DICO…e chiudo!

scritto da il 10 febbraio 2007

L’ho scritto nel titolo del post di Monsignor Bettazzi, il nome che hanno scelto fa schifo. E’ un invito a farsi prendere per i fondelli. E forse c’è anche qualcosa nei contenuti che potrebbe essere migliorato. Però…

Negli ultimi anni si è sempre più sentito parlare di “pari opportunità”: convegni, sensibilizzazioni, consiglieri, uffici, sentenze… Eppure la mia sensazione è che pari opportunità lo si possa tradurre con: “guerra tra poveri” e/o ” graduale e inesorabile abbassamento dei diritti minimi dei più, fino ad arrivare alla stessa opportunità per tutti. Cioè zero!”. Si, nonostante si faccia un gran parlare, in Italia si sono andati sempre più perdendo i diritti minimi dell’individuo.

Questa legge mi sembra che riporti in primo piano il soggetto, protagonista insieme ad un altro nel prendere alcune decisioni. Non mi pare che si parli o si cerchi un paragone con le famiglie.

Avrei voluto svolgere una piccola inchiesta: quanti parlamentari dell’opposizione, che in queste ore si ergono a paladini della “sacra famiglia”, vivono in pieno questa situazione? Non so perchè, ma mi aspetto di trovare un elevato numero di “irregolari”. O forse, essendo parecchi di voi avvocato (gli unici e sempre vincitori nei divorzi) avete paura che la gente non si sposi più (=primo passo verso la separazione)?! Non preoccupatevi, questa legge non intaccherà la famiglia.

Non saranno i DICO a sostituire i matrimoni, d’amore o d’interesse, e penso neanche le convivenze dei ventenni, che si prova per un po’ ma evitiamo qualunque ufficialità. E non soddisferanno neanche le coppie omosessuali, perciò nessun snaturamento della naturale unione uomo-donna. Non finiranno i ricchi e proficui (anche per i monasteri) matrimoni di facciata. E non finiranno le storie di vita di una coppia sotto gli occhi del buon Dio.

Lasciatemi finire con una provocazione: chissà che non vedremo un DICO tra qualche buon vecchio (ricco) parroco di campagna e la sua perpetua. Così che, al momento della dipartita del reverendo e il conseguente bracconaggio dei nipoti di città (scusate gli stereotipi!), la poveretta non si trovi senza neanche un tetto sotto cui stare…

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“Dico” ancora…

scritto da il 10 febbraio 2007

Di seguito trovate cosa sono operativamente i terribili DICO. Il testo l’ho preso da un approfondimento Ansa (a cui sono arrivato dal Blog di Diego, grazie! 😉 ).

Ps: qualche passaggio, ad esempio quello ‘anti-badante’, mi pare un po’ ingenuotto. Già mi vedo la badante del povero incapace, inviarsi la raccomandata a nome del vecchietto e controfirmare la ricevuta di ritorno…

COSA SONO I DICO : IL DDL – Nessuna cerimonia, formalità ridotte all’osso, solo una dichiarazione all’anagrafe da fare insieme o da comunicare tassativamente al partner assente con lettera raccomandata: basterà per avere diritto all’eredità e agli alimenti, a subentrare nell’affitto di casa e a prendere decisioni in tema di salute e donazione di organi. Queste le novità principali contenute nel disegno di legge del governo sulle coppie di fatto, “Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi”, che il Consiglio dei ministri ha approvato (il testo definitivo ci sarà solo domani, dopo le ultime limature dei tecnici). Niente Pacs, insomma, arrivano i ‘DICO’.

CONVIVENTI. La definizione scelta dal governo per individuare i conviventi è semplice: “Due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarietà materiale e morale”, si legge all’articolo 1 del testo. Queste due persone non devono essere legate però da “vincoli di matrimonio, parentela o affinità in linea retta, adozione, affiliazione, tutela, curatela o amministrazione di sostegno”. Perché venga riconosciuta la convivenza basta che entrambi i partner la dichiarino all’anagrafe. O da soli o insieme, ma in due diversi atti “contestuali”. Se un convivente va da solo a fare la registrazione dovrà però informare il partner assente con lettera raccomandata con ricevuta di ritorno. Una norma che é già stata battezzata ‘anti-badante’, perché evita che un ignaro vecchietto diventi a sua insaputa il ‘compagno’ della propria governante.

NESSUNA CONDANNA – Due sole esclusioni impediscono il riconoscimento della convivenza: non si deve essere stati condannati per aver ucciso o per aver tentato di uccidere il coniuge o il partner della propria attuale ‘meta”. E non ci deve essere alcun legame contrattuale o lavorativo che obblighi a vivere insieme.

CARCERE PER CHI ‘BARA’ – Chi dichiara il falso è punito con la reclusione da uno a tre anni di carcere e con la multa da 3.000 a 10.000 euro. In più la falsa dichiarazione di convivenza comporta la nullità di tutti gli atti.

UNITI ANCHE NELLA MALATTIA – Toccherà alle strutture ospedaliere stabilire le regole per le visite del convivente al partner malato. Un ‘compagno’, previa designazione scritta e autografata, potrà anche decidere in materia di salute nel caso in cui la propria ‘meta” sia incapace di intendere e di volere. In caso di morte potrà stabilire come celebrare il funerale e se donare o meno gli organi. Nel caso in cui sia impossibile scrivere l’autorizzazione basterà una comunicazione a voce ma in presenza di tre testimoni.

CASA E AFFITTO – I conviventi entreranno nelle graduatorie per l’assegnazione di case popolari. E, in caso di morte, si potrà subentrare nell’affitto, se però si è vissuto insieme per almeno 3 anni o vi siano figli in comune. Ma questa norma potrà essere applicata anche nei casi di ‘separazione’.

LAVORO, PARTECIPAZIONE AGLI UTILI E PENSIONE – Anche i conviventi potranno chiedere il trasferimento nel comune di residenza del proprio partner ma perché questo possa avvenire devono esserci alle spalle almeno tre anni di vita in comune. Le modalità comunque sono rinviate alla legge e ai contratti collettivi in materia. Se i due partner lavorano nella stessa impresa e la titolarità di questa è di uno dei due, l’altro potrà chiedere il riconoscimento della partecipazione agli utili “in proporzione dell’apporto fornito”. Sulle pensioni, uno dei nodi del provvedimento, si è preferito invece soprassedere rinviando tutto alla riforma della previdenza. Scompare il limite dei 6 anni di convivenza inseriti in una prima bozza del disegno di legge.

EREDITA’ – Anche il convivente ha diritto all’eredità. In questo caso l’aliquota sarà del 5% se il valore netto complessivo dei beni supera i 100.000 euro. Si avrà diritto alla ‘legittima’ solo se si sarà vissuto insieme almeno 9 anni. Si potrà avere un terzo dell’eredità in presenza di un solo figlio; la quota scende a un quarto se la prole è più numerosa. Se si concorre all’eredità insieme a fratelli e sorelle, al convivente spetterà la metà dei beni. Nel caso in cui non ci siano né figli né cognati la quota salirà a 2/3 e si diventerà eredi universali in assenza di parenti entro il terzo grado.

ALIMENTI – Come i coniugi, anche ai conviventi ‘bisognosi’, si dovranno versare gli alimenti. Ma a due condizioni: che la convivenza sia stata di almeno 3 anni e che questa assistenza non duri più di quanto si sia vissuto insieme.

EFFETTI RETROATTIVI – La legge avrà effetti retroattivi. I conviventi avranno nove mesi per mettersi in regola.

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«Io credo – ha spiegato monsignor Bettazzi – che abbiano trovato una soluzione che forse scontenta tutti ma perchè cerca di accontentare tutti. C’è il riconoscimento dei diritti senza arrivare a paragonare ogni convivenza con un matrimonio. Credo che, se da una parte c’erano delle spinte ad un rigoroso riconoscimento assoluto, dall’altra c’erano però dei timori spinti all’eccesso. Io credo sia una soluzione che va incontro a delle esigenze senza creare i pericoli che si temevano per la famiglia naturale».

«Da quanto ho visto si tratta di riconoscimenti dei diritti individuali. Il fatto poi che stiano insieme…anche noi in fondo nei conventi siamo persone dello stesso sesso che vivono insieme»

Voglio puntualizzare che – ha ribadito Bettazzi-, come aveva detto il Presidente del Consiglio, che è un cattolico sincero, ama la famiglia e viaggia sempre con la moglie, e noi bolognesi lo conosciamo, si sono voluti difendere i diritti individuali senza creare dei grossi problemi di sconvolgimento di mentalità e di sensibilità».

(letto su Localport e l’Unità)

Commenti disabilitati su Dico…una cosa abbastanza ben fatta… (tranne che nel nome!)