Si svolgeranno stamattina, nella cappella dell’Ospedale Mauriziano a Torino, i funerali di Lia Varesio.

Nel 1980 un amico era morto di freddo, rannicchiato su stracci e cartoni nel centro storico. Si chiamava Bartolomeo e fu questo il nome che diede all’associazione da lei creata, la Bartolomeo & C. «È questa l’occasione – raccontava – che ci ha fatto maturare la scelta, fino a quel momento incerta e disorientata, di offrire compagni ed accoglienza a chi ne ha bisogno. Sono molte le tragiche realtà della vita metropolitana con cui veniamo a contatto: gente scappata di casa, dimessi da ospedali psichiatrici, tossicodipendenti, ex carcerati».

Ricorda Pier Luigi Dovis, direttore della Caritas torinese: «Anche a lei non era sfuggito il crescente divario sociale. La scorsa estate, nella città svuotata dalle vacanze, mi aveva telefonato: ’sono sola, viene da me sempre più gente che manifesta con rabbia il proprio disagio. Nella società c’è qualcosa che non funziona, mi aveva detto» (su LaStampa.it e TorinoClick).

Quella che segue è la lettera aperta inviata da Anita a Giuliano Ferrara. E’ già stata pubblicata su alcuni giornali, ma ha preso il via dal blog di Anita. Lì trovate anche i commenti, pugni nello stomaco quanto la lettera.

Continuo ad essere contrario all’aborto. Ma continuo a pensare a quella di Ferrara come inutile campagna auto-pubblicitaria, per di più costruita sulla sofferenza altrui.

Poi, di fronte a persone come Anita, possiamo solo fare silenzio.

«16 Febbraio 2008 alle 19:53:02

Lettera aperta a Giuliano Ferrara…

Io sono il feto malato….
Mi chiamo Anita ho 18 anni e sono un ex feto malato…ora sono una ragazza “malataâ€??,ho una malattia neuromuscolare,in inglese SMA,molto simile alla sclerosi laterale amiotrofica , solo che la Sma colpisce i bambini. Si divide in tre forme la prima ossia la più grave impedisce quasi ogni movimento e si manifesta nei primi mesi di vita del bambino e colpisce anche l’apparato respiratorio e spesso provoca la morte entro i primi anni di vita,la seconda (della quale sono affetta io) si manifesta entro l’anno di vita e impedisce di camminare e porta alla scogliosi e anch’essa colpisce l’apparato respiratorio e porta all’utilizzo di un respiratore durante la notte e fin dai primi anni di vita all’utilizzo di una carrozzina elettrica,la terza è la meno grave ma porta comunque negli anni all’utilizzo della carrozzina. E’ una malattia genetica rara è quindi non rientra nelle patologie che vengono sottoposte al controllo prima della nascita, a meno che non ci siano casi in famiglia.Suppongo che la domanda sorga spontanea…sono contenta di essere nata? Ovviamente si, sono fiera di ciò che sono, amo la mia vita con tutte le sue difficoltà,vivo una vita piena molto più piena di quanto si possa immaginare,ho una famiglia stupenda che mi ha voluta,che quando ha saputo delle mia malattia ha avuto un primo momento di sconforto poi si è rimboccata le maniche e mi ha cresciuto normalmente come tutti gli altri bambini…Ora mi crescono come una ragazza “normaleâ€??(esiste la normalità?)…Nella mia vita sono passata da tante situazioni, dai reparti di neurologia pediatrica alle rianimazioni…ai convegni sulla mia malattia,che sono dei raduni carichi di speranza,di dolore, di gioia di vivere….Ho visto genitori straziati dal dolore di aver perso un figlio,tanto velocemente e con tante sofferenze…ho visto bimbi di 2 anni su una carrozzina attaccati ad un respiratore impossibilitati a muoversi dalla testa ai piedi,eppure carichi di vita, ne ho visti altri con lo sguardo stanco…Chi si batte tanto  a parlare di vita, di diritto alla vita, temo che ne sappia ben poco del vero valore di questa parola, forse parliamo tanto di diritto alla vita di questi tempi perchè ci sembra di vivere passivamente e allora ci battiamo più che per il diritto di vita degli altri per riaccendere la nostra volontà di vivere.Qualcuno potrebbe dirmi “se tua madre avesse saputo della tua malattia tu non saresti nataâ€??, si è vero, mia madre avrebbe avuto il difficilissimo e dolorosissimo compito di scegliere se perdere un figlio o metterlo al mondo anche se malato… Bene mia madre dopo aver avuto me ha provato a darmi un fratellino e ha fatto tutti gli esami ed è risultato che anch’esso era malato…potete immaginare la tragedia interna di mia madre… abortire e perdere un figlio e in un certo senso rinnegarmi o mettere al mondo un bimbo malato (senza sapere quale forma di malattia potesse avere)…. bene mia madre da donna,da madre, ha preso la decisione più giusta….ossia abortire…E’ forse stata un mostro? un’ assassina? o forse è stata coraggiosa,saggia, e ha evitato di mettere al mondo un bimbo destinato a soffrire….Ognuno la può interpretare come vuole…ma è proprio questo il punto, la libertà. Per libertà non intendo poter fare ciò che si vuole (come spesso viene interpretata la libertà) ma essere liberi di poter compiere una scelta,dolorosa in qualsiasi caso, di non sentirsi dei mostri se si compie uno o l’altra scelta. Dio stesso ha fornito all’uomo il libero arbitrio… Concludo   rivolgendomi direttamente a lei signor. Ferrara, io personalmente trovo la sua “lista-crociataâ€?? anti-abortista del tutto fuori posto, trovo decisamente inadeguato usare un tema così delicato e che tocca così profondamente e personalmente milioni di donne e di uomini, come campagna elettorale. Lei ha messo sullo stesso piano la moratoria sulla pena di morte e l’aborto, trovo difficile comprendere questa comparazione,visto che nel caso della moratoria sulla pena di morte si parla di evitare che persone adulte che hanno compiuto un crimine atroce, e già per questo hanno perso la loro umanità,vengano uccise, per evitare che anche la giustizia si disumanizzi, mentre nel caso dell’aborto parliamo di donne che si trovano davanti a un bivio atroce e non hanno nessuna colpa se non quella di cercare il meglio per sè e per i propri figli…Finisco dicendole che se per lei abortire è come compiere un’omicidio…bene…sono fiera che mia madre sia un’assassina. Cordiali saluti

                          Anita Pallara 18 anni ex feto malato».

in memoria di Giovanni Pezzulo

scritto da il 15 febbraio 2008

Il maresciallo Giovanni Pezzulo stava distribuendo viveri e medicinali alla popolazione civile afgana. E’ stato ucciso il 13 febbraio 2008.

La moglie Maria e la figlia Giusy hanno chiesto di ricordarlo con una bandiera italiana alla finestra.

Noi vogliamo essere loro vicini. Riposa in pace primo maresciallo!

Grazie Signor Biagi!

scritto da il 6 novembre 2007

…è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità che restare al prezzo di certi patteggiamenti…

…ci sono dei momenti in cui si ha il dovere di non piacere a qualcuno…

…mia madre, terza elementare, mi diceva: “mai dire bugie”. Ho sempre cercato e cercherò di darle ancora retta…

Enzo Biagi (9/8/1920 – 6/11/2007)

Riposa in pace…

(foto tratte da LaStampa.it)

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Big Luciano

scritto da il 6 settembre 2007

Non sono mai stato un estimatore di Pavarotti. Forse, anzi sicuramente, più per la mia personale ignoranza. La sua persona non mi hai ispirato simpatia, anzi forse più un sentimento di antipatia. E ancora qualche giorno fa, quando gli è stato conferito l’ultimo riconoscimento, ho pensato a lui come all’evasore…

Che sbaglio!

Che differenza dagli evasori ignoranti di oggi. E che vergogna adesso, dopo aver rivisto com’erano andate le cose, pensare di averlo avvicinato a un Rossi qualunque. Speriamo che Big Luciano mi perdoni, magari con il suo sorriso pensieroso, da artista, ma anche da uomo, da uomo profondamente attaccato a questa terra.

Oggi l’ho scoperto. Oggi è tardi.

Eppure, mentre la sua Modena e il mondo intero, dagli Usa all’Arabia, passando dalla Cina, lo piange; mentre al cambio della guardia a Londra suonano il “Nessun Dorma” in suo onore; mentre la Francia lo onora pubblicamente per prima; l’Italia apre i suoi telegiornali ma per non più di dieci minuti. Anzi, per molto di meno.

Forse perchè Big Luciano in tante sue interviste riconosceva di non essersi fatto da solo, ma ringraziava Colui che gli ha donato la voce. Una posizione fastidiosa, da sinistra a destra. Scusaci Maestro e riposa in pace!

12 ottobre 1935 – 6 settembre 2007

 

Il 26 agosto del 2004, poco dopo le 23, Al Jazeera comunica di aver ricevuto un video con le immagini della barbara esecuzione di Enzo Baldoni, giornalista freelance sequestrato il 20 agosto in Iraq dalle Armate Islamiche, un’organizzazione fondamentalista musulmana legata ad Al-Qaeda.

Ad oggi il suo corpo non è ancora stato restituito alla famiglia.

Enzo Baldoni fu uno dei primi italiani a usare un blog (bloghdad.splinder.com), mentre le sue inchieste le possiamo ancora leggere sul sito della società di copywriter Le Balene che aveva fondato. Perchè come hanno scritto:

“Non c’è niente da fare: quando uno è ficcanaso, è ficcanaso. E’ insopprimibilmente curioso, gli interessano i lebbrosi, quelli che vivono nelle fogne, i guerriglieri. E poi non gli basta fare il pubblicitario, deve occuparsi anche di critica di fumetti, di traduzioni, di temi civili e perfino di robbe un sacco zen. Ma soprattutto di ficcare il naso dove i governi non vorrebbero: dal Chiapas alle fogne di Bucarest, dallo sterminio dei Karen birmani ai massacri di Timor Est, dal lebbrosario di Kalaupapa ai dissidenti cubani fino alle montagne della Colombia dove si annida il più potente esercito guerrigliero del mondo: le FARC”

Salire tutti i 14 ottomila è una meta impegnativa; personalmente mi ero prefissato di raggiungere questo obiettivo e, dopo 14 anni di fatiche, sacrifici e tanti momenti di vita quotidiana della mia famiglia persi, ci sono riuscito.
A questo punto, la domanda che molti giornalisti mi hanno posto in questi ultimi due giorni e che io stesso mi sono posto è: “E adesso che cosa farai?�?
In verità, un altro sogno ce l’avrei: imparare a suonare il sassofono come Sonny Rollins. Credo però che continuerò a fare il “pestaneve�?; sono certo che non passerà molto tempo prima che trovi un qualche espediente per giustificarmi con i miei famigliari e tornare in Himalaya. Sì, insomma, il lupo perde il pelo, ma non il vizio!

“Gnaro

Silvio Gnaro Mondinelli, piemontese d’adozione, è rientrato ieri in Italia. Il 12 luglio scorso aveva raggiunto la vetta del Broad Peak (8047 m), diventando così il secondo italiano, e il sesto uomo al mondo, a salire tutti e quattordici gli 8000 senza ossigeno.

Un anno fa ci solo volute almeno 11 persone per vincere il mondiale, lui è da solo. Chissà se gli daranno lo stesso premio?!

Se vi capita fate un giro sul suo sito www.gnaromondinelli.it perchè al mondo esiste ancora chi è capace di grandi imprese!

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in memoria di Luigi Meneghello

scritto da il 27 giugno 2007

Â?«Ci sono due strati nella personalità di un uomo; sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino; sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste della parole in dialetto. Quando se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a catena, che è difficile spiegare a chi non ha il dialetto. C’è un nocciolo indistruttibile di materia apprehended, (…)»

da Libera nos a malo di Luigi Meneghello (1922-26 giugno 2007)

dottor Camilleri…

scritto da il 4 maggio 2007

Ieri, l’Università dell’Aquila, ha consegnato la laurea honoris causa in Psicologia Applicata all’analisi crimanale, Clinica e della Salute ad Andrea Camilleri. Conosciuto al grande pubblico “solo” come papà del celebre commissario Montalbano, Andrea Camilleri è Regista, autore teatrale e televisivo, ha scritto saggi sullo spettacolo. Sin dal ’49 lavora come regista e sceneggiatore; legando il suo nome alle piu’ note produzioni poliziesche della tv italiana: quelle che con il commissario Maigret.

Troppo spesso le lauree honoris causa sono diventate solo un mezzo di pubblicità per gli atenei che le conferiscono. Ma se avete letto anche solo un romanzo del sommo Camilleri, non potete che concordare che questa laurea se la merita!

Congratulazioni Dottor Camilleri!

 

«Quann’era picciliddro, una volta sò patre, per babbiarlo, gli aveva contato che la luna ‘n cielu era fatta di carta. E lui, che aviva sempre fiducia in quello che il patre gli diciva, ci aviva criduto. E ora, maturo, sperto, omo di ciriveddro e d’intuito, aviva nuovamente criduto come un picciliddro a dù fimmine…; che gli avivano contato che la luna era fatta di carta»

dal romanzo “La luna di carta”

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adieu Abbè Pierre!

scritto da il 22 gennaio 2007

Ero piccolo quando ho letto la prima volta la tua storia. Era un fumetto del MeRa e il titolo la diceva lunga: “Dalla parte dei poveri”. C’era Madre Teresa, Raoul Follereau e c’eri tu.Eri il mio preferito, con quel basco da rivoluzionario, energico, deciso e avverso a ogni ingiustizia! Eri un eroe, che non si fermava alla pietà davanti alle ingiustizie ma ci lottavi, cercavi di vincerle! Te ne sei andato stanotte, entrando veramente nel Paradiso degli eroi e mi mancherai. Mi mancherà la tua figura di Uomo di chiesa, attento prima di tutto agli altri uomini!

Adieu Abbè Pierre!

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Si è spento, venerdì 1° dicembre, padre Ruggero Cipolla. Un uomo piccolo ed esile ma di grande cuore e di nervi saldi.

Padre Ruggero era un «frate francescano minore», con un saio enorme, lungo, che toccava terra. Sotto la tonaca batteva un cuore capace di portare il mondo che stava oltre le sbarre. Dentro ci stava di tutto, lettere dei familiari, ricordini, a volte anche soldi e generi alimentari. Era generoso e incapace di chiudere le porte dell’anima dove quelle di ferro erano già ben sprangate. Poteva essere diversamente per chi aveva accompagnato i carcerati alla pena di morte?

1944: «Mi chiamò il cardinale – raccontava -. I nazisti stavano per arrestare il cappellano. “Ora tocca a voi del convento di San Francesco, siete a due passi dalle Nuoveâ€??. Avevo 33 anni, mi trovai davanti i condannati a morte. La prima volta non sapevo che fare, avevo un crocifisso, lo diedi a quel povero uomo, lo bagnò del suo sangue». Padre Ruggero raccolse quel crocifisso e non lo smise più. 72 benedizioni per «i mei condannati a morte», 72 volti che Fra Cipolla ha descritto in un libro nel 1998.

Ha trovato parole di conforto per tutti. Ladri. Truffatori. Assassini, come Puleo, La Barbera e D’Ignoti che il 4 marzo 1947 furono gli ultimi condannati a morte in Italia dopo una strage di contadini a Villarbasse. Ma anche gli antifascisti e i partigiani rinchiusi alle Nuove, spesso in transito per i campi di concentramento o il plotone d’esecuzione. Il generale Perotti, Eusebio Giambone, Paolo Braccini e gli altri componenti della direzione militare della Resistenza torinese fucilati al Martinetto il 5 aprile del ’44 dopo un finto processo. Il crocifisso di padre Ruggero conobbe anche i terroristi. Rossi, neri: «Per me sono solo uomini». Parlò a lungo con Curcio, dialogò tanto con Edgardo Sogno. Nel ‘68, incrociò un giovane delle rivolte studentesche… Adriano Sofri: « “Tu leader di Lotta Continua, io piuttosto.. che sono trent’anni che lottoâ€??, gli dissi allungandogli una bottiglietta di cognac, nascosta nel saio, e le pagine di Camminare insieme, la pastorale di cardinal Pellegrino».

Nel suo cuore e nel suo apostolato, padre Cipolla non ha mai fatto distinzioni tra chi soffriva in carcere, ma ha sempre serbato un ricordo particolare per chi pagava il prezzo della lotta per la libertà di tutti. Torino, che lo aveva voluto tra i suoi cittadini onorari, ha perso una delle sue figure più belle e ricche di umanità. Non lo dimenticherà.

fonti: CittAgora e La Stampa

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