be treated with the drugs." In a separate report published last week, researchers presented evidence that generic drugs such as Wellbutrin XL did not reduce cardiovascular risk factors. The study analyzed relationship between use of generic drugs and risk factors such as cardiovascular function, blood pressure and glucose with or without diabetes high cholesterol. They considered both single-agent and combination medications. Researchers from the University of Illinois reported that when compared to their counterparts who used a brand name medication, patients who used generic drugs had less elevated systolic and diastolic blood pressure, a lower risk of high blood sugar and a lower prevalence of metabolic syndrome.

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laRepubblica.it

 

Ieri il consiglio dei ministri ha presentato un emendamento con cui stoppa la realizzazione delle 4 centrali nucleari, previste e sbandierate fin dalla campagna elettorale.

L’emendamento verrà votato oggi al Senato, dove la maggioranza non ha problemi di numeri.

Tutto qui? I più penseranno: finalmente hanno capito che gli italiani, come già avevano detto con il referendum del 1987, il nucleare non lo vogliono.

Il pensiero è giusto a metà: quello che la maggioranza, ovvero il suo duce, Silvio Berlusconi, non vuole è il referendum.

Quelli del 12 e 13 giugno 2011, quando gli italiani sono chiamati ad esprimersi su nucleare, privatizzazione dell’acqua e, soprattutto, legittimo impedimento.

Il nucleare sicuramente aiuterebbe a far smuovere gli italiani per raggiungere il quorum. Allora lo blocchiamo.

Fino a dopo l’estate, perchè lo stesso emendamento rimanda a dopo l’estate le decisioni in materia energetica. E il nucleare è anche materia energetica. Capita la doppia fregatura?

 

ps: abrogare il legittimo impedimento è fondamentale, sarebbe un dispiacere per Berlusconi ma, sono sicuro, anche per D’Alema…

 

Commenti disabilitati su stop al nucleare o stop al referendum?

5 miti sul nucleare

scritto da il 2 aprile 2011

Passati i primi giorni dal disastro di Fukushima, anche l’onda emotiva sul nucleare si è un po’ affievolita. O forse, nelle stanze dei bottoni, si è deciso che era meglio non parlarne più e distrarci puntando i riflettori sull’immigrato brutto e cattivo.

Ma il problema resta. L’altra sera ho potuto scambiare due parole con il mio vescovo, che sull’argomento nucleare ci ha detto: attenzione a mettere dei limiti alla scienza. Non una promozione e non una bocciatura; ma l’invito a non chiudersi a priori e a cercare le informazioni da fonti autorevoli in materia.

C’è bisogno di affrontare l’argomento informandosi e valutando. Alle parole del vescovo, penso si possano affiancare quelle di Michael A. Levi, il direttore del programma sulla sicurezza energetica e il cambiamento climatico del Council on Foreign Relations americano: in un articolo sul Washington Post, ha rivisto i 5 miti più diffusi sul nucleare:

1 – Il problema maggiore è la sicurezza.
La sicurezza è certamente un problema critico; ma correlato c’è il costo per costruire la centrale, mantenerla, proteggerla, trattare le scorie e smantellarla un giorno. Uno studio del MIT, realizzato nel 2009, è arrivato alla conclusione che l’energia prodotta, ammortizzando questi costi, è più cara del 30% di quella proveniente dal carbone e dal gas.
2 – Le centrali nucleari sono obiettivi facili per i terroristi.
Un attacco ben organizzato può avere effetti simili a quelli di Fukushima, ma non è facile superare i sistemi di controllo. Restano vulnerabili però le piscine, che contengono le barre di combustibile.
3 – I Democratici sono antinuclearisti, i Repubblicani favorevoli.
Gli ambientalisti hanno posizioni differenti sul nucleare, in confronto agli effetti più inquinanti del carbone e del gas. Questo punto in Italia, forse, non trova riscontro.
4 – Il nucleare assicura l’indipendenza energetica.
Il nucleare serve principalmente per l’elettricità. Non riduce l’impiego del petrolio per il trasporto, né riequilibra la bilancia energetica, finchè non si trovano i modi di soddisfare i bisogni di energia per la produzione industriale.
5 – Il progresso tecnologico può aumentare la sicurezza.
I reattori di Fukushima sono vecchi. Le prossime generazioni di reattori saranno più sicure. Ma eventi imprevedibili o mal controllati ci potranno sempre essere e tutte le forme di produzione energetica presentano pericoli: le dighe possono crollare, le piattaforme estrattive del petrolio possono affondare.

(la traduzione dei 5 punti è ripresa da iriospark)

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sensibilità sul nucleare

scritto da il 25 febbraio 2009

Il governo dice che la sensibilità degli italiani, che avevano scelto con il referendum di non avere il nucleare, è cambiata dal 1987 ad oggi.

E così firma patti con il napoleonico Sarkozy.

Posso anche crederci che la sensibilità degli italiani sia cambiata. Ma visto che l’effetto del referendum è ancora giuridicamente valido, sarebbe cosa gradita chiedere conferma agli italiani di questo cambiamento.

Così si usa in democrazia. Così si USAVA in Italia.

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USA via dal nucleare

scritto da il 23 maggio 2008

Ieri sera sul Tg3 della notte è andato in onda un servizio bello e interessante della bravissima Giovanna Botteri.

La giornalista ha spiegato e raccontato come gli USA abbiano da tempo abbandonato la via nucleare. Non per motivi ideologici (sono pur sempre gli USA!) ma per motivi economici.

Mentre, per tutto il giorno, i vari tg hanno dato ampio risalto alle parole del ministro Scajola. Che promette centrali di nuova generazione… peccato che gli studi per queste siano ancora in alto mare!