non urlate sull’eutanasia…

Scritto da il 26 settembre 2006

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Chissà se, nel grande caos che si sta scatenando, qualcuno proverà ad accostarsi a un malato terminale, a una persona che non riesce più a tirare avanti eppure ogni mattina si risveglia, e che ha un’idea differente dalla sua per provare a dialogare… Da una parte e dall’altra penso che si cercherà più il rifugio nelle proprie personali convinzioni, attenti solo ad accusare con enfasi l’altra parte. Difficilmente il laico progressista affronterà la persona che pur soffrendo riconosce e ama la sacralità della vita. E difficilmente il credente proibizionista andrà a trovare un Uomo ridotto a vegetale…
Io, per mia grande fortuna, non mi sono mai trovato in una situazione di “vita-non-vita”. E se ti dovesse capitare? Beh, spero di non essere da solo, e poi spero di aver la lucidità sufficiente per leggere la situazione senza troppi errori.

Perchè non possiamo lanciare un’idea così grande ed esigere che sia valida per tutti! Chi, da ammalato, invoca (o chi rifiuta) l’eutanasia lo fa con alle spalle una sua storia, una serie di esperienze fisiche e mentali, con ricadute nel suo modo di vedere la vita oggi e vederla nel futuro. Lo fa con un bagaglio di risorse e difficoltà fisiche e anche materiali. Proponiamo la nostra idea ma senza urlarla, perchè ci sarà sempre qualcuno che ha più diritto di no di urlare. E lasciamo sempre lo spazio pe ascoltare l’idea altrui…

Infine, se mi posso permettere, ho una domanda: fino a che punto è lecito costringere un corpo a vivere? Non è lecita l’eutanasia procurata con un’iniezione, ma quanto è lecito usare macchine per costringere un uomo a non morire? Non si sfiora abbondantemente l’accanimento terapeutico?

3 Commenti per “non urlate sull’eutanasia…”

  1. daniele scrive:
    28 settembre 2006 at 11:35

    Ciao Massimo! Come state?
    Noi bene, anche se tornare a lavorare per il sttoscritto è stata dura assai. Questa settmana, oltretutto, faccio il pomeriggio/sera…

    Molto bello questo post, che condivido in pieno.
    E’ il tema delicatissimo di non limitarsi a tutelare e difendere la vita, ma – in taluni casi – difendere e tutelare la morte, suo naturale complemento.
    Difendere a tutti i costi la vita. Che però non è la stessa cosa di “costringere a tutti i costi alla vita”. E i confini, quando sono labili, non abbiamo occhiali univoci per vederli.

  2. Marjiuano scrive:
    11 luglio 2008 at 15:26

    Ciao Massimo,
    Il tema sollevato è a dir poco interessante e a dir poco difficile da trattare, visto che ne la scienza e ne la filosofia possono dare una definizione di vita. Mi chiedo per cui la chiesa ( che non guarda mai a casa sua ma, come sappiamo, ha il vizio di mirare dall’alto e sparare da un pulpito sulle persone) come possa fare a parlare di giustizia e di eutanasia. Su che basi sono le loro dichiarazioni? Cosi come le dichiarazioni di tutti i politici che si sentono presi in causa e buttano li, continuamente, le loro frasette di circostanza, senza mai poter fornire la giusta soluzione e non perchè sono scemi ma proprio per quella mancanza di definizione.

    Io voglio dire questo, forse in modo cinico, ma non penso ci sia altro modo per decidere.
    La vita è vita quando vale la pena di viverla e ridotto a vegetale, non vale la pena. Almeno io sono sicuro di non volerla, indipendentemente da religione o laicità, una situazione di quel genere mi spaventerebbe a tal punto da preferire il non essere niente.

  3. massimo.sozzi scrive:
    12 luglio 2008 at 10:12

    Ciao Marjiuano, è un post vecchiotto questo ma forse è tornato (purtroppo) un po’ di attualità.
    Io continuo a pensarla come ciò che ho scritto quasi 2 anni fa: non urliamo e ascoltiamo con rispetto.
    Se mi permetti, senza andare fuori dall’argomento che è l’eutanasia, vorrei aggiungere che la Chiesa non è il male assoluto (o per altri la panacea) a cui fare sempre riferimento. Ci sono posizioni che danno fastidio anche a me, che mi ritengo in comunione con la Chiesa, ma alla fine quanto influisce veramente, soprattutto nella nostra vita privata, il magistero? Penso poco.
    Ciao!
    Massimo